CAFONALINO - UNA MANCIATA DI ANIME PIE PER IL LIBRO DI MASSIMO FRANCO SULLE MAGAGNE VATICANE (MA COME STA BENE PIPPO BAUDO CON I CAPELLI BIANCHI)

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

1. MASSIMO FRANCO: IL VATICANO, CRISI DI UN IMPERO
Dal "Corriere della Sera - Roma"

Nella Sala Bernini della Residenza di Ripetta c'è stata la presentazione dell'ultimo libro di Massimo Franco «La crisi dell'impero vaticano - Dalla morte di Giovanni Paolo II alle dimissioni di Benedetto XVI: perché la Chiesa è diventata il nuovo imputato globale», edito da Mondadori. Sono intervenuti Giuliano Amato, Mons. Claudio Maria Celli, Gaetano Quagliariello e Andrea Riccardi. Ha coordinato Ferruccio de Bortoli.

Le clamorose dimissioni di Benedetto XVI avvengono alla fine di una lunga sequenza di scandali che hanno travolto il Vaticano dalla morte di Giovanni Paolo II a oggi. Un Vaticano spinto quasi a forza dalla parte opposta di un simbolico confessionale. Costretto a difendersi, a confessare «peccati» veri e presunti. Massimo Franco analizza le conseguenze mondiali della crisi dell'«impero» del papa. Le lotte di potere, le soffiate dei «Corvi», le manovre all'interno dei palazzi apostolici mostrano l'intreccio fra politica italiana e dinamiche globali.

2. PAPA: MONS.CELLI, RIFORMERA' NON SOLO CURIA MA TUTTA CHIESA
PRESENTAZIONE LIBRO MASSIMO FRANCO;CON FRANCESCO CAMBIATA STORIA

(ANSA) - "Papa Francesco si trova di fronte a un'eredità non facile, tra le sue mani c'é certamente la riforma dell'organo della Curia ma il tema va al di là di questa struttura: è la Chiesa che ha bisogno di riformarsi continuamente, non è solo un'esigenza strutturale ma di una vita più aderente a Cristo Signore".

Lo ha affermato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, nel corso della presentazione del libro di Massimo Franco "La crisi dell'impero Vaticano. Dalla morte di Giovanni Paolo II alle dimissioni di Benedetto XVI: perché la Chiesa è diventata il nuovo imputato globale" (Mondadori Editore), in cui sono intervenuti anche il ministro delle Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, l'ex premier Giuliano Amato, l'ex ministro Andrea Riccardi e Ferruccio De Bortoli. Mons. Celli ha spiegato, alla presentazione cui ha preso parte anche l'ex premier Mario Monti, di non trovarsi d'accordo con la tesi di fondo del libro di Franco.

"E' innegabile - ha osservato - che ci sono delle diagnosi su cui potremmo ritrovarci ma forse certe valutazioni l'autore non le avrebbe scritte con la presenza di Papa Francesco. Il testo - ha proseguito - è situato storicamente nella fase di sede vacante ma non corrisponde a ciò che ora sta avvenendo sotto gli occhi di tutti". Il prelato ha ripercorso le ultimissime fasi del pontificato di Benedetto XVI ammettendo che le dimissioni di Ratzinger hanno spiazzato la chiesa stessa: "Noi stessi non ne sapevamo nulla, ci siamo trovati di fronte a una notizia sconosciuta con tutte le difficoltà non solo di spiegarla al mondo che voleva sapere ma perfino di conoscerla".

"Immagino - ha aggiunto - che cosa deve essere stato per la coscienza di Benedetto XVI vivere e prepararsi a questo momento". Tuttavia, ha sottolineato Celli, "pur condividendo l'interpretazione anche delle lotte interne al Vaticano, mi dispiacerebbe pensare a un papa Benedetto che lascia di fronte a queste lotte".

Piuttosto, secondo il presule, da parte di Ratzinger c'é stata "la consapevolezza di sapere di non poter far fronte alle maggiori sfide per la Fede che si impongono. Ed emerge così la sua statura di Pastore, il suo atto di governo". Ora davanti a Papa Francesco, secondo mons.Celli, c'é non solo il tema della riforma ma anche quello della Chiesa povera per i poveri in cui l'accento è "di aiutare la Chiesa stessa a recuperare il rapporto col Signore".

"Questi primi due mesi di pontificato - ha aggiunto - hanno aperto le porte alla speranza nel suo richiamo a ciò che è essenziale". Secondo l'ex ministro e storico Riccardi "l'elezione del nuovo Papa non ha risolto tutti i problemi ma ha almeno risolto un grande problema che è quello della simpatia della gente verso la Chiesa". "Si è vista - ha osservato - una incredibile alleanza tra il popolo e il Papa e la linea voluta da Francesco ha subito ridimensionato alcuni aspetti problematici del governo della Chiesa".

Del resto, ha ricordato, "dopo Pio XII, Giovanni XXIII divenne il 'Papa buono' in una settimana". L'ex premier Giuliano Amato ha collegato la crisi della Chiesa con la più ampia crisi che ha investito l'Occidente mentre il ministro Quagliariello ha sottolineato come ancora non si sia sciolto il nodo del rapporto tra laici e cattolici. "Su questo - ha sottolineato - si è giocato molto il rapporto tra Todi e Norcia e dovremo continuare a riflettere".

"Che la Chiesa fosse in crisi non c'é dubbio - ha detto da parte sua Franco - e le dimissioni del Papa ne sono state la prova drammatica. L'elezione di Francesco è stata tuttavia una sorpresa felice, si tratta del primo Papa globale e risponde al tema delle periferie del mondo".

 

Stefano Folli Gaetano Quagliariello e Andrea Riccardi Roberto Corsico Riccardi Celli e De Bortoli Riccardi Andrea e Claudio Maria Celli Rebecchini e Gaetano Gifuni Quirino Conti Quagliariello e Amato Pippo Baudo Elsa e Mario Monti Pippo Baudo Carla Fendi e Quirino Conti Paolo Conti Pippo Baudo e Valeria Licastro

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?