BALO CON TOTTI: “MAGARI TORNASSE IN NAZIONALE”

Marco Ansaldo per "La Stampa"
Sarà che era la domenica delle Palme in cui si torna a casa con l'ulivo benedetto. Sarà che le cose gli girano bene come in pochi altri momenti della sua giovane vita. Sta di fatto che Mario Balotelli cancella l'ostile diffidenza: non prende percorsi inaccessibili per raggiungere la foresteria della Nazionale, sfila tra i tifosi, firma autografi, si mette in posa per le foto, abbraccia i bambini.

Parla e sorride, scostandosi dal cliché di orso bruno. Allora è vero che il ragazzo terribile del calcio italiano sta cambiando? «Avevo cominciato a cambiare già in Inghilterra risponde Balotelli -. La maturità si acquista con gli anni: prima ne avevo 17, poi 20 e adesso vado per i 23. L'esperienza delle cose buone e di quelle cattive fa crescere».
Stupisce che sia maturato in tre mesi. Prandelli dice che è perché in Italia ha sempre vicino chi le vuole bene e le fa capire quando sbaglia.

«Li avevo anche prima. Prandelli lo sa perché ha conosciuto una parte della mia famiglia e dei miei amici».

Per lei si è scatenata una popolarità in positivo, dopo gli anni in cui si parlava solo in negativo. Come lo spiega?

«Spero che sia perché sto simpatico a qualcuno e non antipatico a tutti. Dopo l'Europeo la popolarità è cresciuta, lo vedo da come si comporta la gente per strada. Prima solo i miei tifosi mi volevano bene, adesso succede anche un po' con gli altri».

Tranne a chi negli stadi continua a cantare «se saltelli muore Balotelli». Finirà mai?

«Mi dà fastidio e rabbia. Il problema è che stiamo sempre a parlarne perché contro il razzismo si sta migliorando troppo poco».

Ha ragione Boateng a dire che è un grande problema del calcio?

«Non soltanto del calcio. Se non lo si combatte tutti insieme, dal razzismo non se ne viene fuori».

Nel suo caso c'è anche una componente di livore verso i suoi atteggiamenti. C'è qualcosa che non rifarebbe?

«Non sbatterei più a terra la maglia dell'Inter come feci contro il Barcellona. Di tutto il resto non mi devo pentire, ho commesso gli errori di un ragazzo della mia età».

Galliani dice che presto vincerà il Pallone d'Oro, Prandelli la vede potenzialmente tra i primi cinque calciatori al mondo, El Shaarawy la mette al fianco di Messi e Ronaldo. Lei che ne pensa?

«Ringrazio tutti ma io sono io, né più forte né più scarso degli altri e vale anche per i paragoni con Riva e i campioni del passato. Mi sento bene, il mio potenziale lo conosco, vedo che sto migliorando e so di doverlo fare ancora».

In che cosa?

«Un po' in tutto ma nemmeno io so dire quanto».

Anche da calciatore però il miglioramento coincide con il ritorno in Italia. È ancora un caso?

«Succedeva anche prima ma non giocavo tanto e si vedeva meno».

Qual è ora il suo obiettivo?

«L'immediato è giocare bene a Malta e sbagliare meno gol che con il Brasile, come mi ha detto subito mio padre. Il più lontano è giocare bene con il Milan contro il Chievo»

Si è chiesto se il Milan oggi lotterebbe per lo scudetto se lei fosse arrivato prima?

«Mai posto il problema. Sono arrivato quando potevo arrivare».

El Shaarawy dice che siete la coppia simbolo della nuova Italia. Concorda?

«È bello che Nazionale e Milan puntino sui giovani e noi lo siamo. Con Stephan stiamo quasi sempre insieme, sono contento di aver trovato un vero amico in un compagno di squadra perché non succede sempre: io cercherò di aiutarlo come uomo e come calciatore e so che lui farà lo stesso con me».

Tra Nazionale e Milan c'è una differenza?

«Nel club ci si impegna molto ma in Nazionale ci si mette ancora di più il cuore. È qualcosa di speciale. Solo per la Nazionale non ho dormito prima di una partita: la finale dell'Europeo con la Spagna. Avrei voluto che fosse già giorno».

Dopo l'amichevole con il Brasile lei è stato a lungo nel loro spogliatoio. Erano stupiti del gioco dell'Italia?

«Non ne abbiamo parlato. C'era tanta musica».

Quanto influisce nella sua esplosione di goleador il modulo del Milan, il 4-3-3 che adotterà anche Prandelli?

«Così sto più vicino alla porta e ho più occasioni. Ma in quella posizione posso anche svariare molto e mi è più facile mandare in porta chi sta all'esterno: insomma mi piace».

Cosa cambierebbe se venisse Totti, da cui ebbe quel famoso calcio?

«Magari tornasse in Nazionale, è un fenomeno e i grandi campioni sono sempre ben accetti».

Balotelli, i suoi coetanei affrontano un futuro molto meno sicuro del suo. Come vede la loro condizione?

«Che in Italia ci sia un po' di casino l'ho capito anch'io che non so niente di politica. In Inghilterra mi sembrava ce ne fosse meno. Spero che trovino un accordo sul governo ma in realtà non so neppure bene di cosa sto parlando».

 

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