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SALVINI, IL SABOTATORE – IL SEGRETARIO DELLA LEGA, GRANDE AMMIRATORE DI PUTIN, NON HA PROFERITO PAROLA DI FRONTE ALL’INUSITATO ATTACCO DI MOSCA A MATTARELLA: HA MANDATO AVANTI IL DEPUTATO PAOLO FORMENTINI, CON UNA DICHIARAZIONE DI RITO (SPOMPISSIMA) – IL FU TRUCE DEL PAPEETE, INVECE, QUANDO SI TRATTA DI MENARE SULL’UNIONE EUROPEA, PER LA GIOIA DI “MAD VLAD” E TRUMP, È SEMPRE IN PRIMA FILA, E SCADE NEL TURPILOQUIO: “VON DER LEYEN FERMI LA CAZZATA DEL GREEN DEAL”

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DAZI. SALVINI: VON DER LEYEN FERMI CAZZATA GREEN DEAL E PATTO STABILITÀ NON MUOVE UN DITO PER QUELLO CHE PUÒ FARE UE SENZA TRUMP

(DIRE) - "Al di là del tema dei dazi su cui sta lavorando la Commissione, quello che contesto alla presidente von der Leyen è il fatto che non stia muovendo un dito per quello che può fare lei senza Trump, ovverosia fermare le regole che limitano le crescite dei Paesi a partire dal patto di stabilità.

 

Perché Ursula von der Leyen ancora oggi, 31 luglio 2025, non ferma il Green Deal, che è una fesseria, e non ferma il patto di stabilità che in questo momento blocca le economie?

 

Non è colpa di Trump, non è colpa di Putin, non è colpa di Zelensky, non è colpa dei sovranisti. Se non lo fa sbaglia e condanna le imprese italiane e l'economia italiana, perché questo dipende solo da lei".

 

MATTEO SALVINI E PUTIN

Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio, ministro delle Infrastrutture e Trasporti e segretario federale della Lega Matteo Salvini, a margine di una conferenza stampa in Senato.

 

Per Salvini, von der Leyen "deve riconoscere l'errore fatto con il Green Deal che è una cazzata, è insostenibile nei modi dei tempi, è una condanna alle nostre imprese, ai nostri cittadini, alle nostre famiglie.

 

Il patto di stabilità che ci impedisce di investire per aumentare stipendi e aprire ospedali è una sciocchezza in questo momento. Perché non lo fa? Ursula, perché non lo fai?". Chi la sostiene dovrebbe trarne le conseguenze? "No, chi la sostiene glielo dovrebbe chiedere con la stessa forza con cui glielo chiede chi non l'ha mai sostenuta", ha chiosato il segretario della Lega.

 

ALEXEY PARAMONOV - AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA

Mosca contro Mattarella: "È russofobo" Interviene Meloni: "Solo propaganda"

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”

 

Alexey Paramonov, l'ambasciatore russo in Italia, è stato convocato ieri mattina alla Farnesina. Gli è stata contestata la scelta di Mosca di inserire i nomi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del ministro degli Esteri Antonio Tajani e di quello della Difesa Guido Crosetto in una lista di personalità occidentali «russofobe», accusate di «incitamento all'odio».

 

I nominativi compaiono al fianco di quelli di altri politici europei e americani di rilievo, dal presidente francese Emmanuel Macron alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, fino all'ex presidente Usa Joe Biden, tutti raccolti - scrive la Repubblica - in una sezione del sito del ministero degli Esteri russo, con loro dichiarazioni, stralci di interviste, interventi pubblici.

 

[…]

 

SALVINI CON LA MAGLIA DI PUTIN

La Farnesina reagisce: «Da parte italiana - viene fatto sapere con una nota, al termine dell'incontro con Paromonov - non sono mai stati espressi propositi contro la Federazione o la popolazione russa». Per la Russia, invece, è «esagerata» l'iniziativa della Farnesina e dall'ambasciata viene offerta una replica dal sapore provocatorio: «In linea con il noto proverbio "non serve a niente dare la colpa allo specchio se la faccia è brutta" - si legge - possiamo affermare che il ministero degli Esteri italiano ha chiaramente esagerato convocando l'ambasciatore russo».

 

E insiste: «I politici italiani citati nella pubblicazione hanno realmente fatto una serie di affermazioni inappropriate e poco diplomatiche nei confronti della Russia, che possono essere spiegate solo con la manifestazione dei loro sentimenti russofobi». E conclude, con tono sarcastico: «Il dialogo, anche su argomenti così marginali e scandalosi è comunque meglio della sua assenza».

 

MATTEO SALVINI CON MAGLIETTA DI PUTIN AL PARLAMENTO EUROPEO

Si solleva quindi un coro trasversale, nelle istituzioni e nei partiti italiani, a difesa del Quirinale e in solidarietà con i ministri inseriti in quella sorta di lista di proscrizione. Quella russa, scrive Giorgia Meloni, «non è altro che l'ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l'attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca, ben note alla comunità internazionale e che la comunità internazionale ha condannato fin dall'inizio». Reagisce anche la segretaria del Pd Elly Schlein, definendo «inaccettabile, grave e inqualificabile» l'operazione di propaganda russa. Intervengono tutti.

 

Anzi, quasi tutti. Manca Matteo Salvini. Quando c'è da esprimere solidarietà a Mattarella, il leader della Lega non interviene mai in prima persona. Lascia andare avanti il deputato e responsabile Esteri del partito, Paolo Formentini, che responsabilmente offre «piena solidarietà» al Capo dello Stato.

 

GIORGIA MELONI E I DAZI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

È un copione che si è già ripetuto tre volte da gennaio, sempre dopo attacchi al Colle da parte della Russia. Salvini, invece, da inizio anno ha offerto solidarietà ai Carabinieri, alla Polizia, più genericamente agli «uomini e donne in divisa», ai due compagni di partito indagati Angelo Ciocca e Andrea Ceffa, a don Coluccia, al presidente della Calabria Roberto Occhiuto, al ministro Matteo Piantedosi, a Meloni, al partito di estrema destra tedesco Afd, a una giornalista Mediaset, al nazionalista rumeno Calin Georgescu, a «tutti quelli che portano il peso della tragedia della foiba di Basovizza», ai 92 mila dipendenti del gruppo Fs», alla deputata M5S Chiara Appendino.

Aleksej Paramonovgiorgia meloni rai cavallo viale mazzini

Carri armati russiMATTEO SALVINOV - MEME

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