fontana cassinelli dotti

ARIANNA FONTANA RACCONTA CHI E COME L’HA FATTA CADERE: "DOTTI E CASSINELLI FANNO TRAIETTORIE PERICOLOSE DAVANTI A ME, E MI DICONO CHE NON MI VOGLIONO AGLI ALLENAMENTI. IL GIORNO DEL CONTATTO CON DOTTI ARRIVA: A 50 KM/H CONTRO LE BALAUSTRE" - L’ATLETA PIÙ MEDAGLIATA ALLE OLIMPIADI ATTACCA IL PRESIDENTE DELLA FEDERGHIACCIO GIOS: “HA DETTO CHE I RAGAZZI SONO GLI SPARRING PARTNER IDEALI PER CRESCERE. QUINDI IL CONTATTO IN PIENA VELOCITÀ CON UN UOMO CHE PESA VENTI CHILI PIÙ DI ME SAREBBE UTILE? MA DI COSA STIAMO PARLANDO? E’ UN AMBIENTE TOSSICO. IN ITALIA È UN ASILO…"

Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

 

arianna fontana

«Hanno detto che non sono una leader, che ho spaccato la Nazionale. Non sono mai stata una da grandi discorsi: faccio parlare i risultati. Essere sul ghiaccio da 16 anni è un modo di essere leader. Se non mi interessasse la squadra, oggi starei zitta».

 

Arianna Fontana dal 2006 è lo short track italiano. Con i tre podi di Pechino (un oro, due argenti) è diventata l'azzurra più medagliata alle Olimpiadi della nostra storia sportiva (11, una in più della Belmondo). Polemiche, accuse, lacrime, trionfi: a Pechino 2022 non si è fatta mancare nulla. Questa è la sua verità. «È dal 2010 che vivo male certe situazioni con gli allenatori.

 

tommaso dotti

Mi stavano trasformando in una fondista: avevo quasi perso le mie doti di sprinter. In avvicinamento a Vancouver, ho imparato a gestirmi da sola. Dopo il Canada i tecnici sono Eric Bedard e Kenan Gouadec, coppia formidabile. Ma dura poco. Da Sochi 2014 in poi, rimane solo Gouadec. Deve gestire 15-20 atleti, troppi: Anthony Lobello, ex pattinatore nel frattempo diventato mio marito, si offre di dargli una mano. Ti faccio il ghiaccio e le lame, propone. Cose pratiche, non di allenamento. Non avrai mai niente a che fare con il team, si sente rispondere.

 

Ci rimaniamo malissimo: Kenan era al nostro matrimonio. Da lì in poi, le cose peggiorano. È spesso in ritardo, a volte non lucidissimo: non è più lui. Scema la fiducia di tutta la squadra. Sanfratello (oggi segretario della Federghiaccio, ndr ) sa tutto. Mi rendo conto che devo trovare una soluzione. Alla fine di una lunghissima riflessione, scelgo Anthony come allenatore. Nel maggio 2017 diventa ufficiale. Sul ghiaccio lavoro con Gouadec, fuori con mio marito. Kenan non la prende bene, inizia a fare un ostruzionismo sciocco. Mi metto il paraocchi e tiro dritto verso Pyeongchang 2018: c'è il primo oro individuale da vincere. In Corea, infatti, il lavoro paga.

ARIANNA FONTANA E IL MARITO

 

Rientrati in Italia, il Coni ha un'idea: Anthony c.t. delle ragazze. Sei sprecato a lavorare solo con Arianna, gli dice Sanfratello. Ma quando lui chiede di impostare a modo suo il quadriennio olimpico, chiede autonomia, espone la sua visione fatta anche di umanità e sensibilità, l'accordo salta e la Federghiaccio ritira la proposta. Eppure siamo atleti, non macchine».

 

Festival di allenatori «Gouadec diventa d.t. ma gestisce la squadra dall'Australia; per una stagione arriva un americano, poi un francese, Ludovic Mathieu. Siamo a Baselga di Pinè, il presidente Gios mi propone di riunirmi al gruppo. Anthony è netto: Mathieu non ha capito nulla di Arianna, le strade restano separate. Quello che succede poco dopo a Courmayeur, gli dà ragione. Mathieu mi chiede di pattinare con i ragazzi: Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli si mettono a fare tracce pericolose davanti a me, cambi di direzione, accelerano e decelerano. Roba pericolosa.

ARIANNA FONTANA

 

Parlottano, è palese a tutti: vogliono farmi cadere. Diventano sempre più aggressivi, io mi tengo a distanza, finisco l'allenamento, me ne vado. Alla riunione tecnica del giorno dopo, ammettono: non ci sta bene che ti alleni con noi. Mi aspetto conseguenze, invece la Federazione butta il problema su mio marito: dà fastidio vederlo sul ghiaccio. Morale: Cassinelli smette, ma Dotti continua con i suoi giochetti per tutta la stagione. Un ambiente tremendo. Ogni giorno mi sveglio con l'angoscia e il mal di stomaco, chiedendomi: oggi cosa succederà? Cosa faremo io e Anthony di sbagliato? E il giorno del contatto tra me e Dotti, naturalmente, arriva: vado dritta contro le balaustre a 50 all'ora, la caviglia si gonfia.

arianna fontana sochi foto mezzelani gmt

 

 A Salt Lake City, in Coppa del Mondo, per precauzione rinuncio alla staffetta. Gios mi manda a dire che o partecipo o faccio le valigie. Sempre lui, a Pechino, ha detto che i ragazzi sono gli sparring partner ideali per crescere, che dovrei ringraziarli. Quindi il contatto in piena velocità con un uomo che pesa venti chili più di me sarebbe utile? Ma di cosa stiamo parlando...? In Giappone Dotti ci riprova: accelera, io imposto la traccia in modo da bloccarlo, a fine allenamento le altre azzurre vengono da me a congratularsi».

 

Cultura sportiva

Andrea Gios

«A un anno da Pechino, la Federazione cambia di nuovo c.t. Dal Canada arriva Fred Blackburn. Penso: finalmente uno bravo con cui impostare il lavoro. Concordiamo gli allenamenti in funzione della staffetta. Due mesi prima dei Giochi se ne va e torna Gouadec. Tutto assurdo. Il vero problema è che un atleta ha il diritto di allenarsi in un ambiente sereno, il nostro invece è tossico: nel linguaggio, nei pensieri, negli atteggiamenti da bulli di certi colleghi.

andrea cassinelli

 

Tutti hanno paura di esprimersi, ci sono giovani appena entrati in squadra che vogliono già smettere. È importante che l'atleta venga ascoltato, non usato come mezzo per arrivare alle medaglie. C'è un tema di cultura sportiva da cambiare: in Italia è un asilo, manca professionalità. Io a Milano-Cortina 2026 ci vorrei arrivare, chiudere ai Giochi italiani come ho iniziato sarebbe una favola ma altri quattro anni così non li faccio».

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