aurelio picca fratelli bianchi

“ATTRIBUIRE I FATTI DI COLLEFERRO AL FASCISMO O AL PATRIARCATO È UNA PERVERSIONE CULTURALE” - AURELIO PICCA: “QUESTI RAGAZZI UBRIACHI DI LIBERTÀ SONO ORFANI DI DOVERE E DISCIPLINA. È IL PADRE A MANCARE OGGI. COSÌ COME SONO SCOMPARSI LA GERARCHIA E IL CORPO A CORPO CON LA REALTÀ. QUANDO FACEVO L’INSEGNANTE E GLI STUDENTI MI MOSTRAVANO LE FOTO PORNO, IO CHIEDEVO…”

Aurelio Picca

Francesco Borgonovo per La Verità

 

Aurelio Picca ha da poco pubblicato un romanzo splendido, Il più grande criminale di Roma è stato amico mio (Bompiani), che la ferocia e la violenza non ha paura di affrontarle con il petto scoperto.

 

Anche per questo, forse, Picca era l' intellettuale più adatto per commentare la brutalità di Colleferro che è costata la vita al povero Willy. Lo ha fatto in un articolo per Repubblica che ha toccato temi centrali, per lo più trascurati nello scomposto «dibattito» di questi giorni.

 

Picca, ad esempio, parla tanto di «combattimento», dopo che per giorni se ne è discusso a sproposito, portando sul banco degli imputati addirittura le arti marziali praticate dai fratelli Bianchi. Alla violenza spietata di Colleferro, lo scrittore oppone l' idea di uno scontro con la realtà che significa, certo, lotta, ma anche e soprattutto assunzione di responsabilità.

WILLY 1

 

Alla cultura da piccoli gangster del «tutto e subito» - descritta anni fa in un celebre libro dal francese Morgan Sportés, che appunto si occupava di violenza giovanile - Picca contrappone una forma di combattimento che consiste, più che altro, nel diventare adulti.

 

C' è un passaggio commovente nel suo articolo, quello in cui scrive: «Abbiamo concesso una ridicola libertà abolendo la disciplina, il dovere, la gerarchia». È da questa libertà in eccesso che origina la violenza di Colleferro?

funerali willy

«Io vengo da una famiglia repubblicana mazziniana. E per i miei genitori mazziniani, la questione della libertà era indissolubilmente legata al dovere. Non esisteva la libertà nel senso in cui l' intendiamo adesso, come progresso libero, sciolto da ogni limite... La libertà che intendo io è prima di tutto responsabilità individuale. Rispetto a sé stessi, al proprio lavoro, alla società. Ma questa responsabilità, questo senso del dovere, sono ormai perduti da tanto tempo».

willy

 

Essere liberi, dunque, significava anche combattere.

«Nel mondo in cui sono cresciuto vigeva una legge quasi biblica direi, sicuramente patriarcale, una sorta di ferocia naturale. Io sono stato educato alle cose difficili. Perché uno che, fin da bambino, non sapeva fare le cose difficili, come poteva allenarsi ad affrontare la realtà e a essere libero nel mondo? La difficoltà e la lotta ti rendevano libero, non la semplicità e la facilità. È questo che oggi tutti hanno smarrito».

 

gabriele bianchi

La lotta che sta descrivendo è una sorta di «buona battaglia», non una espressione di violenza cieca e senza limiti.

«Ho fatto tante cose nella vita, anche l' insegnante. Proprio io, che non amavo tanto la scuola, a un certo punto ho fatto il concorso e chissà come l' ho passato. I primi dieci anni a contatto con i ragazzi sono stati come la seconda giovinezza, anzi forse proprio la prima.

Allora ho scritto L' esame di maturità, che di fatto era un corpo a corpo con i ragazzi.

willy

Quando venivano in cattedra e mi mostravano le foto porno, io chiedevo: ma queste donne le puoi toccare, le puoi avvicinare, che te ne fai della carta? Allo stesso tempo, però, pretendevo che mandassero a memoria l' Inferno di Dante. Pretendevo da loro, appunto, il corpo a corpo con la realtà».

gabriele bianchi in umbria

 

Di nuovo, quello che lei descrive è uno scontro fisico buono, che migliora.

«Nel mio articolo ho parlato di ferocia della realtà. Una ferocia che presupponeva il corpo a corpo, quello che i bambini avevano con gli arnesi con cui giocavano. Un tempo non c' era bisogno di essere sciuscià o poveri sfruttati per andare a bottega e imparare un mestiere.

 

È questo il corpo a corpo che intendo io, e che ti insegna a fronteggiare la realtà. Oggi se dici a un ragazzo di andare a fare il calzolaio, ti sputa in faccia. Io invece introdurrei l' artigianato come materia di studio nelle scuole. Mi piacciono il mondo artigiano, la piccola impresa, le famiglie che lavorano. Questa è l' Italia, non il grande capitale che ci ha reso schiavi».

 

Da questa «ferocia della realtà siamo passati però a un altro tipo di ferocia.

Quella appunto che è esplosa a Colleferro.

«Quella la chiamo ferocia della perversione. Perché è una perversione».

 

In che senso?

gabriele bianchi a positano

«La ferocia in sé non è soltanto cattiveria. È anche indice di vitalità, di forza animale e fisica. Non è farsi gonfiare i muscoli in palestra. Ma correre, lavorare, usare il corpo. Nella ferocia c' è il nostro istinto primordiale, che non cambia».

 

Non cambia, ma va controllato. Deve avere dei limiti. E la figura a cui spetta mettere limiti è quella del padre, che però sembra scomparso.

«Il padre simbolicamente è la legge, la madre è il latte, il sentimento e il ventre. E in effetti il padre non c' è più, è stato distrutto. Oggi ci sono più donne che uomini, ci sono più madri che padri. Il padre in quanto legge non esiste più, e se non ci sono legge e dovere, il territorio del nichilismo diventa una prateria sconfinata».

 

Eppure anche adesso sono in tanti a puntare il dito contro la «violenza maschile», la «società patriarcale»...

gabriele bianchi

«Non sono d' accordo con questo genere di cose. Io non ho procreato, ma con i miei studenti sono stato padre. Mi hanno amato come un padre e io li ho amati da padre. Non c' entra niente l' autoritarismo. Con i ragazzi, ad esempio, non ti puoi porre come il maestro che sa e che si impone sull' inferiore.

 

La potenza sta nell' autorevolezza, nell' accettare il corpo a corpo di cui parlavo prima. Devi essere il padre che dice al ragazzo: vediamo se sai fare questo, che non impone ma sfida ad assumersi una responsabilità. Il problema è che oggi anche i padri non hanno responsabilità».

 

Figuriamoci i figli...

«I padri di questi padri, quelli che oggi sono nonni, hanno a loro volta combattuto con i loro genitori. Li hanno combattuti per ragioni ideologiche, c' erano gli scheletri del dopoguerra nell' armadio e tutto il resto.

 

Ma i padri di adesso non devono combattere più nessuno, non hanno più il problema del dovere, della legge, della responsabilità. Che per me vengono prima di tutto. Oggi non si parla mai di doveri, soltanto di diritti. Il grande problema è che noi siamo organi di padre, della legge e dei doveri».

 

Lei parla di doveri, di autorità, di ordine. Tutto questo oggi viene combattuto. Finisce nel grande calderone del «fascismo» e demonizzato. Anche su Colleferro è stata chiamata in causa la «cultura fascista».

gabriele bianchi

«Questa cosa di tirare sempre in ballo il fascismo è una perversione culturale, vuol dire che non si conosce, non si sa... Io parlo di simboli, che sono eterni, qui il fascismo non c' entra niente. Il mio mito è San Michele Arcangelo, un combattente, l' unico che poteva avere il privilegio di guardare negli occhi Dio».

 

Ritorniamo sempre lì: alle battaglie che bisogna combattere, alla lotta buona...

«Sì. Io vorrei che i ragazzi riprendessero il corpo a corpo con la realtà. Ho scritto che dobbiamo abbandonare la prateria nichilista e tornare al lavoro, dove siamo campioni. Vorrei che i ragazzi riprendessero a giocare con i chiodi e con il martello, perché anche se si fanno male sono contenti lo stesso. Vorrei che li rimettessimo in pista, nel mondo. Che imparassero a combattere per assumersi le loro responsabilità».

willyaurelio piccaAurelio PiccaAURELIO PICCAAurelio PiccaAURELIO PICCAPICCA 6PICCA 1willy 5PICCA 7PICCA 2PICCA 8aurelio piccaPICCAAURELIO PICCAPICCA4gabriele bianchi

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...