VIA DALLA SETA - IL MEMORANDUM È MEMORIA LONTANA: A UN ANNO DALLA FIRMA DELL'ACCORDO, I RAPPORTI COMMERCIALI TRA ITALIA E CINA SONO PIÙ MOSCI CHE MAI. LA FIERA COMMERCIALE DI SHANGHAI REGISTRA UN NOTEVOLE CALO DI AZIENDE ITALIANE. E LE FAMIGERATE ARANCE SICILIANE? UN AFFARE DA 162MILA EURO - 5G, HONG KONG, RIAVVICINAMENTO CON WASHINGTON, DECLINO DI CASALEGGIO: L'ASSE ASIATICO DEGI GRILLINI È STATO FIACCATO

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Francesco Antonio Del Vecchio per https://it.businessinsider.com/

 

luigi di maio xi jinping luigi di maio xi jinping

La Cina ha appena archiviato a Shanghai la terza edizione del CIIE (China International Import Expo), principale fiera locale sull’import introdotta nel 2018 dal Presidente Xi Jinping con la finalità di aprire il mercato interno cinese a nuovi competitor globali.

 

Il CIIE è stato negli anni anche una vetrina per le aziende italiane, la cui presenza è stata supportata da un progressivo avvicinamento del governo di Roma a quello cinese: è stato così nelle due edizioni precedenti, sulla scia del consolidamento dei rapporti tra l’esecutivo gialloverde e Pechino. In occasione della scorsa edizione, l’allora neo ministro degli Esteri Luigi di Maio si era recato in prima persona in terra asiatica, con l’obiettivo di arricchire la collaborazione tra i due Paesi. Il 5 novembre 2019 Di Maio aveva portato a termine vari accordi: tra questi, il Memorandum d’intesa tra l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale e il colosso cinese China Communications Construction Company per lo scalo di Trieste.

il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte

 

A distanza di un anno, i rapporti sembrano essere mutati, non necessariamente in meglio. Non solo il governo italiano non ha inviato alcun rappresentante di prima fascia a Shanghai (complici anche le difficoltà per gli spostamenti, la lista dei funzionari europei non è molto nutrita), ma anche la delegazione di aziende italiane in Cina è in notevole calo rispetto al passato. Un ridimensionamento pari a oltre il 50%: rispetto alle 161 dell’edizione 2019, a presenziare quest’anno al CIIE sono state circa 70 aziende italiane, di cui molte appartenenti al settore agroalimentare come Ferrero e Genagricola. Inoltre, il governo italiano non ha preso parte nemmeno all’inaugurazione virtuale della fiera, evento destinato alle diplomazie.

il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte

 

Recentemente, la freddezza nei rapporti tra Cina e Italia sembra essersi confermata anche in altre occasioni: come ha riportato formiche.net, gli unici contatti politici da registrare sono gli scambi formali di congratulazioni in occasione del cinquantesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, tra il primo ministro cinese Li Keqiang e il presidente Giuseppe Conte, oltre a quelli tra i due capi di Stato (Xi Jinping e Sergio Mattarella).

 

L’ingresso del nostro paese nella nuova Via della Seta, insomma, stenta a decollare. Questo soprattutto sulla scorta di risultati economici non all’altezza delle previsioni. Maggiori dettagli in merito sono stati presentati attraverso il rapporto “La Cina: sviluppi interni, proiezione esterna”, realizzato dal Torino World Affairs Institute per l’Osservatorio di politica internazionale, organo del Parlamento Italiano in collaborazione con il ministero degli Esteri.

 

luigi di maio xi jinping luigi di maio xi jinping

Il rapporto propone numerose considerazioni. Si parte dal 2019, quando l’Italia è stato il primo paese del G7 e il primo paese tra i fondatori dell’Unione Europea a firmare un Memorandum d’intesa di adesione alla nuova Via della Seta, il progetto politico cardine della politica estera di Xi Jinping. Un gesto dal notevole valore politico, che ha destato perplessità sia a Bruxelles sia a Washington, dove l’avvicinamento del governo Conte I al Paese asiatico è stato visto con notevole preoccupazione.

 

Infatti, i motivi di tensione politica non hanno faticato ad arrivare sul tavolo: dalla decisione italiana (su pressione statunitense) di adottare misure più stringenti sul 5G, a tutto svantaggio delle aziende cinesi Huawei e Zte, considerate pericolose per la sicurezza dell’infrastruttura di rete, fino alla reazione seccata dell’ambasciatore cinese in Italia nei confronti della solidarietà di alcuni parlamentari italiani verso i manifestanti di Hong Kong.

 

via della seta via della seta

L’obiettivo che ha guidato la firma di questo accordo è stato l’auspicio di un aumento dei rapporti commerciali ed economici tra Italia e Cina: “a 18 mesi di distanza”, osserva il rapporto, “il calcolo si è rivelato quantomeno ottimistico, se non del tutto fallace”. I dati sono impietosi: nonostante il peso del Memorandum d’intesa, le esportazioni italiane verso la Cina non sono aumentate in modo significativo, né vi sono stati particolari investimenti cinesi in Italia a seguito dell’accordo.

 

Oltre al danno, la beffa: la relazione aggiunge che “nel 2019 altri paesi europei, in particolare Francia e Germania, sono riusciti a firmare accordi commerciali di entità ben superiori rispetto a quelli firmati dalle imprese italiane, senza dover per questo assecondare la visione cinese relativa alla BRI (“Belt and Road Initiative”, la sigla che traduce “nuova Via della Seta”, ndr)”. Se la prospettiva del governo gialloverde era quella di pagare un prezzo politico per ottenere un traguardo economico, sembra che l’operazione non sia del tutto riuscita.

 

XI JINPING GIUSEPPE CONTE XI JINPING GIUSEPPE CONTE

I dati sul commercio bilaterale tra Italia e Cina, inoltre, mostrano che negli ultimi cinque anni il tasso di crescita è stato leggermente più rapido per le importazioni (+26%) rispetto alle esportazioni (+24%) e che il deficit commerciale è passato da 14,6 miliardi di euro a 18,6 miliardi di euro. Dati simili a quelli della Francia, che nonostante l’assenza dalla nuova Via della Seta ha registrato tra il 2014 e il 2019 un tasso di crescita delle importazioni del 23% e un incremento delle esportazioni del 29%, con il disavanzo commerciale in aumento da 9,3 miliardi di euro a 10,5 miliardi di euro.

 

Per comprendere le cattive sensazioni italiane sul funzionamento dell’intesa commerciale, va considerato un ultimo aspetto: si è molto parlato dell’impatto che la nuova Via della Seta avrebbe avuto sull’export delle arance italiane verso la Cina. Come riporta il documento, però, nel 2019 l’Italia risulta aver esportato arance per 162.460 euro, mentre la Spagna ne ha esportate per 32 milioni di euro. Vedremo se ci sarà un’inversione di tendenza nei prossimi mesi.

 

 

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