“VLAD” L’AUTARCHICO – SE L’EUROPA PENSA DI FERMARE PUTIN CON L’EMBARGO GRADUALE SUL PETROLIO SI SBAGLIA DI GROSSO! LA RUSSIA PUÒ RESISTERE A LUNGO ANCHE SENZA I SOLDI DELL’EXPORT DI GREGGIO, GRAZIE A UN DEBITO PUBBLICO BASSO E SPESE SOCIALI RIDOTTE AL MINIMO. CERTO, I PRECEDENTI NON SONO INCORAGGIANTI PER “MAD VLAD”: DALL'UNIONE SOVIETICA AL FASCISMO, ALLA FINE I REGIMI AUTARCHICI SONO SEMPRE CAPITOLATI...

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Federico Fubini per www.corriere.it

 

vladimir putin vladimir putin

Un embargo sul petrolio russo nell’Unione europea sembrava impensabile fino a un mese fa. Fino a quando il mondo era ancora all’oscuro degli orrori di Bucha, venuti alla luce con la liberazione dei sobborghi di Kiev nel primo weekend di aprile. Da allora iniziò il ripensamento di quello che fino all’ora era parso un tabù nella lista delle sanzioni e il Corriere della Sera anticipò nella sua edizione cartacea del 4 aprile che l’Europa sarebbe partita dal petrolio per iniziare a colpire le grandi fonti di entrate di Mosca.

 

L’embargo basterà a fermare Putin?

C’erano forse metodi migliori per colpire questa fonte di entrate del Cremlino. L’Italia e gli Stati Uniti, per esempio, avevano proposto un tetto ai prezzi ai quali l’Occidente era disposto a comprare la materia prima dai colossi di Stato di Mosca.

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Di certo però un embargo da far entrare in vigore gradualmente in sei mesi è destinato ad avere un duro impatto sul bilancio russo, perché l’Occidente nel 2021 ha comprato il 70% del greggio e dei prodotti raffinati da petrolio della Russia e questa fonte di entrate probabilmente genererà quest’anno l’equivalente di 180 miliardi di dollari per Mosca: più di metà del bilancio federale. Dunque si tratta comunque di una misura efficace, oltre che giusta.

massacro di bucha massacro di bucha

 

C’è però un’altra domanda che è necessario porsi, mentre i delegati dei governi europei a Bruxelles mettono la firma sull’embargo: basterà a fermare in tempi brevi Putin e il suo esercito? La risposta immediata è negativa e si spiega con una parola entrata nel vocabolario dell’economia internazionale fra le due guerre mondiali e oggi tornata drammaticamente attuale: autarchia.

 

Cos’è l’autarchia

Vladimir Putin Vladimir Putin

Di cosa si tratta? L’autarchia è il tentativo di un governo di fare affidamento quasi solo sulle risorse interne dell’economia nazionale, per resistere all’isolamento dal resto del mondo o non dover dipendere da potenze straniere.

 

La praticò l’Unione sovietica negli anni ’20 e ’30 nel XX secolo, durante la drammatica collettivizzazione che condannò milioni di contadini ucraini alla morte per fame. Autarchia è il regime economico che praticò la Germania hitleriana, per prepararsi allo sforzo bellico.

 

E l’autarchia fu anche la sola risposta che seppe trovare l’Italia fascista, a partire dal 1934, alla crescenti sanzioni internazionali che diventarono sempre più soffocanti con l’aggressione all’Etiopia e poi dopo l’aggressione alla Francia nel 1940.

 

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Perché per la Russia l’autarchia potrebbe funzionare

Oggi l’autarchia è anche la risposta di Putin alle sanzioni occidentali. Il bilancio russo è così limitato nelle voci di assistenza ai poveri, agli anziani, nell’istruzione, nella sanità o nell’edilizia popolare, che il governo è in grado di controllare il deficit pubblico anche quando il prezzo internazionale del barile di greggio è fra i 10 e i 15 dollari.

 

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La stima è di Rolf Langhammer dell’istituto di Kiel per l’economia internazionale e lascia capire che la Russia di Putin oggi si prepara a resistere anche vendendo il suo greggio a forte sconto. Del resto il debito pubblico è basso (al 20% del prodotto lordo), è quasi tutto detenuto all’interno del Paese e il governo non ha bisogno di chiedere prestiti sui mercati internazionali.

 

La massa dei dipendenti pubblici

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L’economia sta certamente crollando quest’anno (meno 8,5%, secondo il Fondo monetario internazionale) e l’inflazione viaggia attorno al 20%. Ma è tipico dei regimi a economia autocratica per esempio il fatto che la disoccupazione sia ancora molto bassa in Russia: al 4,1% in marzo, malgrado le sanzioni occidentali fossero già scattate, perché il settore privato dei servizi nel quale agiscono molte aziende estere in Russia non è molto importante.

 

Contano di più invece per il mercato del lavoro le decine di milioni di posti pubblici o semi-pubblici mal pagati con le entrate fiscali da gas o petrolio, che mantengono le persone legate al potere politico in condizioni di dipendenza. “Uno pseudo-lavoro per uno pseudo-stipendio”, era il modo in cui si descriveva questo tipo di occupazione in epoca sovietica.

 

I fallimenti delle autarchie

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Dunque l’autocrazia si è ormai impadronita dell’economia russa e porterà forse il Cremlino a resistere sulla sua linea di aggressione per più tempo. Ma non per sempre, specie se in futuro la Russia dovesse perdere anche buona parte delle entrate da centinaia di miliardi di euro per le vendite del gas naturale. Perché l’autocrazia ha anche un’altra caratteristica: ha forse prolungato la resistenza, ma non ha mai portato nessun regime al successo sulla realtà che cerca di negare.

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