L’UOMO DEL "MONTE" – SALVINI SI UNISCE AL CORO DI CHI VUOLE TENERE MPS IN MANO PUBBLICA, COSÌ DA BUTTARE QUALCHE ALTRO MILIARDO DEI CONTRIBUENTI – “LA STAMPA”: “PER FARCI COSA NON È CHIARISSIMO: FORSE UNA PICCOLA BANCA LOCALE TOSCANA MENTRE TUTTI I CONCORRENTI CERCANO DI DIVENTARE PIÙ GRANDI. DOPO OLTRE 24 MILIARDI DI PERDITE IN DIECI ANNI, SERVONO ALTRI 2,5 MILIARDI PER IL MONTE. CHI PAGA?” – BLUEBELL (BIVONA) CHIEDE AL CDA UN’AZIONE DI RESPONSABILITÀ CONTRO PROFUMO E VIOLA

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matteo salvini palio siena 5 matteo salvini palio siena 5

1 – CHI PAGA LA BANCA PUBBLICA

Gianluca Paolucci per “La Stampa”

 

Matteo Salvini si unisce alla già folta e trasversale schiera di eletti che chiedono di tenere Mps in mano pubblica. Dal sindaco di Siena De Mossi (centrodestra) al presidente Pd della Toscana, Eugenio Giani, passando per i grillini, con l' ala di lotta e quella di governo che almeno su questo sono rimaste unite.

 

LUIGI DE MOSSI SINDACO SIENA LUIGI DE MOSSI SINDACO SIENA

Per farci cosa non è chiarissimo: forse una piccola banca locale toscana mentre tutti i concorrenti cercano di diventare più grandi o forse un banca pubblica d' investimenti accanto ad altre 4 o 5 strutture pubbliche che già lo fanno. Intanto, dopo oltre 24 miliardi di perdite in dieci anni, servono altri 2,5 miliardi per il Monte. Chi paga?

 

SALVINI A SIENA SALVINI A SIENA

2 – MPS AI PRIVATI, LO STOP DI SALVINI MA IL TESORO TIRA DRITTO SU UNICREDIT

Francesco Spini per "La Stampa"

 

Rischia di essere un appello fuori tempo massimo, quello di Matteo Salvini, sul destino del Monte dei Paschi di Siena. Il leader della Lega, oggi al governo con ministri importanti - primo fra tutti Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo economico -, chiede di rimandare la vendita di Rocca Salimbeni, di cui il Tesoro ha il 64,23%.

mario draghi e giancarlo giorgetti mario draghi e giancarlo giorgetti

 

Ma il governo, che vuole ottemperare l'impegno preso con Bruxelles di dismettere entro l'anno la quota accumulata nel 2017 con la ricapitalizzazione precauzionale, anche sotto la guida di Mario Draghi e con Daniele Franco al ministero dell'Economia non sembra aver cambiato linea.

 

A quanto risulta da fonti accreditate, l'intenzione del Tesoro sarebbe quella di sempre, ovvero favorire l'acquisizione di Siena da parte di Unicredit. E su quello si lavora. Un terreno già preparato a colpi di incentivi durante il Conte Bis, ma non a sufficienza per vincere le perplessità volta a volta espresse, per lo più in via riservata, da manager di prima linea e azionisti, a cominciare da Leonardo Del Vecchio, che di Piazza Gae Aulenti ha poco meno del 2%.

andrea orcel di unicredit andrea orcel di unicredit

 

A sciogliere il nodo, in un senso o nell'altro, sarà il nuovo ad di Unicredit, Andrea Orcel, che, con l'assemblea del 15 aprile, si insedierà al piano alto del grattacielo di Porta Nuova. Sarà sua l'ultima parola su un'operazione che, tuttora, il Tesoro considera tra le priorità. Salvini, nel frattempo prova a remare in direzione ostinata e contraria, affidando le sue perplessità all'agenzia internazionale Bloomberg.

 

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«Vendere ora» il Monte, dice, «mi sembrerebbe folle, si venderebbe a poco». Questo «è assolutamente il momento peggiore». Meglio piuttosto una «partnership con una banca più forte». Tra le voci contrarie alle nozze di Unicredit col Monte s' è già levata anche quella della Bluebell di Giuseppe Bivona.

Il quale, sulla vicenda senese, sembra essere in sintonia con Beppe Grillo, che guida un movimento da sempre contrario alla riprivatizzazione. L'Elevato appoggia anche l'ultima sortita di Bluebell: la richiesta, formulata al cda di Mps, di inserire all'ordine del giorno dell'assemblea del 6 aprile la proposta di azione di responsabilità nei confronti dell'ex presidente Alessandro Profumo e dell'ex ad Fabrizio Viola.

 

GIUSEPPE BIVONA GIUSEPPE BIVONA

Nell'istanza Bluebell ricorda come Profumo e Viola siano stati condannati in primo grado per i reati di falso in bilancio e aggiotaggio in relazione alla contabilizzazione come Btp dei derivati con Deutsche Bank e Nomura e come in seguito al verdetto la banca abbia «annunciato accantonamenti per rischi legali di circa 400 milioni di euro», rettifiche che «per la loro rilevanza» sono state indicate da Mps «come concausa» del deficit prospettico di capitale, quantificato in 1,5 miliardi. Per la difesa di Profumo e Viola, ricorda Bluebell, Mps ha inoltre speso 3,2 milioni di euro, inclusi i costi per consulenze contabili. Sull'eventuale azione sarà decisivo proprio il voto del Tesoro.

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