GUARDIOLA UBER ALLES - BAYERN CAMPIONE CON 7 GIORNATE DI ANTICIPO GRAZIE AL FORMAT BARCA - MA IL ‘TIKI-TAKEN’ ANNOIA BECKENBAUER: ‘SEMBRIAMO UN’IMITAZIONE DEL BARCELLONA E NON È QUELLO CHE VOLEVAMO’ (SE ARRIVERÀ UN’ALTRA CHAMPIONS, COSA DIRA’ KAISER FRANZ?)
Stefano Semeraro per âLa Stampa'
Prima si è preso il mondo - Supercoppa Uefa e mondiale per club Fifa - ora si è mangiato Berlino e la Germania («il campionato più difficile, ogni giorno devi migliorarti»). La prossima conquista sarà riannettersi l'Europa, soltanto un anno dopo. E persuadere i tedeschi che vincere non annoia. Mai. Battendo ieri sera 3-1 l'Herta Berlino all'Olympiastadion il Bayern Monaco di Pep Guardiola è diventato campione per la 24a volta in 51 anni di Bundesliga.
Ce l'ha fatta vincendo la 19a partita di fila, da imbattuto e con 7 settimane di anticipo, record che migliora quello dello scomodo predecessore Heynckes. «Prima lo vinciamo, meglio è», aveva detto alla vigilia Guardiola, e da perfezionista assoluto si è mantenuto la promessa.
Il Bayern è in corsa per un secondo «Grosse Triple» dopo quello del 2013. Può ancora conquistare la Coppa di Germania, è nei quarti di Champions, soprattutto è la squadra modello di un campionato modello. Quello del fair-play finanziario, dei 40 mila spettatori di media, dei grandi campioni. Uniche macchie sulla stagione, finora: la storiaccia di evasione fiscale (28 milioni, ma non un euro tolto al club) che ha travolto il presidente-mito Uli Hoeness; e, minimo, quello spicchio di tribuna dell'Allianz Arena chiuso nel prossimo match di Champions per uno striscione omofobo contro l'Arsenal.
Paradossalmente dal caso-Hoeness, il «ladro onesto» (ossimoro molto teutonico) che ha rifiutato il patteggiamento e scelto di farsi 3 anni e mezzo di carcere, il Bayern è uscito bene, e in lizza per succedergli c'è già l'altra vecchia gloria Paul Breitner. Mès que un club, direbbero al Barça, ma guai a parlare in catalano a Beckenbauer, il patriarca del Bayern, che il tiki-taka in salsa bavarese (tiki-taken?) non lo digerisce. Guardiola è arrivato a Monaco per dimostrare di non essere l'uomo di un solo miracolo, al Bayern lo volevano per completare la griffe e fare da calamita al futuro. Dal passato si è portato l'ossessione per il possesso palla, la velocità asfissiante, l'inflessibilità strategica e la flessibilità tattica.
Ha cancellato dalla lavagna il rigido 4-2-3-1 di Heynckes e lo ha sostituito con un 4-1-4-1 nel quale un esterno difensivo come Lahm può funzionare da playmaker, ma anche ricoprire 4 ruoli diversi nella stessa partita. Perché Pep non ha paura di ruotare uomini e idee, funziona a micro-cicli, disorienta gli avversari senza smentire il suo brand.
Xavier Sala-i-Martin, economista ed ex tesoriere del Barça lo ha paragonato a Zara, la catena di abbigliamento spagnola che ha prezzi più alti dei suo diretti concorrenti ma distribuzione capillare e rapidità fulminea nel fiutare le tendenze e ridisegnare i modelli. «Sì, ma adesso i nostri anche sulla linea di porta passano indietro la palla», mugugna Kaiser Franz. «à un calcio noioso. Finiremo per essere un'imitazione del Barcellona e non è quello che volevamo». Se arriverà un'altra Coppa non sarà una posizione facile da sostenere, neanche per Beckenbauer. E Pep lo sa.
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GUARDIOLA DURANTE MILAN BARCELLONA jpeg FRANZ BECKENBAUER
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