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VAI CON IL “MERCATO GRIGIO” - LA RUSSIA AGGIRA LE SANZIONI OCCIDENTALI CON L'IMPORT PARALLELO: PUTIN HA DATO IL VIA LIBERA ALL'IMPORTAZIONE NELLA FEDERAZIONE RUSSA DI CENTINAIA DI PRODOTTI E DI MARCHI (SOPRATTUTTO DA TURCHIA, CINA, KAZAKHSTAN, ARMENIA) - SE PRIMA LE GRANDE AZIENDE AVEVANO VENDITORI UFFICIALI CON L'ESCLUSIVA E LA DOGANA POTEVA ACCETTARE L'IMPORT SOLO ATTRAVERSO QUESTI DEALER E CON L'AUTORIZZAZIONE DELLA CASA MADRE. ORA...

Antonella Scott per il “Sole 24 Ore”

putin al supermercato

 

Realme, Vivo, Xiaomi, Tecno, Infinix, iTel. Sono diventati questi, in breve tempo, i nuovi leader del mercato russo dei telefonini, che si appresta a far spazio anche a brand meno conosciuti: Kimtigo, Akimojeba, Domfy, Chuwi. Secondo un rapporto di Marvel, uno dei principali distributori di elettronica e informatica in Russia, presto il mercato sarà coperto per il 90% da produttori cinesi. Mentre nel primo semestre dell'anno Apple ha perso il 14% delle vendite, Samsung il 15%.

 

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Eppure, MacBook e iPhone stanno ritornando nei negozi russi. Il principale partner ufficiale di Apple in Russia, la catena re:Store, ha riattivato in questi giorni le vendite, e così hanno fatto gli altri grandi nomi della distribuzione russa: Ozon, Wildberries, Svyaznoj. «Utilizziamo tutti i canali e i meccanismi possibili nell'ambito della legge, per ampliare l'assortimento e assicurare prezzi appetibili», ha spiegato al quotidiano Kommersant Valerija Andreeva, rappresentante della catena M.Video-Eldorado.

 

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Apple e Samsung sono tra le compagnie straniere che hanno risposto all'invasione dell'Ucraina sospendendo l'invio dei propri prodotti in Russia. Forse due dei nomi la cui assenza si farà sentire di più: per attenuare l'isolamento, evitare scaffali vuoti e non lasciar prosciugare la domanda dei consumatori, il Governo russo ha così fatto ricorso al meccanismo dell'import parallelo, "benedetto" da un decreto firmato da Vladimir Putin il 28 giugno scorso. In sostanza, si dà il via libera all'importazione nella Federazione Russa di centinaia di prodotti e di marchi malgrado l'assenza di un'autorizzazione del produttore o del detentore della proprietà intellettuale. Uno schema "temporaneo", si sottolinea.

 

putin al supermercato

Prodotti e brand stranieri sono elencati in una lista preparata dal ministero dell'Industria e del Commercio: smartphone, parti di ricambio, videogiochi, tessile e componenti elettriche, apparecchi medicali, cosmetici, moda, beni di consumo quotidiano, semiconduttori, legno e materiali da costruzione. In gran parte prodotti di compagnie che hanno deciso di lasciare volontariamente la Russia, pur senza rientrare nelle categorie poste sotto sanzione. Prodotti per cui non esistono alternative locali, o prodotti che non sono più entrati in Russia per problemi logistici. E forse, nell'ambito di categorie come componenti per auto o materiale elettronico, prodotti vietati.

 

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«Nel compilare la lista - spiega il ministero russo dell'Industria - abbiamo cercato di difendere gli interessi dei consumatori domestici per le produzioni delle compagnie straniere che hanno lasciato la Russia nell'ambito delle sanzioni imposte da Paesi ostili». La merce, si aggiunge, dovrà essere stata messa regolarmente in circolazione nel Paese di origine, e poi importata in Russia anche da Paesi terzi, da trasportatori intermediari: per le autorità russe pur non avendo seguito i consueti canali di distribuzione saranno esentati da responsabilità civili o penali. Purché, sottolinea il ministero, non si tratti di merce contraffatta.

 

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«Finora - spiega una fonte - le grande aziende avevano dealer ufficiali con l'esclusiva per questo mercato. La dogana russa poteva accettare l'import solo attraverso questi dealer e con l'autorizzazione della casa madre. Ora per tutta una serie di merci questa autorizzazione non è più richiesta. Alcune grandi aziende sono contrarie, altre magari senza dirlo saranno anche favorevoli: fanno bella figura in Occidente, ma poi vendono comunque attraverso altri canali». «Si tratterà di vedere - aveva commentato nelle scorse settimane per Reuters Dmitrij Polevoj, analista per LokoInvest Asset Management - fino a che punto i produttori decideranno di chiudere un occhio sul fatto che la loro merce va in Russia».

 

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Apple e HP, Maserati e Rolls-Royce, Toshiba, Electrolux, Dell, LG, Volkswagen, Prada e Valentino, L'Oreal, Lego e YSL: la lunga lista di 55 categorie copre soprattutto elettronica e macchinari e, secondo l'agenzia di rating russa AKRA, riguarda al momento il 36% delle merci importate in Russia. «Il meccanismo funziona», commentava soddisfatto nei giorni scorsi Denis Manturov, il ministro dell'Industria, spiegando che con l'ultimo aggiornamento in lista sono entrati anche i giocattoli Lego, BMW e Siemens.

 

Gli esperti avvertono che lo schema dell'import parallelo - pratica autorizzata in diversi Paesi tra cui Usa e Regno Unito, ma tema di dibattito sul fronte della difesa della proprietà intellettuale - non potrà garantire una copertura completa delle importazioni tecnologiche di cui ha bisogno la Russia. Immaginando che i "Paesi terzi" di cui si parla - Cina, Turchia, Kazakhstan, Armenia - comporteranno un allungamento di tempi e tragitti, anche i prezzi saranno destinati ad aumentare.

 

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«Ci sarà - osserva l'economista russo Andrej Movchan - un rifiorire per chiunque si occupi di import parallelo. Sarà una nuova forma di business, i margini potrebbero arrivare al 100%. Non parlo solo di iPhone, che si venderanno a tre-quattro volte tanto, ma per esempio di macchinari per gli ospedali». Non a caso, l'import parallelo è spesso definito "mercato grigio": anche se i prodotti in questione non sono contraffatti, e dispongono di tutte le licenze e i certificati di qualità.

 

Commentando la parziale legalizzazione dell'import parallelo decisa a Mosca, lo studio legale Baker McKenzie mette in evidenza due problemi: «L'assenza di una procedura che richieda al Servizio doganale controlli specifici per distinguere prodotti o categorie presenti in lista dagli altri, o per distinguere i prodotti originali da quelli contraffatti, che non potranno essere verificati dai proprietari dei diritti».

 

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Il secondo problema riguarda la complessità della lista: «Non è chiaro - spiega Baker McKenzie - quali sono le procedure da applicare, a quali prodotti ci si riferisce in particolare e quale è il legame preciso con il marchio registrato. Per non parlare dei numerosi errori riscontrati nei nomi dei brand presenti in lista». Al di là degli errori di battuta, e delle problematiche legate a manutenzione e garanzie, probabilmente il rischio principale è che tra le categorie e i codici indicati vi siano voci presenti negli elenchi dei prodotti sanzionati.

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