QUI TRIDICO E QUI LO NEGO - UN MILIONE DI LAVORATORI ANCORA ASPETTA LA CASSA INTEGRAZIONE DI MARZO E APRILE, TRIDICO LA PROMETTE ENTRO VENDERDÌ. POI PERÒ AVVERTE: ''STIAMO SOVVENZIONANDO ANCHE AZIENDE CHE POTREBBERO RIPARTIRE, MAGARI AL 50%, E GRAZIE AGLI AIUTI DI STATO PREFERISCONO NON FARLO. PER PIGRIZIA, PER OPPORTUNISMO, MAGARI SPERANDO CHE PASSI LA PIENA E IL MERCATO RIPARTA COME PRIMA. BASTA SCRIVERE COVID E NOI PAGHIAMO, SENZA CONTROLLI, BUROCRAZIA, SINDACATI. TROPPE ZONE GRIGIE''

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1. TRIDICO (INPS), ENTRO IL 12 GIUGNO CIG PER TUTTI

 (ANSA) - "Entro venerdì 12 giugno pagheremo tutte le 419mila domande di cassa integrazione giacenti". Lo annuncia il presidente dell'Inps Pasquale Tridico in un'intervista a Repubblica, in cui fa presente come si stia "notando un fortissimo calo delle richieste di Cig" con una stima di "un meno 50%. Un dato che mi dice che il Paese è ripartito. Finalmente".

 

PASQUALE TRIDICO PASQUALE TRIDICO

A proposito dello scarto, di circa 800mila persone, tra domanda potenziale e richieste effettivamente presentate, commenta: "L'unica cosa che conta è il numero dei modelli SR41 che ci arrivano: sulla base di quei moduli io posso finalmente emettere l'ordine di pagamento. All'Inps ci sono lavoratori straordinari che si stanno facendo in quattro per dare una risposta a tutti. Come quelli della Sanità hanno garantito la protezione dal virus, noi abbiamo garantito la protezione sociale; l'Italia deve essere orgogliosa di loro.

 

Anche perché la Cig, al 90%, è stata pagata. Certo, ci sono stati ritardi, il modello della Cig è molto complicato. Ma è uno strumento pensato per tempi normali, qua ci siamo trovati di fronte a un'apocalisse. Abbiamo avuto un infarto ma l'Italia è ancora in piedi. E dobbiamo dire grazie al nostro Stato sociale se il Paese, nonostante tutto, è rimasto coeso. Dobbiamo dire grazie alla Cig, ai bonus, al Reddito di cittadinanza".

 

Gualtieri Conte Gualtieri Conte

Per esempio, avverte, "stiamo sovvenzionando con la Cig anche aziende che potrebbero ripartire, magari al 50%, e grazie agli aiuti di Stato preferiscono non farlo. Per pigrizia, per opportunismo, magari sperando che passi la piena e il mercato riparta come prima. In alcuni settori ci possono anche essere imprenditori che non affrontano le difficoltà della riapertura 'tanto c'è lo Stato' che paga l'80% della busta paga. Adesso basta scrivere Covid e noi paghiamo, senza controlli, senza burocrazia, senza sindacati; dal mio punto di osservazione, vedo un Paese con molte zone grigie. C'è ancora tanto lavoro in nero, c'è moltissimo lavoro in 'grigio'".

 

"L'estensione della Cig e lo sblocco dei licenziamenti vanno allineati - conclude - se intervengono i fondi Sure dell'Ue sarà un passo avanti enorme che consentirà al governo di aumentare la copertura degli ammortizzatori fino alla fine dell'anno".

 

 

2. E I LAVORATORI ANCORA IN ATTESA SUPERANO IL MILIONE

Valentina Conte per ''la Repubblica''

 

cassa integrazione cassa integrazione

I lavoratori ancora senza cassa integrazione di marzo e aprile sono ancora tanti. Ma quanti? Quasi un milione e mezzo. Vediamo perché i numeri sembrano lievitare. E perché c'è così poca trasparenza in questa materia. L'Inps sul suo sito scrive quasi 420 mila (419.670). Sottraendo dai beneficiari potenziali quelli già pagati da Inps o dalle imprese (8,4 milioni meno 7,6 milioni) si ottiene quasi 830 mila (829.802). Ma - come spiegato ieri da Repubblica e come si legge sul sito Inps - non tutte le imprese dove lavorano questi 830 mila avrebbero (ancora) presentato l'SR41.

 

 E dunque l'SR41 - il documento che contiene i dati dei lavoratori effettivamente messi in cassa dalle imprese (non quelli solo ipotizzati al momento della domanda) corredati dalle coordinate bancarie di ciascuno per l'accredito delle somme sul conto corrente - è la chiave. Dice l'Inps: solo di 420 mila lavoratori conosciamo l'SR41, le altre imprese non ce l'hanno mandato. Andiamo allora a guardare i dati che si riferiscono solo agli SR41 spediti a Inps dai datori di lavoro.

 

Non sono dati "potenziali" (la cassa "prenotata") ma reali con nomi, cognomi, codici fiscali, Iban, ore lavorate: lavoratori fermi perché le loro aziende hanno chiuso in tutto o in parte per settimane. Se dunque ci concentriamo solo sugli SR41, si scopre che Inps - sul suo sito aggiornato al 4 giugno - non ha indicato un numero essenziale per capire come stanno le cose.

 

PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO

Sappiamo cioè quanti lavoratori con SR41 sono stati già pagati dall'Istituto: 3.249.249. Ma non sappiamo a quanto ammontano i lavoratori da pagare in totale. Come si fa a capire quanti stanno ancora aspettando i soldi senza sapere qual è la platea totale a cui devono arrivare le risorse? Inps non lo mette sul sito. Ma un documento interno, datato sempre 4 giugno, lo rivela: sono 4.798.609. Sottraendo i due dati (arrotondando: 4,8 milioni meno 3,3 milioni già pagati) si ottiene quanti sarebbero davvero i lavoratori dipendenti che - come dimostrano le storie che pubblichiamo in queste pagine - aspettano le risorse da settimane o mesi: 1.439.520.

 

Quasi un milione e mezzo di famiglie: ben più delle 420 mila indicate da Inps. Come pure raccontato ieri, in questo milione e mezzo di lavoratori ancora da pagare potrebbero esserci doppioni: nominativi che si ripetono. E questo perché un'impresa può anche mandare più di un SR41 con i nomi degli stessi lavoratori. E ogni SR41 può contenere un numero imprecisato di dipendenti: da 1 a centinaia. Il dato andrebbe asciugato dai doppioni, ma Inps non lo fa.

 

E sceglie di mettere i dati "lordi" sul sito: sia le domande SR41 (1,3 milioni arrivate e 1,165 milioni pagate), sia i lavoratori pagati (3,249 milioni). Dimentica di pubblicarne uno solo: quello del totale dei lavoratori di cui conosce l'Iban. Volendo fare delle ipotesi per "depurare" il dato dai doppioni, il numero dei lavoratori ancora in attesa dei soldi relativi a marzo e aprile si aggira attorno al milione. Tantissimi. Fosse anche uno solo, si dovrebbe accelerare.

 

 

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