SFIDUCIATI, PREOCCUPATI E CON LE TASCHE VUOTE: PIÙ DI UN ITALIANO SU TRE DICHIARA DI AVER VISTO DETERIORARE LA PROPRIA SITUAZIONE ECONOMICA RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE: È UN LIVELLO MAI RAGGIUNTO IN PRECEDENZA – I DATI HORROR SULL’OCCUPAZIONE DEI GIOVANI: I RAGAZZI TRA I 15 E I 29 ANNI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO SONO IL 19%, RISPETTO ALL’11,7% DELLA MEDIA UE – IL PAESE È SPACCATO IN DUE: PER IL NORD-EST IL 60,5% DEGLI INDICATORI RICADE NEI LIVELLI DI BENESSERE MEDIO-ALTO, PER IL SUD E LE ISOLE LA MAGGIOR PARTE…

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Estratto dell’articolo di Carlo Marroni per “il Sole 24 Ore”

 

POVERTA' IN ITALIA POVERTA' IN ITALIA

La situazione che emerge è chiara: peggiora la percezione della situazione economica della famiglia. La quota delle persone che dichiarano di aver visto deteriorarsi la propria situazione economica rispetto all’anno precedente è di oltre uno su tre, un livello mai raggiunto in precedenza. Il decimo Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile in Italia) dell’Istat offre un quadro molto duro per le famiglie, specie dopo il periodo del Covid.

 

L’indicatore tra il 2019 e il 2022 peggiora di 10 punti percentuali e raggiunge il 35,1: «Si inverte inoltre la tendenza di progressiva crescita della visione ottimistica del futuro e di decrescita del pessimismo che si era mantenuta anche nei due anni di pandemia», aggiungono gli economisti dell’Istat nel corso della presentazione, cui ha partecipato anche il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.

 

POMODORI CONFITTO - MEME BY EMILIANO CARLI POMODORI CONFITTO - MEME BY EMILIANO CARLI

L’Italia è in una situazione peggiore nel confronto con la media dei Paesi europei nella maggior parte degli indicatori del Bes. «Si tratta in particolare di alcuni indicatori dei domini Istruzione e formazione e lavoro e conciliazione dei tempi di vita», osserva l’Istituto.

 

In particolare la quota di giovani di 15-29 anni che si trovano al di fuori del contesto di istruzione e non sono occupati (Neet), che in Italia raggiunge il 19% rispetto all’11,7% della media Ue-27, e la quota di persone di 30-34 anni che hanno completato un’istruzione terziaria, il 27,4% in Italia e il 42,8% in media Ue27. Per il lavoro, il tasso di occupazione italiano nel 2022 è di circa 10 punti percentuali più basso rispetto a quello medio europeo (74,7%), con una distanza particolarmente accentuata tra le donne (55% in Italia rispetto a 69,4% per la media Ue27).

 

EURO CRAC EURO CRAC

Ma non tutto volge al peggio. Il Rapporto registra progressi, rispetto al periodo pre-Covid del 2019, più diffusi nei domini sicurezza, qualità dei servizi e lavoro e conciliazione dei tempi di vita dove oltre il 72% degli indicatori migliora rispetto al 2019.

 

«Seguono i domini Politica e istituzioni e Innovazione, ricerca e creatività con due terzi degli indicatori in miglioramento.  L’andamento più critico negli ultimi tre anni, con la maggior parte degli indicatori in peggioramento, riguarda le relazioni sociali, benessere soggettivo, istruzione e formazione e benessere economico». […]

 

Il confronto tra alcune classi di età fa emergere come «maggiori difficoltà» siano per i giovani di 14-24 anni, tra i quali il miglioramento riguarda solo il 44% degli indicatori, mentre una quota del tutto analoga peggiora (43%) e il 13% è stabile. […]

 

italia povera disparita economica italia povera disparita economica

L’analisi sul territorio mostra i divari Nord/Mezzogiorno. Per il Nord-est il 60,5% degli indicatori ricade nei livelli di benessere medio-alto e alto e soltanto il 10,1% nei livelli di benessere basso e medio-basso; per il Sud e le Isole, invece, la maggior parte degli indicatori si trova nei livelli basso o medio-basso.

 

L’analisi per genere indica un divario che vede penalizzate soprattutto le donne e su 86 indicatori complessivi, solo 26 fanno registrare una parità di genere. Tra il 2019 e il 2022 la maggior parte delle misure di benessere (54,1%) ha fatto registrare un miglioramento per le donne a fronte del 39,2% riferito agli uomini, per i quali invece sono più numerose le misure rimaste stabili e quelle che si attestano su valori peggiorativi rispetto al 2019.

 

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