dada 9

IL DADA E’ TRATTO! TUTTI AL CABARET VOLTAIRE DI ZURIGO PER IL CENTENARIO DEL MOVIMENTO "ANTI-ARTE": "DADA È L’ANIMA DEL MONDO” - QUANDO LENIN SI LAMENTÒ PER GLI SCHIAMAZZI DI QUEI PAZZI CHE PROFESSAVANO IL "NULLA"...

nic alufnic aluf

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

«Il Dada è ovunque» ammonisce una vecchia scritta a spray su un muro di Zurigo, un po' fuori dal centro. Ma se Dada è dappertutto, significa che non è in alcun luogo. Benvenuti a Zurigo, non-luogo geograficamente in Svizzera e internazionalmente ovunque, in cui nacque, morì e oggi rinasce - per festeggiare cento anni di storia artistica e influenza sociale - il movimento anti-arte del Dadaismo. DADA? DADA!
 

Soltanto una città ordinata come Zurigo poteva fare da culla a una corrente rivoluzionaria come il Dadaismo. Tabula rasa del passato e negazione del futuro, in realtà Dada vive in un eterno presente, senza compleanni e funerali.
 

Ma poiché il Dadaismo è prima di tutto contraddizione di qualsiasi cosa, la Svizzera che per un secolo non lo ha mai dimenticato ma neppure celebrato ha deciso di riprendersi ciò cui diede vita. «Dada est tatou. Tout est Dada».
 

E tutto iniziò qui. Attenzione a salire le scale, strettissime: siamo al numero 1 della Spiegelgasse del quartiere Niederdorf (ieri malfamato, oggi sciccosissimo), dentro il leggendario Cabaret Voltaire,

 

tristan tzaratristan tzara

eccentrico caffè che divenne il ritrovo degli artisti in esilio residenti a Zurigo e dove la sera del 5 febbraio 1916 un secolo esatto fa, celebrato con una grande festa dadaista ieri notte Hugo Ball e la sua futura moglie Emmy Hennings assieme a Hans Arp, Sophie Taeuber (l' unica svizzera di un movimento globale), Tristan Tzara e Marcel Janco inaugurarono con chansons, musiche russe, letture di manifesti e poesie sonore, il Dadaismo.
 

Innalzando una sonora risata - ennesima contraddizione di un movimento rivoluzionario che esplode in una nazione neutrale - contro la tragedia immane che in quel momento si abbatteva sull' Europa: protestavano contro la guerra, le gerarchie e l' ordine facendo dell' irrazionalità e della follia le loro armi più devastanti. In quella rumorosissima serata, e nelle altre che seguirono.

 

hausmannhausmann

Si narra che Lenin, anch' egli in esilio, abitando a cinquanta metri dal Cabaret Voltaire, si fosse lamentato per gli schiamazzi di quei pazzi che pensavano solo all' arte mentre lui stava preparando la Rivoluzione russa... Leggende, probabilmente. La Storia, invece, racconta che quel gruppo di apolidi, apolitici e anarchici iniziò con lo sconvolgere l' austera città adagiata borghesemente sulle sponde della Limmat, e poi finì per travolgere tutto ciò che c' era stato prima, dilagando dall' Europa a New York.

 

Nessun movimento ha influenzato così tanto l' arte, dal Surrealismo fino ai Talking Heads, durando così poco. Nel 1919 era già finito tutto. Ma che cosa fosse, poi, Dada, ancora oggi non si è capito. «Solo i dadaisti sanno cosa sia Dada. E non lo dicono a nessuno», dicevano di sé. Fu così tante cose, che Dada means nothing. Ma dal nulla nasce il nuovo.
 

Oggi Zurigo che per i cinquant' anni di Dada nel 1966 non fece una piega perché il movimento, inventato da stranieri in esilio, non era considerato qualcosa di svizzero si è riappropriata del Dadaismo e della sua storia. Ed è il momento giusto.

 

Capitale della finanza e paradiso dello shopping, Zurigo è diventata un centro di cultura di prima grandezza. Conta meno di 400mila abitanti, eppure ha 50 musei tra piccoli e grandi, 150 gallerie sparse tra il centro storico e il centro d' arte contemporanea nell' ex birrificio Löwenbräu, una dozzina di teatri, decine e decine di librerie, e poi antiquari, botteghe artigiane, rigattieri, caffè, music club...

erwin bluemenfelderwin bluemenfeld

 

Città-santuario dell' art de vivre, Zurigo si è elegantemente ri-dadaizzata. Superando dadaisticamente la curiosa contraddizione di festeggiare il gruppo più anti-establishment della storia dell' arte, ora l' establishment (la Città di Zurigo, Zurigo Turismo, il Palazzo delle Corporazioni cittadine) glorifica sontuosamente i suoi figli adottivi Hugo Ball, Marcel Janco, Hans Arp, Tristan Tzara...

 

 

E così il Dadaismo, che non è uno stile ma uno spirito, rivive attraverso festival, reading e concerti nei vecchi locali come l' Odeon, il Café de la Terrasse, ovviamente il Cabaret Voltaire, ossia la Kaaba dell' avanguardia (salvato nel 2002, quando la palazzina stava per essere trasformata in appartamenti di lusso, oggi è un caffè meraviglioso frequentato da artisti e studenti mentre una stampante in 3D appesa alla parete elabora una copia dell' orinatorio di Duchamp) e, soprattutto, due grandi mostre, inaugurate ieri.
 

dada cabaret voltairedada cabaret voltaire

La prima, molto d' élite, dal titolo «Dada Globe», al museo d' arte Kunsthaus, ricostruisce la storia dell' antologia dadaista che Tristan Tzara mise insieme nel 1920 con contributi di 50 artisti di tutto il mondo, vicini al movimento, ai quali scrisse un gruppo di lettere chiedendo una loro opera: ritratti, collage, foto o disegni.

 

Il libro alla fine non fu pubblicato (sarebbe dovuto uscire a Parigi nel 1921) ma oggi, dopo sei anni di lavoro, i curatori della mostra hanno recuperato tutto il materiale (con alcuni pezzi mai esposti prima, come un acquerello di Julius Evola) e stampato il libro secondo le indicazioni grafiche di Tzara e Picabia: un' operazione culturale ed editoriale splendida.

 

La seconda mostra, «Dada Universal», molto pop, è ospitata in un modernissimo padiglione appositamente costruito del Museo nazionale svizzero simbolo concreto dell' innesto ufficiale del Dadaismo nella propria storia nazionale e prova a creare, riuscendoci, un caotico cortocircuito fra tutte le anime e i terreni di esplorazione del Dadaismo.

dadadada

 

Nessun ordine cronologico, niente opere alle pareti, nessun percorso didattico. Ma, appoggiate sulla gigantesca scacchiera-pavimento, una serie di grandi teche in cui oggetti e opere-simbolo giocano, come in un immenso flipper, tra il localismo cittadino in cui sorse Dada e l' onda lunga internazionale che scatenò.

 

Un perfetto caso di glocalismo artistico che rimbalza dallo scheletro di un Dodo, l' uccello estintosi perché nonsenso della Natura che anticipa il nonsenso del Dadaismo non sapeva volare («Prima di Dada c' era Dodo») alle maschere negre che ricordano i congegni antigas del primo conflitto mondiale, dal dionisismo nietzscheano al delirio erotico dadaista, dalle bombe a frammentazione alla frammentazione dell' alfabeto nei poemi sonori di Raoul Hausmann...
 

dada 9dada 9

Più che una mostra un caleidoscopico collage che, secondo il più puro insegnamento Dada, facendo a pezzi il mondo tiene insieme tutto. Come scrisse Hugo Ball nel suo manifesto, «Dada è l' anima del mondo».
«Dada est mort, vive Dada!».

cabaret voltaire zurigo dadacabaret voltaire zurigo dada

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO