berlusconi e li yonghong

ALT! ‘BANKITALIA HA SEGNALATO TRE OPERAZIONI SOSPETTE ALLA GUARDIA DI FINANZA SULLA VENDITA DEL MILAN’. E ANCHE SE NON CI SONO PER ORA INCHIESTE PENALI, IL PROBLEMA DELLA SOCIETÀ SONO I CONTI BUCATI DEI CINESI, CHE SE TRA UN ANNO NON RESTITUISCONO TUTTO AL FONDO ELIOT, GLI CEDONO LA SQUADRA PER 320 MILIONI

 

 

1. VENDITA MILAN: IN PROCURA RAPPORTO GDF SU SEGNALAZIONI A UIF

 (ANSA) - In relazione alla vendita del Milan all'imprenditore cinese Yonghong Li è arrivata in Procura a Milano, nelle scorse settimane, una relazione della Gdf su tre 'segnalazioni di operazioni sospette' trasmesse dall'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia alle Fiamme Gialle. Lo si è appreso in relazione agli accertamenti che i pm dovranno effettuare per poi valutare se aprire o meno un fascicolo.

 

berlusconi li yonghong

"Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell' A.C. Milan" ha spiegato il procuratore Francesco Greco due giorni fa. Sul tavolo del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, nei giorni scorsi, è arrivato il rapporto del Nucleo di polizia tributaria della Gdf sulle tre 'sos', segnalazioni che banche, intermediari finanziari o altri operatori del settore sono tenuti a inviare all'Uif quando sospettano operazioni di presunto riciclaggio.

 

 

2. QUEI CONTI BUCATI CHE AFFONDANO IL PROGETTO DEL MILAN CINESE

Enrico Currò e Luca Pagni per ‘La Repubblica’ di ieri

 

 

Il progetto del Milan cinese, fragile creatura partorita dai 740 milioni di euro che nell' aprile scorso il misterioso Yonghong Li si impegnò a fare confluire nelle casse della Fininvest, a soli 9 mesi dal travagliato accordo è già a rischio di fallimento.

 

Ma il vero nodo non è la notizia, pubblicata ieri dalla Stampa e dal Secolo XIX, dell' inchiesta che la procura di Milano avrebbe aperto sulla compravendita, adombrando una possibile operazione di riciclaggio. Il nodo sono i problemi economici del suo successore cinese, atteso da scadenze incombenti e da un bivio ineludibile: o le sue garanzie patrimoniali, fin qui fumose, si fanno improvvisamente consistenti oppure Elliott, il fondo statunitense che ha prestato a Li i soldi necessari per portare a termine l' affare, può diventare il padrone del Milan con soli 303 milioni di esborso, per poi rivenderlo.

 

BERLUSCONI E LI YONGHONG

Il procuratore capo Francesco Greco ha smorzato il caso giudiziario: «Allo stato non esistono fascicoli sulla compravendita del Milan, durante la quale l' avvocato Ghedini si preparava alla segnalazione in procura, se i soldi dai cinesi non fossero arrivati. Quando l' Unità di Informazione Finanziaria ha dato semaforo verde, le banche (Intesa e Rotschild, ndr) hanno dato l' ok e Ghedini ha deciso di non fare segnalazioni». Il legale di Berlusconi ha attaccato: «Reagiremo alle falsità». E Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, ha lanciato l' accusa: «Sono due quotidiani controllati dal gruppo De Benedetti, in piena campagna elettorale.

 

L' antiberlusconismo acceca ancora fino a questo punto?». La replica della Stampa è perentoria: «La veridicità della notizia ci è stata confermata da due fonti».

 

Un cda cruciale

Ma non dipendono certo da ragioni politiche le perplessità del mondo economico sull' imprenditore in tee-shirt residente a Hong Kong, 49 anni a settembre e un patrimonio mai davvero accertato. L' Uefa ha bocciato prima di Natale, proprio per l' assenza di garanzie finanziarie su Li, il voluntary agreement, il piano di rientro nei parametri del fair-play finanziario presentato dal club.

 

MARINA BERLUSCONI IN PROCURA A PALERMO CON GHEDINI

Sono palesi le difficoltà nella gestione del debito col fondo statunitense Elliott, che scade a ottobre, quando Li dovrebbe restituire una cifra altissima: 383 milioni, frutto dei pesanti interessi sul prestito di 303 milioni. La scabrosa situazione rischia sia di allontanare i potenziali compratori, a cominciare dal fondo arabo che da settimane è alla finestra, sia di scoraggiare gli altri fondi (scaduta l' esclusiva di Highbridge, si discute con Jefferies) interessati a sostituirsi a Elliott nel rifinanziamento del debito.

 

È quest' ultima la soluzione caldeggiata dall' Ad Marco Fassone, che intanto deve affrontare un passaggio delicato: martedì prossimo il Cda esaminerà la sua richiesta di rinviare l' ultimo aumento di capitale di 16 milioni, fissato entro febbraio. Formalmente è perché i conti del Milan sarebbero in attivo, grazie a incassi da stadio e da diritti tv superiori alle attese. Ma suona come un campanello d' allarme la richiesta di prendere tempo per un esborso così modesto, a fronte dell' impegno di 740 milioni per acquistare il club e dei 200 investiti nella campagna acquisti, con un deficit per il periodo luglio 2017-giugno 2018 già stimato in 150 milioni.

 

ghedini

 

Troppi misteri in Cina

Elliott vigila sul rispetto delle scadenze intermedie.

Indiscrezioni ipotizzano che Li, anche se rinviasse l' aumento di capitale, potrebbe dovere sborsare entro giugno altri 80 milioni: i 50 che Elliott avrebbe facoltà di richiedere a garanzia del debito e i 30 che la proprietà cinese aveva assicurato di potere ricavare dal mercato locale. Il punto più delicato resta il mistero attorno alla figura di Li in patria. Se le sue apparizioni in Italia sono state soltanto 3, al riparo da scomode domande dei media, l' immobilismo sul mercato cinese è singolare.

 

Sull' attività di Milan China, società creata ad hoc, Repubblica ha raccolto indizi poco rassicuranti.

berlusconi quando fazio parla del milan

L' 8 dicembre il Milan ha pubblicato sul sito Sports Recruitement un annuncio per reclutare il direttore commerciale di Milan China a Pechino o Shanghai. È valido fino al 31 marzo ed è ancora sul web: se ne evince che sia ancora vacante il ruolo chiave di un settore "strategico per lo sviluppo dei piani aziendali". Gli sponsor locali, per ora, scarseggiano. L' acqua minerale Alpenwater è rara nei supermercati della Cina ed è stato appena annunciato l' accordo con Vwin, "top brand di scommesse online in Asia e regional partner".

 

La precisazione non pare casuale: regionale e non cinese, perché in Cina le scommesse sono regolamentate con severità proverbiale. Inoltre sembra fermo il progetto con la China Next Generation Education Foundation. Secondo la lettera d' intenti, firmata in luglio, il club si dovrebbe occupare della formazione nelle scuole calcio di Pechino, Shanghai, Shanxi e Jilin, ma attualmente non ha alcuna accademia in Cina. Infine è bloccato il piano per le cittadelle dello sport, presentato con corposo opuscolo sul web, e l' annesso progetto degli store è stato soffiato al Milan, troppo attendista, dall' Inter targata Suning.

 

berlusconi milan

La promessa disattesa

L' Uefa a marzo dovrebbe vincolare il Milan a un duro settlement agreement, il patteggiamento delle sanzioni sportive per il mancato rispetto del fair-play finanziario.

Berlusconi assicurò di avere lasciato il club in buone mani, dopo la sofferta transazione che ha rimesso in ordine i conti di Fininvest, durata oltre un anno e passata attraverso ben tre caparre da 100 milioni l' una (transitate da paradisi fiscali) e il prestito di 303 milioni a un altissimo tasso d' interesse da parte del fondo americano Elliott, che a ottobre potrà appunto prendersi la società, se Li non li restituirà con i suddetti interessi.

 

Gli analisti finanziari internazionali giudicarono incongruo il costo di 740 milioni, rispetto al vero valore del Milan, stimato in 450 milioni al massimo, debiti con le banche inclusi. Erano stati ancora più increduli nel 2015, di fronte all' offerta dell' imprenditore tailandese Bee Taechaubol: 480 milioni a Fininvest per essere azionista di minoranza al 48%, valutazione complessiva di un miliardo, fuori mercato anche in caso di quotazione sulla borsa di Hong Kong. Ma quell' operazione saltò anche per i guai giudiziari dell' advisor Tax & Finance di Lugano. Spuntarono la cordata cino-americana di Galatioto e Gancikoff, che scelse Fassone come Ad in pectore, e poi quella di Yonghong.

 

berlusconi milan

La versione ufficiale vuole che Li sia rimasto senza soci per la stretta del governo di Pechino sull' esportazione dei capitali e che abbia dovuto fare ricorso al maxi-prestito di Elliott. Ma il New York Times, a novembre, scrisse che Li ha un patrimonio oscuro e non possiede alcuna miniera di fosfati. Adesso il bivio è anche per la promessa di Berlusconi. È questo il guaio in campagna elettorale, per chi continua a fare del calcio uno strumento di consenso e tenta di dettare al riluttante Gattuso la formazione del Milan.

 

 

3. MILAN "CINESE", AI MAGISTRATI LE SEGNALAZIONI DI BANKITALIA

Gianni Barbacetto per ‘il Fatto Quotidiano’ di ieri

 

 

È di certo l' operazione finanziaria più fumosa e contorta degli ultimi anni. Ma la cessione del Milan di Berlusconi all' imprenditore cinese Yonghong Li è anche oggetto di un' inchiesta per riciclaggio aperta dalla Procura di Milano?

Sì, scrive ieri La Stampa. No, risponde la Procura di Milano.

 

francesco greco1

Sì, abbiamo fatto le nostre verifiche, ribadisce il quotidiano torinese. Siamo "indignati per questa notizia falsa", insorge la presidente della Fininvest Marina Berlusconi.

Di sicuro, secondo quanto risulta al Fatto quotidiano, c' è che nei mesi scorsi sono arrivate sulla scrivania del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale le "sos", ovvero le "segnalazioni di operazioni sospette" a proposito delle stravaganti e fantasmagoriche transazioni internazionali che hanno portato il Milan a uscire dalle proprietà di Silvio Berlusconi per entrare nel portafoglio di un uomo d' affari sconosciuto anche in Cina.

 

Le "sos" sono i rapporti che banche, intermediari finanziari, operatori e professionisti sono obbligati a consegnare alla Uif, l' Unità di informazione finanziaria della Banca d' Italia, quando vedono passare sotto i loro occhi operazioni che potrebbero nascondere il riciclaggio. Le "sos" sono poi lette con attenzione dagli analisti della Guardia di finanza, che non mancano di informare le Procure della Repubblica.

 

FABIO DE PASQUALE

Così qualche documento è davvero planato nell' ufficio di De Pasquale su un' operazione da 740 milioni di euro, il prezzo dichiarato per comprare una squadra che pure appariva in affanno e che negli ultimi campionati non ha proprio brillato. Chi ce li ha messi, questi soldi? Nell' agosto 2016 Yonghong Li versa alla Fininvest una prima caparra di 100 milioni.

 

A pagare è Sino Europe Sports, una società nata un paio di mesi prima, il 26 maggio 2016. A fine 2016 ecco una seconda caparra da 100 milioni, ma la chiusura dell' affare slitta di mese in mese perché non arrivano altri soldi. La vendita sembra quasi sfumare, quando entra invece in scena, nell' aprile 2017, il fondo Usa Elliott che presta oltre 320 milioni, finanziamento a 18 mesi, interessi dell' 11,5 per cento: 120 milioni al Milan, 200 a una società del Lussemburgo.

 

Si chiude finalmente la vendita, con un giro di società estere nelle migliori tradizioni berlusconiane: il Milan risulta controllato da una lussemburghese controllata da un' altra lussemburghese controllata da una società di Hong Kong controllata da una holding delle Isole Vergini Britanniche. A ottobre 2018 scadrà però il prestito. Se Li non paga, il Milan sarà di Elliott. Per 320 milioni.

IL PM FABIO DE PASQUALE

 

Che nostalgia: in questi giri finanziari planetari si sente il profumo di vecchie avventure belusconiane, dai "giri chiusi" dei primi finanziamenti Fininvest alle formazione delle 24 holding che controllavano l' impero del Biscione, dal parcheggio lussemburghese di Telepiù ai tanti passaggi societari dei diritti tv per i film comprati in Usa, prima di arrivare a Mediaset in Italia. I più malpensanti intravedono anche il ricorso a prestanomi, altro grande classico del Berlusconi delle origini. Ma tutti questi cattivi pensieri sono già stati spazzati via in un attimo da Marina Berlusconi e dall' avvocato Niccolò Ghedini.

 

"In tutta la lunga e complessa trattativa per la vendita del Milan", dichiara la presidente della Fininvest, "la nostra società si è comportata con la massima trasparenza e correttezza - come conferma la stessa Procura della Repubblica di Milano - avvalendosi della collaborazione di advisor finanziari e legali di livello internazionale".

 

Aggiunge Ghedini: "Ancora una volta un giornale con una precisa connotazione politica e imprenditoriale aggredisce il presidente Berlusconi con una notizia totalmente inventata. Quando si utilizzano false notizie per aggredire una parte politica durante una delicata campagna elettorale, non si tratta più di giornalismo ma di fatti penalmente, civilmente e ancor prima deontologicamente rilevanti". Anche la Procura nega recisamente che sia già stato aperto un fascicolo relativo al passaggio del Milan ai cinesi.

 

SILVIO E MARINA BERLUSCONI

"Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell' A.C. Milan", dichiara il procuratore Francesco Greco. "Al momento non esiste alcun fascicolo", ripete, né con persone iscritte nel registro degli indagati, né senza titolo di reato o a carico di ignoti. Ma il quotidiano La Stampa insiste: ribadisce "di aver svolto opportuni controlli circa l' esistenza di un' indagine sull' operazione, di cui è venuta a conoscenza da due fonti distinte. Pertanto conferma quanto scritto". Nelle prossime settimane sapremo chi dice la verità.

 

 

 

MARINA BERLUSCONI CHIHUAHUA

 

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