CON LA SCUSA DELLA PARITÀ, I LAVORATORI CHE SI SENTONO “DISCRIMINATI” POTRANNO FARSI GLI AFFARI DEI COLLEGHI - UNA DIRETTIVA EUROPEA SANCISCE LA FINE DEL SEGRETO SUI SALARI DEI COMPAGNI DI LAVORO - UFFICIALMENTE, È UN MODO PER COMBATTERE IL COSIDDETTO “GENDER PAY GAP” (LA DISCRIMINAZIONE SALARIALE): IN EUROPA LE DONNE GUADAGNANO IN MEDIA IL 13% IN MENO DEGLI UOMINI. MA BASTERÀ SAPERE QUANTO INCASSANO I COLLEGHI PER RISOLVERE IL PROBLEMA? 

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Estratto dell’articolo di Valentina Iorio per il “Corriere della Sera”

 

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In Europa le donne guadagnano in media il 13% in meno degli uomini. Ma come si fa a contrastare questa disparità, se le lavoratrici non sanno quanto prendono i loro colleghi maschi per fare il loro stesso lavoro? Proprio per questo la direttiva Ue 2023/970 per la parità di retribuzione fra uomini e donne prevede il divieto del segreto salariale. Le lavoratrici e i lavoratori, quindi, potranno conoscere gli stipendi dei colleghi che svolgono lo stesso lavoro. La direttiva è entrata in vigore a maggio, l’Italia e gli altri Paesi membri avranno tre anni di tempo per recepirla: il termine è fissato il 7 giugno del 2026.

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[...] L’obiettivo è superare il gender pay gap che in Europa continua a pesare, malgrado il principio della parità di retribuzione sia stato sancito nel 1957 dai trattati di Roma. Tra i fattori che alimentano il divario retributivo tra uomini e donne c’è l’insufficiente trasparenza dei salari, che impedisce di identificare i casi di discriminazione. [...] Il livello retributivo iniziale o la fascia di riferimento dovranno essere resi noti già negli annunci di lavoro o prima del colloquio.

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L’idea è che chi si candida possa avere a disposizione tutte le informazioni necessarie per valutare l’offerta e negoziare la propria retribuzione.

[...]

Obblighi per le imprese Le imprese con più di 250 dipendenti dovranno riferire ogni anno all’autorità nazionale competente in merito al divario retributivo di genere all’interno della propria organizzazione.

 

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Le imprese più piccole lo dovranno fare ogni tre anni. In Italia l’obbligo di comunicazione esiste già: le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti devono pubblicare una relazione, ogni due anni, sull’occupazione e la remunerazione del personale maschile e femminile. Mentre quelle con meno di 50 dipendenti possono preparare un rapporto su base volontaria.

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