alberto nagel philippe donnet leonardo del vecchio francesco gaetano caltagirone mediobanca piazzetta cuccia

SCAZZI GENERALI - CONSIGLIO AD ALTA TENSIONE: LORENZO PELLICIOLI, AMICO INTIMO DI NAGEL (MEDIOBANCA), AVREBBE CHIESTO LE DIMISSIONI DI CALTAGIRONE DA VICEPRESIDENTE VICARIO, NON AVENDO VOTATO IL BILANCIO 2020, DA LUI APPROVATO IN SEDE DI CDA (MA IN QUEL RUOLO, HA RIBATTUTO CALTA, RAPPRESENTA LA SOCIETÀ E NON L’AZIONISTA) - CALTA HA DEFINITO QUELLA DI MEDIOBANCA UNA ETERODIREZIONE SUL LEONE, SOSTENUTO DA ROMOLO BARDIN, RAPPRESENTANTE DI DEL VECCHIO - ORA, CALZATE L'ELMETTO, CHE VIENE IL BELLUM…

Francesco Spini per “la Stampa”

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Lo scontro tra gli azionisti delle Generali approda in cda. È qui che Francesco Gaetano Caltagirone è intervenuto dopo il gesto, plateale, che lo ha portato a disertare da secondo azionista col 5,63% l' assemblea che si era conclusa da pochi minuti. 

 

Cda ad alta tensione dopo un' assemblea invece tranquilla: i punti all' ordine del giorno, a cominciare da bilancio e proposta di dividendo, sono passati quasi all' unanimità (il sì ai conti arriva col 99,8%), segnando un punto a favore dell' ad Philippe Donnet.

 

philippe donnet gabriele galateri di genola

La tensione, invece, sarebbe salita nei minuti finali di un cda che avrebbe dovuto essere di routine post assembleare. Ma il gesto di Caltagirone sarebbe stato oggetto di una richiesta di spiegazioni da parte del presidente del Leone, Gabriele Galateri. A quel punto il costruttore romano, in risposta, avrebbe rivendicato la legittimità della decisione di non depositare le azioni (il bilancio l' aveva già votato in consiglio).

 

pellicioli

Di lì un intervento, secondo indiscrezioni, assai teso, che avrebbe ripercorso questioni procedurali, come le dinamiche intercorse negli ultimi mesi tra management e consiglio: tra esse sarebbe stato ricordato lo scarsissimo preavviso con cui Donnet aveva avvisato i consiglieri della decisione di entrare in Cattolica. 

ROMOLO BARDIN

 

Caltagirone inoltre avrebbe definito quella di Mediobanca una eterodirezione sul Leone, quando invece il dialogo dovrebbe coinvolgere anche gli altri azionisti. Dopo di lui avrebbe preso la parola anche Romolo Bardin, rappresentante della Delfin di Leonardo Del Vecchio. Questi avrebbe mostrato sostegno alle tesi dell' Ingegnere e avrebbe rimarcato i dubbi sull' operazione che si sta trattando in Malesia.

 

Il braccio di ferro tra i soci, insomma, prosegue. Con Mediobanca, dall' altro lato, che da sempre contesta eterodirezioni di sorta. C' è anche Piazzetta Cuccia tra i promotori della riforma di un anno fa che dà l' opportunità al consiglio - e non più al primo socio Mediobanca come è stato fino a tre anni fa - di comporre la lista da presentare ai soci che, tra 12 mesi, dovranno eleggere un nuovo cda. 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

 

Il dibattito, nel cda di ieri, è proseguito per alcuni minuti con altri interventi. Ma se ancora c' erano dubbi, è chiaro che per il Leone si apre una stagione alquanto complicata, dove Caltagirone, Del Vecchio e Benetton, seppure in termini e modi diversi, sono decisi a far sentire (e contare) la propria voce.

 

Ovviamente in consiglio c' era anche Donnet, finito al centro dello scontro. Ma il manager ha deciso di rilanciare. E lo ha fatto direttamente in assemblea dove ha annunciato l' apertura del cantiere sul piano 2022-2024. 

Leonardo Del Vecchio

 

«Mentre ci avviciniamo alla piena realizzazione del nostro attuale piano strategico, stiamo già lavorando alla definizione del prossimo e abbiamo basi molto solide per costruirlo», ha detto il manager francese. Il dibattito che si aprirà in consiglio sulla cosiddetta «lista del cda» sarà accompagnato quindi da un' altra discussione, quella sulle strategie.

 

Milleri Del Vecchio Nagel

Donnet sa che dalla sua parte ci sono i conti, visto che, come ha rimarcato, «quando mancano poco più di sei mesi» alla conclusione del piano attuale «siamo convinti di raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo posti». 

 

Ha ricordato le acquisizioni in Grecia e Portogallo che «testimoniano la nostra capacità di perseguire una crescita anche per linee esterne in modo disciplinato e coerente con la nostra strategia di fusioni e acquisizioni».

Francesco Saverio Vinci DG Mediobanca Alberto Nagel Ad e Renato Pagliaro Presidente di Mediobanca 0_pr

 

Per il triennio al 2024 punta così sulla «continuità rispetto all' attuale piano». Le sue direttrici - l'«attrattività sempre maggiore» dei mercati assicurativi europei, l' offerta «innovativa e personalizzata» per retail e pmi, l' integrazione tra polizze e risparmio gestito, la rete fisica degli agenti - «sono e saranno più valide e importanti che mai».

 

 

 

REPUBBLICA - ARTICOLO SU MEDIOBANCAREPUBBLICA - ARTICOLO SU MEDIOBANCA

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…