Saras ritraccia dopo aver smentito accuse di contrabbando di greggio
Giuseppe Fabio Ciccomascolo per "Alliance News"
"Saras Spa respinge fermamente ogni associazione del nome della societa al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del gruppo". A riferirlo è Saras in una nota in risposto a un articolo di la Repubblica, dal titolo "Il petrolio dell'Isis nelle raffinerie sarde. Saras sotto inchiesta".
"Nell'articolo - prosegue la società dei Moratti - si fa riferimento a un'inchiesta del Tribunale di Cagliari, rispetto la quale siamo a disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal gruppo. Saras si riserverà di porre in essere ogni iniziativa a tutela del buon nome della società".
Come si legge nell'inchiesta del giornale del gruppo GEDI, lo scorso 30 settembre la procura antiterrorismo sarda ha perquisito gli uffici della Saras a Cagliari e a Milano per ipotesi di reato vanno a vario titolo dal riciclaggio al falso, per finire ai reati tributari.
Secondo i pm, il petrolio dell'Isis sarebbe arrivato in Italia, in Sardegna, nelle raffinerie di Saras a Sarroch attraverso 25 navi tra il 2015 e il 2016 con 12 milioni di oli minerali, che avrebbero consentito alla società controllata per il 40% dalla famiglia Moratti di frodare il fisco per almeno EUR130 milioni.
A muovere il carico sarebbe la Petraco Oil company, società con sede legale a Londra e principale filiale operativa a Lugano. Dagli atti risulterebbe che la società avrebbe acquistato "gli oli minerali da Edgwaters Falls, società delle Isole Vergini". Questa avrebbe comprato il carico da un'azienda turca, che a sua volta avrebbe preso il carico in Iraq.
Il titolo di Saras cede l'1,7% a EUR0,51 per azione dopo aver aperto in forte calo, di poco meno del 6% (e ha chiuso la giornata cedendo il 7,69%, ndDago)
2 –IL PETROLIO DELL'ISIS NELLE RAFFINERIE SARDE
Estratto dall'articolo di Giuliano Foschini per ''la Repubblica''
Il petrolio dell'Isis è arrivato in Italia. In Sardegna, a Cagliari, nelle raffinerie della Saras. Dodici milioni di oli minerali che avrebbero consentito alla società controllata per il 40 per cento dalla famiglia Moratti di ammazzare il mercato, grazie a prezzi d'acquisto molto vantaggiosi. Di frodare il fisco, per almeno 130 milioni di euro. E ai terroristi di Daesh di finanziare la jihad, partendo da uno strano bonifico da 60 milioni. È questo il sospetto della procura distrettuale antiterrorismo di Cagliari che il 30 settembre scorso ha perquisito gli uffici della società a Cagliari e a Milano: indagati sono i vertici dell'azienda, dal Cfo, Franco Balsamo, al capo dell'ufficio commerciale, Marco Schiavetti.
Le ipotesi di reato vanno a vario titolo dal riciclaggio al falso, per finire ai reati tributari. La cartiera dell'Isis La storia comincia tra il 2015 e il 2016 quando nelle raffinerie della Saras di Sarroch, in Sardegna, arrivano venticinque navi. Dai documenti risulta che si tratta di greggio «di origine irachena e provenienza turca» ricostruiscono i pm dell'Antiterrorismo, Guido Pani e Danilo Tronci. La bolla appare però subito fasulla agli uomini dell'Agenzia delle Dogane. «L'origine del prodotto - scrivono i magistrati - risulta attestata tramite dichiarazioni non idonee né ufficiali ».
Da dove arriva quel petrolio? Secondo i documenti a muovere il carico è la Petraco Oil company, società con sede legale a Londra e con la sua principale filiale operativa a Lugano. Dagli atti risulta che la società ha acquistato «gli oli minerali dalla Edgwaters Falls, società delle Isole Vergini». Che a sua volta aveva comprato il carico da un'azienda turca. Che aveva acquistato il carico in Iraq, non è chiaro dove. Bene, le indagini della Guardia di Finanza hanno chiarito due cose: la prima è che la Edgewater è «una società di comodo», off shore.
Di proprietà della stessa Petraco. La seconda che il carico non è passato probabilmente mai dalla Turchia ma è arrivato direttamente dall'Iraq. E a gestirlo non è stato l'ente petrolifero di stato iracheno, «l'unico autorizzato dal diritto internazionale» scrive la procura di Cagliari. Ma lo hanno mosso prima i curdi. E poi dopo i terroristi di Daesh.