PERDIAMO IL PIL MA NON IL VIZIO - TANTO PER CAMBIARE, BRUXELLES HA TAGLIATO LE PREVISIONI ECONOMICHE DEL CONTINENTE, ITALIA COMPRESA: PER IL 2022 L’EUROPA SCENDE DAL 4% ATTESO TRE MESI FA AL 2,7% DI OGGI, MENTRE IL NOSTRO PAESE VIENE RIDIMENSIONATO DELL’1,5% - TUTTA COLPA DELL’IMPATTO DELLA GUERRA IN UCRAINA: A RADDOPPIARE INVECE È L’INFLAZIONE CHE, TRAINATA DAI PREZZI DELL'ENERGIA, VOLA AL 6,1% CONTRO IL PRECEDENTE 3,5%...

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Gabriele Rosana per “Il Messaggero

 

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L'impatto della guerra frena la crescita delle economie del continente, Italia compresa, e l'Europa si prepara a un nuovo rinvio della riattivazione del Patto di stabilità. Le previsioni economiche di primavera, che la Commissione europea presenterà domani a Bruxelles, certificheranno - secondo le attese - un forte tonfo delle stime del Pil nell'Eurozona per il 2022, dal 4% atteso tre mesi fa al 2,7% di oggi. Le prospettive 2023 scendono invece al 2,3%, -0,4% rispetto al dato di febbraio.

 

LE ANTICIPAZIONI

Il Prodotto interno lordo italiano di quest'anno, secondo le anticipazioni, perderebbe circa un punto e mezzo rispetto al +4,1% prospettato tre mesi fa, attestandosi quindi in linea con la media della zona euro.

 

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Quasi raddoppiata invece l'inflazione per il blocco, che, trainata dai prezzi dell'energia, vola al 6,1% contro il precedente 3,5%, ben al di sopra del valore simmetrico del 2% presidiato dalla Bce, dalla quale si attende un aumento dei tassi d'interesse entro luglio.

 

A incidere sulla forte battuta d'arresto della crescita e sulla fiammata dei prezzi al consumo sono gli effetti della guerra e delle sanzioni imposte alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina - si legge nella bozza del documento predisposto da Bruxelles e citato da Bloomberg - che insieme «hanno oscurato le prospettive per l'economia globale».

 

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Il taglio che sarà annunciato domattina è generalizzato: ci si aspetta, infatti, per tutta l'Ue un crollo drastico rispetto agli ultimi dati, resi noti a febbraio due settimane prima dell'inizio dell'invasione russa in Ucraina, quando i numeri fotografano un lieve rallentamento per la crescita nel blocco che si attestava comunque a un +4%, in calo dello 0,3% rispetto alle stime di fine 2021.

 

«Quei numeri oggi non sono più realistici», aveva commentato già a metà marzo il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, prevedendo che sulla crescita si abbatteranno «i prezzi delle materie prime significativamente più elevati, in particolare di gas e petrolio, ma anche del grano», oltre che le «maggiori interruzioni delle catene dell'approvvigionamento, la rottura di rapporti commerciali e una crescente incertezza che incide sulla fiducia dei settori economici e finanziari».

 

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I RISCHI

Tra i Ventisette, a inizio anno l'economia italiana era tra quelle che tendevano a tornare ai livelli pre-pandemia con più velocità, anche grazie all'impatto degli investimenti del Pnrr. Allora, i rischi sembravano bilanciati e «i fondamentali della fase espansiva solidi».

 

Affermazioni che Bruxelles dovrà rivedere domani, e aggiornare alla luce dell'effetto della guerra che ha messo in pausa l'atteso rimbalzo dell'economia del blocco. «Tutte le opzioni sono sul tavolo», avevano garantito nelle ultime riunioni di Eurogruppo e Ecofin i vertici Ue, facendosi scudo dietro le incertezze del momento, ma non escludendo un nuovo prolungamento della clausola di salvaguardia che mette in pausa le regole del Patto anche nel 2023. Decisione da prendersi alla luce delle previsioni economiche di primavera che domani confermeranno i timori delle ultime settimane e il costante pressing su Bruxelles per estendere oltre la data limite del 1° gennaio 2023 lo stop al Patto.

 

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La decisione è stata preparata a piccoli passi: a marzo era stato infatti disposto di congelare anche il prossimo anno la regola che impone il rientro di un ventesimo della porzione di debito/Pil eccedente il 60%. Un nuovo rinvio del ritorno dell'applicazione della disciplina Ue sui conti pubblici avrebbe poi una diretta influenza sul dibattito in corso, che procede a rilento, per modernizzare le regole sui conti pubblici e i parametri su deficit e debito.

 

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