francesco milleri leonardo del vecchio ray ban luxottica

I MILLERI ANNI DELLA NOSTRA VITA – COME HA FATTO UN INFORMATICO A DIVENTARE IL BOSS DI LUXOTTICA E IL PIVOT DELLA FINANZA ITALIANA? L’INCREDIBILE ASCESA DI FRANCESCO MILLERI, AD DI DELFIN, IN LOTTA CON LA FAMIGLIA DEL VECCHIO PER L’EREDITÀ DEL PATRON, LEONARDO – FU NICOLETTA ZAMPILLO, ULTIMA MOGLIE DEL CAVALIERE DI AGORDO, A PORTARLO IN FAMIGLIA - GLI SCAZZI CON ANDREA GUERRA, LA LOTTA PER L'EREDITÀ CON MEGA BONUS DA 270 MILIONI DI EURO DI AZIONI (SALUTAME A MARTA FASCINA) E LE MOSSE SU GENERALI: COMPRARE UN ALTRO 10% DEL LEONE COSTA TANTO, CIRCA 3 MILIARDI DI EURO, E LA FAMIGLIA NON AMA MOLTO LE AVVENTURE...

Estratto dell’articolo di Stefano Cingolani per “il Foglio”

 

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

[…] in una delle famiglie più ricche d’Italia e in una delle aziende più conosciute e apprezzate, si sta compiendo l’ultimo confronto tra quelli che posseggono la proprietà e chi la mette a frutto. Loro sono i Del Vecchio, lui è Francesco Milleri il quale, dopo la morte del suo mentore Leonardo, è il capo e la guida di un colosso da 80 miliardi di euro tra il 32,2 per cento di Essilor Luxottica che da solo vale in borsa circa 26 miliardi, il 19,4 per cento della Mediobanca, il 10 per cento almeno delle Assicurazioni Generali, yacht, ville, immobili della società Convivio […].

 

Il manager gioca tre partite diverse, ma strettamente intrecciate. La prima in Francia con Essilor la società produttrice di lenti maritata con Luxottica che produce e commercializza montature con i marchi più diversi e rinomati (si pensi al mitico Ray Ban che ha protetto gli occhi del secolo americano).

 

LEONARDO DEL VECCHIO MOGLIE NICOLETTA ZAMPILLO

La seconda è puramente finanziaria, un risiko tutto italiano che coinvolge Mediobanca e Assicurazioni Generali, dove Delfin può salire ormai fino al 20 per cento. Infine il terzo power game, quello con la famiglia.

 

Gli otto eredi hanno avuto il 12,5 per cento ciascuno della Delfin, la cassaforte lussemburghese: sono i sei figli (Claudio, Marisa e Paola avuti dalla prima consorte, Luca e Clemente avuti da Sabina Grossi che non ha mai sposato, Leonardo Maria nato da Nicoletta Zampillo), più l’ultima moglie e il figlio che lei ha da un altro marito.

 

Tutti insieme si dividono il ricco portafoglio con una quota del 25 per cento riservata alla Zampillo. Le decisioni vanno prese con l’88 per cento quasi all’unanimità, ma Luca, Clemente, Paolo e il primogenito Claudio hanno accolto il testamento con beneficio d’inventario.

nicoletta zampillo leonardo maria del vecchio

 

Troppe sarebbero le tasse di successione da pagare, troppi gli immobili finiti alla signora Zampillo e troppe le azioni lasciate a Milleri (per un valore di 270 milioni di euro) nella società della quale è anche presidente e amministratore delegato, cioè Essilor Luxottica.

 

In più, lo stesso manager ha in mano le chiavi della cassaforte Delfin. “Non lascerei mai a un figlio un’azienda così grande”, aveva detto Leonardo. Alcuni dei suoi rampolli tuttavia si chiedono perché lasciarlo fuori dalla famiglia? Milleri in questo anno ha distribuito loro ben 77 milioni a testa, non bastano?

 

Per affrontare gli affari di casa Del Vecchio dobbiamo raccontare come di punto in bianco questo consulente informatico è entrato in Luxottica, si è reso indispensabile ed è salito al vertice. E’ stato proprio lo stesso patron il 15 dicembre 2017 ad appoggiare la spada sulla spalla del suo cavaliere: “Considerata la mia età, ho espressamente voluto che nel contratto sottoscritto con Essilor, sia Francesco Milleri a sostituirmi nel caso io venissi a mancare” ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera.

FRANCESCO MILLERI E LEONARDO DEL VECCHIO CON I RAY BAN STORIES - GLI OCCHIALI SMART DI LUXOTTICA E FACEBOOK

 

Ma “la grande ascesa da fornitore a capo azienda”, come l’ha definita il Sole 24 Ore, comincia con “un rapporto di buon vicinato”. E qui dobbiamo attingere a una fonte diretta: Nicoletta Zampillo, figlia di uno dei primi rappresentanti milanesi della ditta, seconda moglie di Del Vecchio divorziata e poi risposata. E’ stata proprio lei a introdurre Milleri al marito. […] “Era l’inizio del 1991, sei mesi dopo la separazione dal mio precedente marito – dichiara nel 2014 alla Repubblica – in quella casa dove abitavo è arrivato il dottor Milleri con la moglie e un figlio che aveva la stessa età del mio.

 

claudio del vecchio

Sono diventata amica della moglie e quando mi sono fidanzata con Leonardo ci siamo frequentati con i Milleri per diversi anni. Poi ci siamo separate entrambe e dal 2000 al 2009 non ho più visto Francesco Milleri che invece ha continuato a frequentare mio marito e la sua compagna di allora (Sabina Grossi madre di Luca e Clemente, che l’imprenditore non ha mai sposato, ndr.).  Milleri conosce bene anche i figli del primo matrimonio di Leonardo, cioè Claudio, Paola e Marisa. Siamo amici, ma non l’ho suggerito a mio marito, lui decide da solo[…]”.

 

Milleri conquista la massima fiducia, s’impadronisce di ogni dettaglio, conosce ogni angolo, ascolta, osserva, pensa, riporta e propone. Diventa il referente su cosa succede in assenza di Del Vecchio lo presenta all’esterno come il suo segretario. Un uomo d’azienda, ma molto più, un uomo di famiglia, quasi l’erede come Leonardo aveva sempre desiderato.

FRANCESCO MILLERI

 

Con il primogenito Claudio è entrato in rotta di collisione negli anni ‘90 e i dissapori hanno portato a una separazione di fatto: il figlio è rimasto a New York, ha acquistato la storica Brooks Brothers, l’ha rilanciata, prima di alzare bandiera bianca con l’arrivo della pandemia.

 

Gli altri erano comunque in erba. In Milleri rivede la propria voglia di emergere lui cresciuto in orfanatrofio e la dedizione che rende meno effimera l’ambizione. Nato nel 1959 a Città di Castello in Umbria, laureato in giurisprudenza a Firenze, master alla Bocconi, un passaggio alla New York University, fa il consulente aziendale nella farmaceutica e nel 1996 fonda la Milleri & associati, trasformata in Mea srl, della quale è tutt’ora proprietario.

 

ROCCO BASILICO E LEONARDO MARIA DEL VECCHIO

Sviluppa soluzioni e pacchetti applicativi, insomma vende software. E Luxottica aveva bisogno proprio di questo. Il gruppo degli occhiali guidato da Andrea Guerra nel 2007 decide di investire nella migrazione al sistema gestionale Sap. Si racconta che sia stato proprio Leonardo Del Vecchio a presentare Milleri ai vertici dell’azienda suggerendo di affidargli un mandato, è un contratto marginale, ma in ogni caso son due milioni di euro.

 

E’ l’occasione per capire come funziona il gruppo e soprattutto cosa non funziona. Applicare il software significa avere in mano la mappa del sistema e osservare tutti i dati, dai fornitori ai clienti finali. Luxottica diventa la sua casa e lì incontra anche la nuova compagna Alessandra Senici che dirige le relazioni con gli investitori.

 

HUBERT SAGNIERES E LEONARDO DEL VECCHIO

Nel 2014 Guerra e Del Vecchio sono ai ferri corti, c’è divergenza su tutto e soprattutto su chi deve avere l’ultima parola. Lo scontro al vertice si conclude con l’uscita dell’amministratore delegato e il decollo di Milleri. E’ ormai il consigliere fidato, anzi di più, l’amico che la mattina lo va a prendere a casa quando il fondatore lascia le magioni di Milano o Montecarlo per curare la sua creatura ad Agordo […], non solo da remoto sul cellulare grazie a un sistema introdotto dallo stesso manager.

Il ruolo centrale di Milleri, anche se a lungo informale, crea tensioni in azienda. Dopo l’addio di Guerra, al timone viene messo Enrico Cavatorta, ma dura appena un mese durante il quale non tocca palla perché quel che conta è in mano all’ad ombra. Del Vecchio tuttavia ritiene che non sia ancora pronto e lo lascia in stand by fino al 2016, dopo un tourbillon di dirigenti al vertice.

 

andrea guerra 4

In un anno circa Milleri diventa prima vice presidente, poi amministratore delegato. Ha scritto Il Sole 24 Ore: “Man mano che cresceva il suo ruolo anche le sue società personali diventavano sempre più centrali nella gestione dei servizi It di Luxottica”. L’ingresso nel consiglio di amministrazione e i successivi ruoli ricoperti hanno reso obbligatoria la comunicazione del valore dei contratti in quanto parte correlata.

 

Gli ultimi documenti depositati alla Sec, l’agenzia americana di controllo sulla borsa (Luxottica era quotata a Wall Street fino al 2017), danno uno spaccato a partire dal 2013. Il corrispettivo pagato alla Milleri e associati è passato da 4,4 milioni a 11,9 milioni tre anni dopo con una punta di 16,5 milioni. Considerando anche l’ultimo contratto si tratta di 97,7 milioni di euro.

 

nicoletta zampillo ai funerali di leonardo del vecchio

La Mea alla fine del 2016 aveva un attivo netto di 30 milioni, un fatturato di 20,2 milioni e un utile di 2,4 milioni. Tre anni prima la società era in perdita. La differenza si spiega anche con la girandola di fusioni con l’incorporazione di diverse società che facevano capo al manager, come IDoq, Hurema, Kevo, Exstone solo per citarne alcune.  Completano la rete la Acqua mundi e la Società di centri diagnostici.

 

[…] Il Sole 24 Ore ha fatto dunque i conti in tasca a Milleri il quale nel gennaio 2017 ha rassegnato le dimissioni dal board della Mea srl, per dedicarsi corpo e anima alla Luxottica e al nuovo grande progetto: la trasformazione in vera multinazionale grazie al matrimonio con Essilor. Intanto la posizione apicale anche nella Delfin lo proietta nel gran gioco della finanza.

 

 

leonardo del vecchio mark zuckerberg

Scrivono le cronache che Milleri è l’artefice della fusione tra Essilor e Luxottica mancata dai suoi predecessori. […] L’industria mondiale degli occhiali vale oltre 120 miliardi di euro ed è dominata da Essilor Luxottica inseguita dalla Zeiss. I margini di guadagno sono davvero enormi. Il costo di produzione s’aggira a poche decine di euro (perfino per le lenti e le montature migliori), ma la gente è pronta a spendere dieci, venti volte di più. Un potenziale immenso, dunque, ma anche fluido nel quale s’innesta ormai l’alta tecnologia.

 

FRANCESCO MILLERI

[…] Bisogna concentrarsi su un core business in rapida evoluzione e lasciar perdere le fluide sorti dell’alta finanza? E’ questo dilemma a fomentare le divisioni. Comprare un altro 10 per cento di Generali costa molto, circa tre miliardi di euro, la famiglia non ama avventure e invita a tenere i piedi per terra, o meglio le mani sulle stanghette.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Entriamo così nell’ultimo grande risiko nella “galassia del nord”. Molto è stato scritto, ma finora sono solo scenari come il ribaltone al vertice della Mediobanca con il sostegno parallelo di Francesco Caltagirone per rimettere poi in discussione il vertice delle Generali e trasformare in vittoria la sconfitta dello scorso anno.

 

La Delfin è azionista anche dello Ieo, l’istituto dei tumori fondato da Umberto Veronesi insieme a Enrico Cuccia ed è qui che si consuma un conflitto con Mediobanca o meglio con l’amministratore delegato Alberto Nagel che rifiuta l’aumento di capitale proposto da Del Vecchio perché avrebbe significato un vero e proprio takeover.

Le tensioni si sono attenuate, Milleri ha apprezzato i dividendi della banca e il lavoro di Nagel, ma la ruggine non scompare rapidamente. Il manager può contare sull’avvocato Sergio Erede o su uomini di grande esperienza come Vittorio Grilli che rappresenta ancora la JP Morgan anche se sta per andare in pensione.

 

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Il nuovo re degli occhiali sarà in grado di spezzare il cordone ombelicale tra la compagnia e la banca che trae dai ruggiti del Leone buona parte della sua fortuna: i dividendi delle Generali ammontano a quasi la metà del miliardo di utili di Mediobanca? Oppure potrebbe diventare il portatore di un nuovo equilibrio con maggior spazio per gli azionisti di riferimento (come la stessa Delfin, Caltagirone, Benetton) rispetto agli “anonimi fondi”, ma senza rimettere in discussione quel balance of power che è una virtù liberale in economia come in politica. Per capirlo ci sono pochi mesi, da oggi al 28 ottobre quando i soci di Mediobanca si riuniranno in assemblea.

claudio del vecchiofrancesco gaetano caltagirone claudio del vecchio 1claudio del vecchio con jeff bezos leonardo maria del vecchio alessia tedeschimatrimonio leonardo maria del vecchio e anna castellini baldissera 5claudio del vecchio brooks brothers

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”