carlos tavares stellantis john elkann emmanuela macron luca de meo

POLVERE DI STELLANTIS – IL CEO TAVARES DEVE AFFRONTARE UNA SERIE DI GRANE, DAI PESSIMI RISULTATI DI VENDITA NEGLI USA ALLA PRODUZIONE IN ITALIA CHE CROLLA, FINO AI RAPPORTI AI MINIMI TERMINI COL GOVERNO MELONI. NEL FRATTEMPO IL CDA DEL GRUPPO HA INIZIATO LA RICERCA DEL SUCCESSORE. E RICICCIANO, COME DAGO DIXIT, LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA STELLANTIS E RENAULT – È MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE - ANCHE JOHN ELKANN NON SAREBBE CONTRARIO A QUESTA SOLUZIONE: NEL CASO, A CAPO DEL NUOVO GRUPPO POTREBBE ANDARE LUCA DE MEO - DAGOREPORT

Articoli correlati

DAGOREPORT - RICICCIA LA FUSIONE RENAULT-STELLANTIS, MA QUESTA VOLTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA ...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bianca Carretto per “L’Economia – Corriere della Sera” - Estratti

 

CARLOS TAVARES

(…)  L’esperienza di Tavares in Stellantis si è rivelata diversa dalle aspettative tanto che rischia di fare ombra alla sua lunga carriera nell’industria dell’auto. Nel 2014 Tavares si ritrovò alla testa di Psa, dopo un difficile addio a Renault, dove era arrivato nel 1981, per poi seguire il suo mentore – diventato poi rivale – Carlos Ghosn, che nel 2004 lo portò in Giappone a occuparsi di Nissan. Considerato austero, preciso, puntiglioso, esigente, autoritario, ma anche fragile e solitario, in Psa Tavares si trovò a essere il numero uno, e portò una visione intercontinentale.

 

All’epoca il gruppo ragionava su un rilancio, dopo che la famiglia Peugeot e il gruppo cinese Dongfeng avevano raggiunto un accordo sulle modalità dell’aumento di capitale, attraverso il quale anche lo Stato francese entrò in Psa. I due costruttori, legati in Cina dagli anni ‘90, sarebbero stati finalmente in grado di esplorare altri mercati, in Asia, e creare, insieme, una piattaforma per veicoli a basso costo.

 

CARLOS TAVARES JOHN ELKANN

(…)  Tavares riuscì nel miracolo di rilanciarla, pur a marce forzate, sempre con uno stile manageriale rigoroso ed esigente nei confronti dei collaboratori. A quel tempo si definiva «uno psicopatico della performance», orgoglioso di aver smentito lo scetticismo sul suo piano strategico.

 

Il paradigma Opel

Allora, come oggi, Tavares era convinto che il settore automobilistico avrebbe conosciuto un’evoluzione, con i costruttori più deboli destinati a scomparire o a diventare prede come Opel, il brand offerto proprio alla Psa di Tavares su un piatto d’argento da Mary Barra, capo di General Motors, che voleva liberarsene il più velocemente possibile dopo vent’anni di risultati negativi. Tavares riuscì a posizionare nuovamente il marchio.

 

POMIGLIANO D ARCO - STABILIMENTO STELLANTIS- PANDA

Questo momento magico del manager portò anche John Elkann a vedere in lui un possibile successore di Sergio Marchionne, benché le personalità dei due dirigenti fossero molto distanti. Da qui nacque un’intesa tra le famiglie Peugeot e Agnelli e Tavares capì che forse era arrivato il momento giusto per un’aggregazione. A Psa non bastava l’Europa mentre gli Agnelli cercavano un partner industriale per Fiat Chrysler. Nacque così Stellantis, un collage di marchi, culture e tecnologie diverse, che spaziavano tra Francia, Italia e Detroit. La creazione di Stellantis segnò anche l’ingresso di Tavares nel gotha dei ceo dei colossi dell’auto, in linea con le sue ambizioni personali.

 

Ma anche a un manager esperto può capitare di uscire di strada. Convinto che il mercato americano generasse valore, vi si è buttato a capofitto, salvo poi constatare l’accumulo di auto invendute nei parcheggi delle fabbriche e dei concessionari. Nel frattempo, da circa due anni, marchi come Jeep, Ram,Chrysler e Dodge avevano ceduto quote ai concorrenti.

 

john elkann - stellantis

Con l’offensiva negli Stati Uniti, Tavares probabilmente pensava di riuscire a mantenere un margine operativo a due cifre per il gruppo, benché i risultati del 2022/2023 dessero altri segnali, con gli analisti che ormai puntavano solo al 9,8% di ebitda.Il manager portoghese è stato anche accusato di aver tagliato troppo i costi, rallentando lo sviluppo di nuovi prodotti, con una gamma che ormai presentava diversi vuoti. Le Jeep Cherokee e Compass non sono state sostituite, si sono ridotti i modelli di grandi volumi. Non è mancato anche il biasimo del capo del sindacato Usa, Shawn Fain, che ha criticato la gestione di Tavares, minacciando un nuovo sciopero in caso di violazione della promessa di riaprire la fabbrica di Belvidere, nell’Illinois.

 

CARLOS TAVARES JOHN ELKANN

Tavares ha chiesto pazienza, qualità che gli è sconosciuta. Diversi segnali indicano che ha premuto troppo sull’acceleratore. I concessionari francesi gli hanno chiesto di abbassare i prezzi, ma solo a crisi conclamata Tavares ha accettato di riposizionare i vari marchi. Il suo approccio al prodotto viene considerato da alcuni osservatori troppo ingegneristico, orientato a privilegiare le questioni dei costi e delle sinergie alle esigenze del marketing e del mercato. Per risollevare i risultati di Stellantis e riconquistare la fiducia dei consumatori, Tavares ha messo sotto pressione i dirigenti; al mancato raggiungimento degli obiettivi potrebbero seguire riorganizzazioni dell’organico e licenziamenti.

 

LUCA DE MEO EMMANUEL MACRON

La fusione con Fiat Chrysler non si sta insomma traducendo nel salto sperato, mentre il rilancio di Jeep stenta. Anche i rapporti con il governo italiano si sono deteriorati e il progetto di costruire una gigafactory a Termoli, nel sud Italia, è arenato. Inoltre Tavares è accusato di svantaggiare l’Italia nelle scelte industriali , a vantaggio di altri Paesi come la Serbia, la Polonia o il Marocco.

 

Il clima intorno a Tavares si sta così surriscaldando. Gli azionisti hanno messo sotto la lente anche il suo salario che, se nel 2021 era stato di 19,2 milioni di euro, è salito l’anno scorso a 36,5 milioni di euro. Una remunerazione considerata eccessiva da diversi suoi oppositori, tanto che nell’ultima assemblea dei soci di Stellantis in molti hanno votato contro questa proposta.

 

La successione

accordo Stellantis Leapmotor - carolos tavares Zhu Jiangming

Non stupisce allora che il consiglio di amministrazione di Stellantis, presieduto da John Elkann, abbia deciso di avviare la ricerca di successore. Senza Tavares, molto potrebbe succedere, a partire dal coinvolgimento nella partita di Renault. Il governo francese detiene quote sia in Stellantis che nella casa della Losanga, per cui non si può escludere che avvenga una fusione tra le due case.

 

Ne nascerebbe un gruppo europeo forte che potrebbe ostacolare l’offensiva cinese sull’auto in Europa. Nel caso, a capo del nuovo colosso potrebbe andare un italiano, Luca de Meo, che oggi ricopre il ruolo di ceo di Renault e di presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei di auto. A quel punto anche l’industria dell’auto italiana potrebbe sperare di ripartire.

luca de meosalone dell auto di ginevra - stellantiscarlos tavares john elkann

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…