colera in africa

BEATI GLI INFETTI DA CORONAVIRUS - IN AFRICA SI MUORE DI COLERA, DENGUE, LISTEROSI, IN MOZAMBICO È TORNATA LA PESTE. DOMENICO QUIRICO: ''LA PAURA E' UN LUSSO. SONO APPENA STATO IN SAHEL. LA PAURA SE LA SGRONDANO DI DOSSO, PERCHÉ NON POSSONO PERMETTERSELA. LA SICUREZZA DI SOPRAVVIVERE, RESTAR SANI, NON MORIRE DI FAME O DI KALASHNIKOV E MACHETE, NELL'USURA DI QUELLE ESISTENZE, NON È IN DOTAZIONE''

Domenico Quirico per “la Stampa

 

malati in africa

E se la Paura, questo immateriale potere, fosse in fondo un lusso, un lusso che solo noi, nel mondo della sicurezza, di favole pulite, terse, confidenti, amabili, possiamo permetterci? Insomma: nel contempo è maledizione e privilegio, che si insinua nelle pause in cui le nostre certezze, salute, Pil, frontiere aperte, per una improvvisa, insidiosa affezione respiratoria di massa, sembrano sfilarsi tra le dita. Affondano in dubbi, sconforti, afflizioni, lacrime, clamore di voci dispari. Così la Paura si fa universalmente visibile in giornate lombardo-venete di gente in quarantena e intristita, una nebbia sporca attorno alla vita quotidiana. Come per gli attentati: che ci portano a domicilio la guerra che noi non conosciamo, e soprattutto non vogliamo vedere.

 

Abituati a specchiarci in un avvenire radioso, dove la Morte è sgradevole argomento di conversazione, da evitare nel ''bon ton'', e sulla sofferenza non indugiamo mai, ci sembra che il mondo si sia addirittura capovolto: per un virus. Ma appena la pressione atmosferica della modernità e della sicurezza scompare, in Africa per esempio, tutto diventa tragicamente più semplice. Il panico si fa appunto lusso, come gli ospedali asettici e attrezzati, i virologi, i vaccini che prima o poi si troveranno, le ambulanze, le quarantene precauzionali, il turismo, i supermercati da svuotare. Che loro non hanno.

 

la peste in madagascar

Se la sgrondano di dosso, gli uomini che vivono lì, perché non possono permettersela, la Paura. La sicurezza di sopravvivere, restar sani, non morire di fame o di kalashnikov e machete, nell' usura di quelle esistenze, nel mondo che percorro io, non è in dotazione. La Peste è permanente, come la vita, e la morte.

 

Dopo una settimana di "peste'' nostrana, le frasi si confondono, i discorsi di politici, epidemiologi, catastrofisti tenaci e immarcescibili "candide'' sono ormai caricati a carta, esaurite anche le facezie sfiancate sulla amuchina, il lavarsi le mani e le mascherine; stenta anche la ricerca delle coincidenze, a costo di qualche sbandamento filologico, con i morbi ben scritti di Manzoni Tucidide Defoe Boccaccio e perfino la metafisica peste di Camus, una sorta di grottesco antidoto da letteratura.

 

la peste dal madagascar all africa

Allora è il momento di un viaggio concepito come esame di coscienza, nell' altro mondo che ci sta intorno. Solo così ci libereremo dalla Paura: che è fatta del guardate solo me, non distogliete lo sguardo, proibito evocare altre vittime.

 

Per esempio: ho attraversato da poco il Sahel, dove quattro milioni di uomini, donne e bambini sono esposti alla denutrizione e alla immediata possibilità della carestia. Dietro c' è un micidiale impasto di insicurezza causata dalle guerre etniche e del fanatismo islamista che nelle zone rurali costringe contadini e allevatori a farsi profughi, abbandonando bestiame e campi; a cui si aggiunge la desertificazione.

 

La fame, la più primitiva delle angosce, endemica, ricorrente a vampate, nei luoghi del mondo in cui la geografia simboleggia il travaglio della vita. Guardo negli occhi le file degli affamati che si allungano nei luoghi dove sperano di trovare cibo. Non c' è paura ma quel tanto di indomito fatalismo che entra nel sangue dei popoli abituati a strappare davvero la vita al nulla.

 

rischio dengue in africa

Allora capisco quello che mi scrive un amico che vive in Niger replicando alla mia dettagliata descrizione del virus, delle vittime anziane, delle attività economiche impacciate: «Beati voi che avete solo il problema del coronavirus, qui non riusciamo nemmeno a contarli, i problemi...».

 

Già: continenti interi dove la vita è appesa a fili insignificanti, un abisso quotidiano in cui si può precipitare senza avere l' impressione di ferirsi, un abisso madre, un precipizio di ombra antico come l' uomo e appunto la peste, un imbuto infinito in cui, se ci vivi, ti infili ogni giorno come per un viaggio qualsiasi.

 

colera in mozambico

Il mondo delle maledizioni bibliche, fame guerre epidemie, dove un ospedale, quando c' è, ha un bacino di utenza di 350 mila persone; dove puoi vedere statistiche di bambini che muoiono di morbillo (nel terzo millennio!) o per il morso di un cane rognoso che come lui rovistava tra i rifiuti (non c' è l' antidoto contro la rabbia). Dove non usa che gli uomini piangano. E nessuno può aver paura. Un virus in più non fa crescere certo il loro affanno di tagliati fuori.

 

colera in africa

Guardare gli invisibili Forse ci aiuterà, ad affrontare i nostri guai epidemici e avere meno paura, consultare le cifre della Sanità in Africa, che, purtroppo, non è quella dei villaggi vacanza e degli economisti che si fregano le mani per le cifre della Crescita del continente. Ma non si accorgono che la ricchezza aumenta, sì, ma va nelle mani di una quarantina di manigoldi, i presidenti, con cui facciamo affari.

 

Si scopre che migliaia di persone muoiono ogni anno di colera, dengue, listeriosi, febbre di lassa. Che in Madagascar c' è stata una micidiale epidemia di peste, quella vera, davvero manzoniana. E c' è ebola: ricordate ebola nel 2014, la fiammata brutale di febbre che in Africa occidentale causò la morte ventimila persone? In Congo l' epidemia non è mai finita, sonnecchia, guizza, uccide. Dalla Nigeria al Sudan, dallo Zambia al Centrafrica, il timore di infettarsi, di morire, non è che un immenso fatale disturbo. La paura è una faccenda tra noi e noi; gli altri, quelli del terzo mondo, non compaiono nella fotografia.

Forse guardarli ci aiuterà ad avere più coraggio.

dengue in africa

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…