grosso cannavaro

FU VERA GLORIA. MA NULLA E' PER SEMPRE: COME E’ DURA LA VITA PER GLI EROI DI BERLINO - DA CANNAVARO COSTRETTO A EMIGRARE IN CINA FINO ALL’ENNESIMO FLOP DI GROSSO, I CAMPIONI DEL MONDO 2006 FANNO FATICA IN PANCHINA (E NON SOLO) - DEL PIERO È SEMPRE RIMASTO UN PASSO INDIETRO (O AVANTI, DIPENDE DAI PUNTI DI VISTA), MATERAZZI HA FATTO UNA COMPARSATA IN INDIA. E TOTTI…

Furio Zara per “Avvenire”

 

grosso

Fu vera gloria. Ma non può essere per sempre. Soprattutto se cambi mestiere, slacci le scarpe, sfili la maglia azzurra, la esponi in una teca o la riponi in un cassetto, proprio lì, a fianco dei sogni che riposano beati. Sogni di sedere in panchina, per esempio. Campioni del mondo nel 2006 diventati allenatori. È un mestiere duro, ma qualcuno deve pur farlo.

 

La "toccata e fuga" di Fabio Grosso - l' eroe di Berlino - sulla panchina del Brescia è emblematica. Tre partite, zero punti, zero gol segnati, dieci subiti, il Brescia inchiodato all' ultimo posto in classifica. Si può fare peggio? Anche no. E infatti: grazie, (non) è stato bello, arrivederci. Cellino l' ha esonerato, ora sulla panchina delle Rondinelle è stato richiamato a gran voce Eugenio Corini. Grosso nella memoria degli italiani è quel ragazzo che corre a perdifiato dopo aver segnato il rigore decisivo alla Francia, le braccia al cielo, l' incredulità di chi è partito da molto lontano per poi arrivare a toccare il cielo con un dito. Ma da quando allena, è un Grosso problema, altro che. Comincia nelle giovanili della Juventus, con la squadra Primavera. Vince un Viareggio, perde una Coppa Italia e una finalescudetto. In un triennio non lascia tracce significative. Nell' estate del 2017 è a Bari, in Serie B.

cannavaro

 

È la grande occasione. Grande piazza, grande squadra, grandi attese. Macché. Entra nei play off, ne esce subito. Avanti: contraddittorio anche il campionato a Verona, in Serie B. Viene esonerato alle ultime curve. Sfibrata la squadra, esausti i tifosi, preoccupata la dirigenza: al suo posto arriva Aglietti che conquisterà di rincorsa la promozione. Bene, ma non benissimo.

 

Eppure: a novembre, quando Cellino esonera Corini, è a lui che pensa. Il resto è cronaca.

cannavaro

Grosso non è il solo, degli ex campioni del mondo che han- no provato a fare il salto della quaglia. Fabio Cannavaro in Italia non ha avuto possibilità. Per vincere qualcosa è dovuto emigrare in Cina, nella Juventus asiatica, il Guangzhou Evergrande, già allenato in passato dal mentore del capitano che alzò la coppa del mondo quella notte, parliamo ovviamente di Marcello Lippi. Cannavaro - unica anomalia tra i 23 azzurri mondiali - ha vinto la SuperLeague, prendendosi la rivincita su una società che - un mese fa - l' aveva temporaneamente rimosso, costringendolo a frequentare un corso di "formazione culturale aziendale". In serie B ci sono Nesta (Frosinone), Oddo (Perugia) e Inzaghi (Benevento), con gli ultimi due che hanno avuto esperienze non esaltanti (eufemismo) in Serie A. A SuperPippo va riconosciuta l' umiltà di (ri)partire dal basso, in quella che sembra un' eterna rincorsa: toppò alla prima panchina vera col Milan (troppo presto), fece molto bene a Venezia (promosso dalla C, play off in B), si guadagnò il Bologna in A (maluccio) e ora è sceso di nuovo di categoria, con una squadra che oggi è prima in classifica. Il fatto è che ci si deve adattare a tutto. A leggere il percorso professionale di "Ringhio" Gattuso se ne ha la conferma.

euro 2020 sorteggio totti 1

Sion, Palermo, Ofi Creta, Pisa, finalmente Milan, per poi essere cacciato nonostante un 6° posto che oggi - a guardare questo Milan - sarebbe oro colato.

Spesso Gattuso si è caricato di responsabilità non sue, contribuendo anche economicamente alla gestione di almeno un paio di squadre.

 

grosso

Per molti ex calciatori il mondo del calcio rimane culla, rifugio, casa dolce casa. Quindi: se ne vanno senza andarsene, lo abbandonano guardandolo sempre dallo specchietto retrovisore della vita. Di Totti sappiamo: niente panchina, l' esperienza da dirigente non lo ha gratificato, meglio pensare ad un ruolo in un' agenzia di procuratori.

 

Del Piero è sempre rimasto un passo indietro (o avanti, dipende dai punti di vista), Materazzi ha fatto una comparsata in India, Zambrotta ci ha provato da vice- Capello in Cina, Barone allena i ragazzi del Sassuolo, Camoranesi e Toni fanno gli opinionisti in tivù, Iaquinta deve trovare un equilibrio dopo varie peripezie giudiziarie.

 

E se Perrotta è nei quadri dirigenziali della Figc e Barzagli - dopo pochi mesi di pausa - è entrato nello staff dei collaboratori di Sarri; ecco che Peruzzi ha trovato un ruolo nelle sue corde: è il "club manager" che fa da "cuscinetto" tra Lotito e i giocatori della Lazio.

 

del piero tokio 1996 coppa intercontinentale

C' è chi invece come Zaccardo - che ha dato l' addio in estate - per cautelarsi ha preso sia il patentino da allenatore che l' abilitazione per ricoprire il ruolo di ds. E chi ha cominciato da pochissimo a rovesciare la prospettiva: la prima panchina di Gilardino è stata quella dei dilettanti di Rezzato, da quest' anno invece guida la Pro Vercelli, primo club professionistico della sua carriera; stessa partenza in provincia per Amelia, prima alla Lupa Roma e oggi alla Vastese. È un mestiere adulto, quello dell' allenatore. E si sbaglia da professionisti. Oppure si rimanda in eterno la decisione, come stanno facendo due monumenti azzurri. Tra lo sferragliare di una chincaglieria preziosissima, De Rossi è andato a fare un' esperienza di vita in Argentina, con il Boca Juniors; Buffon invece sta facendo i conti - vedi papera col Sassuolo - con la dittatura del Tempo.

del piero tokyo

 

In ogni caso, verrebbe da sconsigliare loro la second-life in panchina: se il ct azzurro Mancini, Guardiola e Zidane costituiscono l' eccezione del campione che si conferma tale anche da allenatore, ai vari Sarri, Klopp, Mourinho - tutti giocatori più o meno mediocri - è bastata la teoria. Si sono applicati molto sui libri, senza poter contare del piedistallo offerto da una gloriosa carriera. Anche perché spesso quel piedistallo si rivela una buca dove il campione scivola dentro , tra rimpianti, occasioni mancate e una ventata di presunzione, quella non manca mai.

cannavaroFABIO GROSSO

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”