alberto fernandez cristina kirchner

L’ARGENTINA È SULL’ORLO DEL NONO DEFAULT DELLA SUA STORIA - NO DEI CREDITORI ALLA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO ESTERO DA 66,2 MILIARDI DI DOLLARI - IL GOVERNO DEL PRESIDENTE FERNANDEZ AVEVA CHIESTO UNA SFORBICIATA DI 41,5 MILIARDI DI INTERESSI E UNA MORATORIA DI TRE ANNI - IL PAESE HA UN DEBITO TOTALE DI 323 MILIARDI, DI QUESTI IL 40% E’ CON IL SETTORE PUBBLICO. POCO PIÙ DI UN QUARTO, CIRCA 83 MILIARDI, È IN DEBITO IN VALUTA ESTERA CON IL SETTORE PRIVATO, IL 23% È CON ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI COME IL FMI…

Vittorio Da Rold per https://it.businessinsider.com/

 

ALBERTO FERNANDEZ CON IL SUO CANE DYLAN

Un gruppo di importanti gestori patrimoniali creditori dell’Argentina ha respinto la proposta del governo peronista volta a rivedere 66,2 miliardi di dollari del suo debito di diritto estero, dicendo che avrebbe causato un ingiusto danno finanziario ai detentori di tango bond. L’Argentina ha delineato la sua proposta alla fine della scorsa settimana, che prevede un periodo di grazia di tre anni, grandi tagli ai coupon e una riduzione minore del capitale che fornirebbe alla nazione sudamericana circa 41,5 miliardi di dollari di aiuti.

 

CRISTINA KIRCHNER ALBERTO FERNANDEZ

Il nuovo governo peronista del presidente Fernandez l’aveva promesso: basta austerità per pagare le cedole sui debiti contratti nel corso degli anni dai governi passati e soprattutto dal precedente esecutivo liberista di Macrì. “C’è un consenso sul fatto che oggi l’Argentina non può pagare nulla”, aveva detto il ministro dell’Economia Martin Guzman dopo un incontro con il presidente argentino Alberto Fernandez e i governatori di tutto il paese per dare i dettagli dell’offerta di scambio del debito.

 

Il governo Fernandez aveva inizialmente previsto di lanciare l’offerta di scambio di titoli per quasi 70 miliardi di dollari nella seconda settimana di marzo in vista della chiusura del periodo di adesione alla fine di quel mese, ma il processo è stato ritardato dalle turbolenze finanziarie globali scatenate dalla pandemia del Covid-19. Guzman ha spiegato che durante questo periodo si sono tenuti colloqui con i creditori, ma ha detto che persistono divergenze di opinione sulla sostenibilità del debito argentino.

macri

 

A questo proposito, ha detto che i creditori chiedono un maggiore aggiustamento fiscale, cosa che l’Argentina non è disposta ad accettare: “Questo è qualcosa che non permetteremo. C’è un limite a quanto si può andare lontano. Questo limite è l’offerta che l’Argentina ha presentato”, ha detto il ministro. Peccato che i creditori l’abbiano rifiutata.

 

Paese all’angolo

Buenos Aires ora sta lottando per evitare un default con la recessione in crescita (-3% nel 2019, -5,7% nel 2020), l’inflazione alle stelle (55%) e gli investitori sempre più allarmati; tutti fattori che hanno spinto le obbligazioni del gigante sudamericano produttore di grano e carne in territori di sofferenza dallo scorso anno. Il paese, che ha accumulato un totale di 323 miliardi di dollari di debito alla fine del 2019, (pari secondo l’Fmi al 93% del Pil) ha elaborato un piano di ristrutturazione per i suoi debiti esteri il 16 aprile, includendo un taglio consistente alle cedole e una moratoria di tre anni sui pagamenti.

KRISTALINA GEORGIEVA

 

L’Argentina si era già mossa per ristrutturare il suo debito, congelando i pagamenti sui prestiti in dollari fino alla fine dell’anno e cercare un rinvio da importanti creditori come il Fondo monetario internazionale e il Club di Parigi. Il paese deve ora affrontare una corsa nelle prossime settimane per convincere i suoi creditori internazionali ad accettare il suo accordo, il che implica un taglio di oltre 40 miliardi di dollari, principalmente dai pagamenti di interessi. Altrimenti potrebbe esserci un altro default in vista.

 

La proposta punta a 66,2 miliardi di dollari di obbligazioni di diritto estero, che vedrebbero una sospensione di tre anni sui pagamenti, un taglio del coupon del 62%, equivalente a una riduzione di 37,9 miliardi e una riduzione del 5,4% sul capitale, pari a circa 3,6 miliardi di dollari. I creditori internazionali avranno circa 20 giorni per prendere una decisione sull’offerta prima della chiusura dell’accordo. Capital Economics aveva dichiarato in una nota che si trattava di una “proposta aggressiva” che avrebbe contribuito a riportare il debito su un percorso sostenibile che avrebbe contribuito a riportare il debito su un percorso sostenibile ma non aveva escluso il fallimento dei negoziati che “potrebbe portare a un default disordinato prima della fine di maggio” . Un disastro sia per il paese che per i creditori.

 

CRISTINA KIRCHNER ALBERTO FERNANDEZ

Il debito totale è troppo alto

L’Argentina ha un debito totale di 323 miliardi, secondo una presentazione fatta dal ministero dell’economia a marzo. Di questi 130 miliardi di dollari, ovvero circa il 40%, sono debiti con il settore pubblico, compresa la banca centrale del paese. Poco più di un quarto, circa 83 miliardi, è in debito in valuta estera con il settore privato, il 23% è con organizzazioni internazionali come il Fmi, con il resto in debito in peso con il settore privato.

 

KRISTALINA GEORGIEVA E CHRISTINE LAGARDE

L’Argentina deve al gruppo creditore del Club di Parigi 2,1 miliardi che maturano a maggio. Ha chiesto al gruppo di istituti di credito una proroga di un anno sul pagamento. Il paese sudamericano sta inoltre negoziando con l’Fmi per concludere un nuovo accordo per sostituire un accordo di finanziamento di 57 miliardi siglato nel 2018. L’Argentina ha già ricevuto circa 44 miliardi con tale accordo firmato quando c’era ancora Christine Lagarde al timone del Fmi, il maggiore prestito mai fatto dal Fondo a un singolo creditore.

 

I pagamenti in corso, test importante

L’Argentina ha un considerevole pagamento di interessi di 500 milioni di dollari su obbligazioni di diritto estero in scadenza il 22 aprile, che è il prossimo test importante sul mercato. Se non effettua il pagamento, avrebbe un periodo di tolleranza di 30 giorni prima di entrare tecnicamente in default se non viene raggiunto un accordo in extremis. Secondo il ministero dell’Economia, i pagamenti dovuti sulle obbligazioni in fase di ristrutturazione nell’attuale proposta sono pari a 4,5 miliardi di dollari quest’anno e 8,4 miliardi di dollari nel 2021.

CRISTINA KIRCHNER ALBERTO FERNANDEZ

 

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