mario draghi alitalia

LA MOSSA DI DRAGHI SU ALITALIA - IL PREMIER VUOLE DISINNESCARE A TUTTI I COSTI LA BOMBA DEL POSSIBILE FALLIMENTO A CAUSA DELLA DECISIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SUGLI AIUTI DI STATO. COME FARE? È DECISIVO IL FATTORE TEMPO: SERVE FAR PARTIRE LA NUOVA COMPAGNIA, “ITA”, NEI TEMPI PREVISTI, CIOÈ IL 15 OTTOBRE. LA VECCHIA ALITALIA NON HA PIÙ RISORSE, MA SMETTENDO DI OPERARE NON SARÀ PIÙ ATTIVA, QUINDI DA BRUXELLES NON AVRANNO PIÙ RAGIONI PER IMPORRE LA RESTITUZIONE DEL PRESTITO…

Estratto dell’articolo di Alberto Gentili e Umberto Mancini per “il Messaggero”

 

MARIO DRAGHI AL TELEFONO

(…) Ieri mattina il Consiglio dei ministri ha affrontato di petto e in modo collegiale il caso (Alitalia). Per cancellare lo spettro del fallimento e adottare le misure necessarie, in parte già discusse in una precedente riunione, per far partire Ita nei tempi previsti, cioè il 15 ottobre.

 

Le differenze

Proprio la riconosciuta e totale discontinuità della newco rispetto ad Alitalia è il punto chiave da cui partire. Perché comporta - e Bruxelles lo ha scritto nero su bianco - che Ita non erediterà i debiti della vecchia azienda. Ovvero i 900 milioni definiti aiuti di Stato che affosserebbero sul nascere la nuova compagnia.

MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI

 

Il fattore tempo è ovviamente decisivo. Alitalia, che chiuderà i battenti, il 14 ottobre, non ha infatti più risorse a disposizione. Smettendo di operare non sarà quindi più attiva e la Commissione europea non avrà più ragioni per imporre la restituzione del prestito, poiché non c'è più il rischio di distorsione della concorrenza.

 

Cruciale per l'esecutivo far rispettare la road map messa a punto, allo scopo di sminare il fallimento di Alitalia e le deflagranti conseguenze negative. Da qui le soluzioni discusse in Cdm che prevedono, come risulta al Messaggero, una forte accelerazione della procedura di vendita dei rami aziendali di Alitalia a Ita e l'adozione di un nuovo piano di lavoro.

ALITALIA ITA

 

Misure che hanno fatto scattare, tra l'altro, l'iniezione di liquidità da 700 milioni che deve far decollare la nuova compagnia. Ritardi non sono ammessi, anche perché la strada tracciata non sopporterebbe scorciatoie di sorta.

 

Sta ora ai commissari straordinari correre, bandendo al più presto la gara per il brand tricolore e chiudendo in maniera definitiva quella per il ramo aviation, ovvero 2.800 tra piloti e assistenti di voli e 52 aerei.

 

IL SITO DI ITA

Nel governo ci si interroga anche sulla mossa di Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza che ha fatto trapelare l'imminente stangata su Alitalia e quindi sul governo italiano.

 

«Probabilmente la commissaria ha l'esigenza di confermarsi donna di ferro e di fare la faccia cattiva, il cane da guardia, come ha fatto in passato», dice una fonte che segue il dossier, «ma questa volta la richiesta ad Alitalia di restituire i 900 milioni - al momento tornata nel cassetto - sembra anche una mossa per prevenire le accuse degli altri Paesi e delle altre compagnie aeree di aver fatto un favore all'Italia, avendo dato il via libera a Ita. Insomma, la commissaria sembra aver voluto coprirsi le spalle: da una parte dice sì a Ita e, per bilanciare, sgancia la bomba su Alitalia». In ogni caso, secondo più di un ministro, la mossa della commissaria europea alla Concorrenza, non avrà nessun effetto.

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

 

Si sta chiedendo - come accennato - di restituire 900 milioni di aiuti di Stato a una compagnia che dal 15 ottobre non ci sarà più. Ed è come pretendere il pagamento di una multa a una persona defunta. Insomma, nessuno restituirà nulla e la decisione della Vestager, se confermata nei prossimi giorni, non avrà alcuna ricaduta pratica, tanto più che non essendoci più Alitalia non c'è più un temibile avversario sul mercato. E dunque non ci sono più neppure gli eventuali e presunti effetti distorsivi per la concorrenza nel settore aereo in Europa.

 

La mossa

L'equipaggio del volo ITA per certificazione ENAC

Da qui il sospetto che la mossa della commissaria europea dia stata «solo di facciata, per mantenere l'immagine e il ruolo di donna di ferro». Sempre che, come invece sostiene qualcuno, abbia cognizione delle conseguenze pratiche della sua decisione: c'è infatti chi sostiene che ignorasse l'ipotesi del fallimento potenziale. Un'ipotesi più inquietante, meglio dunque pensare che si sia trattato dell'ennesimo gesto di forza a beneficio delle grandi compagnie europee.

 

ITA ALITALIA - NUOVO MARCHIOITA - ITALIA TRASPORTO AEREO personale alitalia

Ultimi Dagoreport

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - OGGI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE…

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?