elena maraga

“NON MI SONO MAI SPINTA NELLA PORNOGRAFIA. IL PROBLEMA NON SONO I BAMBINI, MA LA SESSUOFOBIA E L’IPOCRISIA DEGLI ADULTI” – LO SFOGO DI ELENA MARAGA, L’INSEGNANTE TREVIGIANA DI 29 ANNI, DA OLTRE UN MESE NEL CICLONE PER IL SUO SECONDO LAVORO SU ONLYFANS: “MI HA DENUNCIATO LA COMPAGNA DEL PADRE DI UN BAMBINO DELLA MIA CLASSE, MIO ABBONATO. I MIEI GENITORI? VIVO CON LORO PERCHÉ PRENDEVO 1200 EURO. IN ITALIA LA DIGNITÀ PERDUTA APPARTIENE A CHI NON RIESCE PIÙ A VIVERE DEL PROPRIO LAVORO, NON A CHI PER RIUSCIRCI ACCETTA DI MOSTRARE UNA COSCIA A UOMINI CHE NON VOGLIONO AFFRONTARE IL GELO CHE LI SEPARA DALLA COMPAGNA…”

Estratto dell’articolo di Giampaolo Visetti per la “Repubblica”

 

elena maraga 9

«Sono un’esibizionista, mi piace mostrare il mio corpo e ricevere complimenti per la mia bellezza. Sono cresciuta però anche in una famiglia cattolica, sono credente e facevo la maestra nella scuola materna parrocchiale del mio paese. Non ho commesso reati e fuori dell’orario di lavoro rivendico il diritto alla libertà personale: per questo non posso accettare, attraverso il licenziamento, di essere pubblicamente umiliata e condannata alla disoccupazione da un’istituzione che si appella a valori morali, pur scossa internamente da scandali sessuali occultati per decenni».

 

L’appuntamento con Elena Maraga, insegnante trevigiana di 29 anni, da oltre un mese nel ciclone per il suo secondo lavoro su OnlyFans, è a Varago davanti alla chiesa di Maria Assunta, piazza Croce, angolo via don Pastega. […]

 

Considera compatibile mostrarsi nuda sui social e accudire i bambini in una scuola materna cattolica?

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«Non mi sono mai spinta nella pornografia. Solo per chi paga di più arrivo a togliermi la biancheria: in spiaggia si vedono spettacoli ben più espliciti. Il problema non sono i bambini, ma gli adulti: la loro sessuofobia, l’ipocrisia che li induce a processare in pubblico chi nel privato cercano per dimenticare la loro solitudine».

 

Come hanno reagito i suoi genitori?

«L’hanno saputo dai media, dopo la denuncia della compagna del padre di un bambino della mia classe, mio abbonato. I miei vanno regolarmente alla messa del parroco che presiede la scuola che mi ha licenziato. Non concordano con la mia scelta, hanno paura che un giorno io possa vergognarmi per quelle immagini. Non mi hanno chiesto di smettere, ma il problema è che vivo ancora con loro».

 

Perché?

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«Sono laureata in Scienze dell’educazione e per anni ho insegnato da precaria. Solo dal settembre 2021 mi hanno assunto come educatrice a tempo indeterminato. Prendevo 1200 euro al mese, non potevo permettermi un affitto. In febbraio ho provato a esibirmi su OnlyFans per diventare indipendente. In questi giorni ricevo centinaia di messaggi da maestri e prof nelle mie condizioni.

 

Ognuno si arrangia come può: in Italia la dignità perduta appartiene a chi non riesce più a vivere del proprio lavoro, non a chi per riuscirci accetta di mostrare una coscia a uomini che non vogliono affrontare il gelo che li separa dalla compagna».

 

Non tutti i lavoratori a basso reddito si spogliano: non crede ci siano opzioni alternative?

«Faccio body building, curo il fisico e mi piace esibirlo. Ero una bambina timidissima, allenamento e dieta mi hanno donato l’autostima. Ho scoperto che il popolo della Rete paga per guardare e per trovare qualcuno con cui parlare: in un mese, dedicandosi a tempo pieno, su OnlyFans si guadagna dieci volte di più che a scuola: mi sono detta perché no, la giovinezza presto scompare».

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Nel suo paese qualcuno, difendendola, l’ha paragonata a “Bocca di rosa”, la prostituta cantata da Fabrizio De André: condivide l’analogia?

«L’ipocrisia della condanna pubblica e curiale, l’invidia femminile, sono le stesse. La sostanza è diversa: mai fatto sesso a pagamento, se pure non mi risulta sia più reato».

 

Cosa l’ha più colpita nel suo licenziamento per “comportamento inappropriato”?

«La freddezza della mia scuola e del mio parroco: mi hanno condannato senza ascoltarmi. Le mie colleghe maestre sono sparite all’istante, terrorizzate dalle ritorsioni per un gesto di amicizia. […]».

[…]

 

Porterà in tribunale i dirigenti scolastici che l’hanno cacciata?

«Vengo da una famiglia semplice e sono rimasta senza lavoro. L’avvocato che mi seguiva, costava più dell’ipotetico risarcimento. Non posso permettermi una difesa in linea con i tempi della giustizia italiana. Solo i sindacati cercano ora una conciliazione. […]»

 

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Teme il bavaglio agli insegnanti, annunciato da Giuseppe Valditara, ministro all’Istruzione?

«Ho paura di un Paese che accetta l’umiliazione del lavoro sottopagato, la censura contro i dipendenti pubblici, la discriminazione di chi dispone liberamente del proprio corpo».

 

E adesso cosa farà?

«Un corso per personal trainer: sogno di trasferirmi in Spagna, per scappare dalla gogna e dal dolore».

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