tavecchio appoggio

DAGLI AL TAVECCHIO! OLTRE AGLI ATTACCHI DI ANDREA AGNELLI (E MALAGÒ) CONTRO IL CANDIDATO FAVORITO PER LA FIGC ANCHE UNA DENUNCIA PER CALUNNIA E UN DOSSIER IN PROCURA: SPESE ALLEGRE, CONFLITTI DI INTERESSE E QUELLO STRANO DOPPIO SALVATAGGIO DEL MESSINA

Tommaso Rodano e Carlo Tecce per il “Fatto quotidiano

 

lotito tavecchio lotito tavecchio

O passa, e ne mancano cinque all’annunciata investitura in Federcalcio, il ragionier Carlo Tavecchio arruola dissidenti, smarrisce elettori: resiste però, faticosamente resiste. Nonostante le perplessità di Giovanni Malagò (Coni), dei calciatori più famosi e di qualche squadra di serie maggiore o inferiore. Il padrone dei Dilettanti, che dal ‘99 gestisce un’azienda da 700.000 partite a stagione e da 1,5 miliardi di euro di fatturato, com’è da dirigente?

 

Dopo aver conosciuto le sue non spiccate capacità oratorie, tra donne sportive handicappate e africani mangia-banane, conviene rovistare nel suo passato. E arriva puntuale una denuncia per calunnia contro Tavecchio, depositata in Procura a Varese due giorni fa, a firma Danilo Filippini, ex proprietario dell’Ac Pro Patria et Libertate, a oggi ancora detentore di un marchio storico per la città di Busto Arsizio.

 

Per difendersi da una querela per diffamazione – su un sito aveva definito il candidato favorito alla Figc un “pregiudicato doc” – Filippini ha deciso di attaccare: ha presentato documenti che riguardano il Tavecchio imprenditore e il Tavecchio sportivo, e se ne assume la responsabilità.

 

Oltre a elencare le cinque condanne che il brianzolo, già sindaco di Ponte Lambro, ha ricevuto negli anni (e per i quali ha ottenuto una riabilitazione) e i protesti per cambiali da un miliardo di lire dopo il fallimento di una sua azienda (la Intras srl), Filippini allega una lettera, datata 24 ottobre 2000, Tavecchio era capo dei Dilettanti dal maggio ‘99.

tavecchiotavecchio

 

IL “PRIVATE BANKING” E IL VICE SI DIMETTE

Luigi Ragno, un ex tenente colonnello dei Carabinieri, già commissario arbitrale, vice di Tavecchio, informa i vertici di Lega e Federazione di una gestione finanziaria molto personalistica del presidente. E si dimette. “Mi pregio comunicare che nel corso del Consiglio di Presidenza – si legge – è stato rilevato che la Lega intrattiene un rapporto di conto corrente presso la Cariplo di Roma, aperto successivamente al Primo Luglio 1999 (…).

 

L’apertura del conto corrente appare correlata alla comunicazione del Presidente di ‘avere esteso alla Cariplo, oltre alla Banca di Roma già esistente, la gestione dei fondi della Lega. Entrambi gli Istituti hanno garantito, oltre alla migliore offerta sulla gestione dei conti, forme di sponsorizzazione i cui contenuti sono in corso di contrattazione”.

de laurentis lotito tavecchiode laurentis lotito tavecchio

 

Quelle erano le premesse, poi partono le contestazioni a Tavecchio: “Non risulta che alcun organo collegiale della Lega sia mai stato chiamato a esprimere valutazioni in ordine a offerte formulate dagli Istituti di credito di cui sopra”. “Risulta che non sono state prese in considerazione dal presidente più di venti offerte di condizione presentate in busta chiusa da primarie banche che operano su Roma, le quali erano state contattate dal commissario”. “Non risulta che né la Banca di Roma né la Cariplo abbiano concluso con la Lega accordi di sponsorizzazione”.

 

“Nella sezione Attività della situazione patrimoniale del bilancio della Lega non appare, nella voce ‘banche’, la presenza del conto corrente acceso presso Cariplo”. “Nella sezione Attività della situazione patrimoniale, alla voce ‘Liquidità/Lega Nazionale Dilettanti’ risulta l’importo di Lire 18.774.126.556, che non rappresenta, come potrebbe sembrare a prima vista, il totale delle risorse finanziarie dei Comitati e delle Divisioni giacenti presso la Lega, bensì è costituito da un saldo algebrico tra posizioni creditorie e posizioni debitorie nei confronti della Lega”.

 

Segue una dettagliata tabella dei finanziamenti ai vari Comitati regionali, e viene così recensita: “Il presidente della Lega ha comunicato che ai suddetti ‘finanziamenti di fatto’ è applicato il tasso di interesse del 2,40%, la cui misura peraltro non è stata stabilità da alcun organo collegiale”.

Andrea  Agnelli Andrea Agnelli

 

Il vice di Tavecchio fa sapere di aver scoperto anche un servizio di “private banking”, sempre con Cariplo, gestito in esclusiva dal ragionier brianzolo: “Nessun Organo collegiale della Lega ha mai autorizzato l’apertura di tale rapporto (…) e mai ha autorizzato il presidente a disporre con firma singola (…)

 

Trattasi di un comportamento inspiegabile e ingiustificabile, anche in considerazione della consistenza degli importi non inferiore ai venti miliardi di lire”. Ragno spedisce una raccomandata alla Cariplo, e si congeda dai Dilettanti di Tavecchio: “Di fronte all’accertata mancanza di chiarezza, di trasparenza e di correttezza e di gravi irregolarità da parte del massimo esponente della Lega, non mi sento di avallare tale comportamento gestionale e comunico le immediate dimissioni”.

 

GLI OCCHI CHIUSI SUL MESSINA PER DUE VOLTE

Per comprendere la natura del consenso costruito minuziosamente da Tavecchio nella gestione della Lega Dilettanti, un caso esemplare è quello del Messina calcio. La società siciliana approda in Lnd nella stagione sportiva 2008-2009. La famiglia Franza è stufa del suo giocattolo, vorrebbe vendere la squadra, ma non trova acquirenti. Il Messina è inghiottito dai debiti.

demetrio albertinidemetrio albertini

 

Dovrebbe militare in serie B, ma il presidente Pietro Franza non l’iscrive al campionato cadetto: deve ricominciare dai dilettanti. Il problema è che il Messina è tecnicamente fallito (la bancarotta arriverà dopo pochi mesi) e non avrebbe le carte in regola nemmeno per ripartire da lì. E invece Tavecchio, con una forzatura, firma l’iscrizione dei giallorossi alla Lega che dirige.

 

L’uomo chiave si chiama Mattia Grassani, principe del foro sportivo e, guarda caso, consulente personale di Tavecchio e della stessa Lnd: è lui a curare i documenti (compreso un fantasioso piano industriale per una società ben oltre l’orlo del crac) su cui si basa l’iscrizione dei siciliani. In pratica, si decide tutto in casa.

 

Nel 2011 il Messina, ancora in Lega dilettanti, è di nuovo nei guai. Dopo una serie di vicissitudini, la nuova società (Associazione Calcio Rinascita Messina) è finita nelle mani dell’imprenditore calabrese Bruno Martorano.

 

La gestione economica non è più virtuosa di quella dei suoi predecessori. Martorano firma in prima persona la domanda d’iscrizione della squadra alla Lega. Non potrebbe farlo: sulle sue spalle pesa un’inibizione sportiva di sei mesi. Non solo.

 

giovanni malagogiovanni malago

La documentazione contiene, tra le altre, la firma del calciatore Christian Mangiarotti: si scoprirà presto che è stata falsificata. Il consulente del Messina (e della Lega, e di Tavecchio) è sempre Grassani: i giallorossi anche questa volta vengono miracolosamente iscritti alla categoria. Poi, una volta accertata l’irregolarità nella firma di Mangiarotti, la sanzione per il Messina sarà molto generosa: appena 1 punto in classifica (e poche migliaia d’euro, oltre ad altri 18 mesi di inibizione per Martorano).

 

IL CATERING DI MAMBELLI E IL MATRIMONIO COL TIMBRO

Tavecchio, come noto, è l’uomo che istituisce la commissione “per gli impianti sportivi in erba sintetica” affidandola all’ingegnere Antonio Armeni, e che subito dopo assegna la “certificazione e omologazione” degli stessi campi da calcio alla società (Labosport srl) partecipata dal figlio, Roberto Armeni. Non solo: la Lega Nazionale Dilettanti di Tavecchio ha un’agenzia a cui si affida per l’organizzazione di convegni, cerimonie ed assemblee. Si chiama Tourist sports service.

 

Uno dei due soci, al 50 per cento, si chiama Alberto Mambelli. Chi è costui? Il vice presidente della stessa Lega dilettanti e lo storico braccio destro di Tavecchio. Un’amicizia di lunga data. Nel 1998 Tavecchio è alla guida del comitato lombardo della Lnd. C’è il matrimonio della figlia di Carlo, Renata. Mambelli è tra gli invitati. Piccolo particolare: sulla partecipazione c’è il timbro ufficiale della Figc, Comitato Regionale Lombardia. Quando si dice una grande famiglia.

il presidente napolitano con malago foto mezzelani  gmt118il presidente napolitano con malago foto mezzelani gmt118

 

 

2. LA VOCE GROSSA

Massimiliano Nerozzi per “La Stampa”

 

Dalla coda dell’Asia, dove la Juve è in tournée, si punta al cuore dell’Europa: «Questo è un anno interessante per noi - racconta Andrea Agnelli, parlando a Bloomberg Tv - e vogliamo riconfermarci in Italia e fare il meglio possibile in Europa: dove dobbiamo recuperare terreno e puntare ad entrare nelle prime otto».

 

Obiettivo quarto scudetto filato, insomma, e il jet set della Champions, dalla quale i bianconeri erano usciti malamente la scorsa stagione, sotto la neve di Istanbul. Non sarà semplice, visti i nemici: «A oggi - continua Agnelli - Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco e Manchester United sono davanti a tutti», ma la fiducia è di aver assemblato una Juve ancora più forte. O almeno così confida il presidente bianconero:

 

«Abbiamo avuto un’interessante finestra di calciomercato, con l’arrivo di giocatori del calibro di Evra, Morata, Pereyra e Romulo a rinforzare una rosa che ha conquistato tre scudetti consecutivi». E Vidal non è in vetrina: «Non abbiamo messo nessun giocatore sul mercato», sottolinea Agnelli.

 

Il numero uno della Juve parla della rinascita: «Abbiamo vissuto quattro anni interessanti, in cui la Juve ha assistito a una inversione di tendenza su larga scala a livello sportivo e manageriale - argomenta Agnelli - e uno dei pilastri di questa strategia è quello dell’internazionalizzazione del brand». Per questo i bianconeri si sono spinti in Estremo Oriente: «Nel corso della passata stagione siamo andati a Tokyo e abbiamo svolto molta attività a livello digitale in Asia, ma ora è bello essere qui fisicamente per rinsaldare il vincolo che ci lega ai nostri fan di persona».

MATTIA GRASSANIMATTIA GRASSANI

 

Quelli che, a centinaia, l’altra sera avevano accolto i bianconeri in Indonesia: «Siamo la squadra più tifata in Italia con 14 milioni di tifosi - ricorda Agnelli - ai quali si aggiungono altri 180 milioni nel mondo, da raggiungere. Mentre si sono avvicinati a noi in termini di sogni e passione, rimangono fisicamente distanti dall’azione. L’unico modo di connettersi con loro è tramite l’universo digitale, ed è un’opportunità che continuiamo a esplorare».

 

E non sempre è facile, se il calcio italiano continua a farsi del male: per dire, di questi tempi sulle tv americane, ormai siamo quelli dei «banana eaters», dei mangia banane. Il solito figurone, sul quale Agnelli torna: «Non c’è nessun piano né idea condivisa sulla direzione che il sistema calcio dovrebbe prendere. Alle elezioni della Federcalcio abbiamo un candidato che parla di giocatori che mangiano banane, anziché delineare le sue proposte per farci progredire».

 

Con Fox Sports Asia, il presidente torna su Antonio Conte: «Sono stato molto contento del lavoro degli ultimi tre anni, perché lui ci ha lasciato con la vittoria di tre titoli consecutivi». E del l’addio del tecnico: «Sono stati giorni davvero confusi, abbiamo deciso insieme che lui lasciasse la Juve e sono contento per come si sono comportati Marotta e Paratici nelle 18 ore successive. Penso che siamo stati fortunati a trovare disponibile Allegri - chiude Agnelli - e a iniziare questa avventura con nuovo entusiasmo e la stessa voglia di sempre». Resta la parte più difficile, vincere ancora.

 

 

 

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