juve milan prospettiva

JUVE-MILAN: LA PROSPETTIVA DELLA DISCORDIA - TEVEZ IN FUORIGIOCO? - GALLIANI ACCUSA I BIANCONERI: “MOVIOLA MANIPOLATA” - DALLA RIVALITÀ IN LEGA AL RUOLO DI INFRONT: TRA ZUI FESTER E AGNELLI È GUERRA PER IL CONTROLLO DEL PALLONE

ADRIANO GallianiADRIANO Galliani

1. JUVE-MILAN, RISSA D’IMMAGINI “UNA POLEMICA FARSESCA” “È L’ARROGANZA BIANCONERA”

Enrico Currò Emanuele Gamba per “la Repubblica”

 

GALLIANI AGNELLI 1GALLIANI AGNELLI 1

La scorza della polemica è un gol sul filo del fuorigioco (ma non in fuorigioco), sono due linee su un prato verde, sono le moviole, è la solita sbobba del calcio italiano. Ma grattandola, la scorza, vien fuori uno spigoloso dissenso politico tra la Juventus e il Milan, cioè tra i due club più ricchi e potenti della serie A, ma soprattutto tra due poli: Galliani sostiene Tavecchio e Agnelli no, Galliani ha un’assonanza con Infront (l’advisor che di fatto ha in pugno i flussi economici del calcio) e Agnelli no, Galliani ha alleati di vecchio conio (Preziosi, Lotito) e Agnelli no, lui vuole ribaltare la Lega e i suoi metodi di lavoro perché, va ripetendo, l’urgenza è ritrovare competitività. Qui regna solo la competizione. Galliani è, per la Juve, “il Sig. Geom.”.

JUVE MILAN PROSPETTIVAJUVE MILAN PROSPETTIVA

 

La arroganza è, per il Milan, “cosa della Juve”. La pietra dello scandalo è il gol di Tevez, sabato sera. Le moviole cincischiano con i replay, e l’ad milanista sospetta che si tratti di una macchinazione bianconera, perché la Juve è una delle tre società (con Napoli e Inter) che producono le immagini delle partite, anche se poi la regia spetta alle tv che hanno acquisito i diritti. In questo caso il regista era di Sky, e proprio Sky si è spesa a lungo per ribadire la propria equidistanza.

 

GALLIANI AGNELLI 3GALLIANI AGNELLI 3

«Il nostro lavoro è garanzia di imparzialità». La rabbia di Galliani, tifoso juventino più che dichiarato in gioventù, è nata dalla rabbia per la sconfitta e dalle cicatrici di alcune vecchie ferite: quella ancora aperta è il famoso gol di Muntari, origine secondo la lettura più in voga al Milan del successivo declino rossonero. Nel chiuso di uno stanzino dello Stadium, l’ad milanista si è subito convinto che la squadra fosse stata vittima dell’ennesimo sopruso, nascosto ad arte grazie alla suddetta macchinazione mediatica e tecnologica.

barbara berlusconi e gallianibarbara berlusconi e galliani

 

Perfino l’azione del gol di Bonucci gli è parsa viziata da un’irregolarità: una carica al portiere Diego Lopez. Se però questa è stata la reazione a caldo in privato, il duro comunicato ufficiale del giorno dopo, contro il club che popola i suoi incubi, non può dirsi certo il frutto di uno scatto d’ira: lo ha meditato e soppesato, al punto da autorizzare il dubbio che si tratti di una tappa importante della guerra politica con Agnelli. Quasi un fatto personale: il comunicato di risposta della Juve attacca solamente Galliani ma non il club milanista. Non Berlusconi, non Mediaset.

GALLIANI AGNELLIGALLIANI AGNELLI

 

Un’interpretazione altrettanto maliziosa, ma abbastanza diffusa a Milanello tra gli stessi giocatori, vuole inoltre che la sfuriata di argomento televisivo nasca dall’ulteriore intento di sviare l’attenzione dalla classifica e dalla necessità di nascondere l’oggettiva superiorità tecnica e fisica della Juventus, che ha inflitto a Inzaghi la quarta sconfitta nelle ultime 5 partite. Il tentativo è sembrato goffo. Il Milan ha twittato una foto chiedendosi se le linee con cui Sky misurava il fuorigioco fossero parallele, e in effetti non lo parevano. «Lo sono, ma se non lo sembrano è una questione di prospettiva: l’ho spiegato anche a mia figlia che fa la medie», è intervenuto il telecronista Caressa.

 

berlusconi con la figlia barbara e galliani allo stadio per milan juventusberlusconi con la figlia barbara e galliani allo stadio per milan juventus

Poi, con calma, la Juve ha risposto con un comunicato ora ironico ora durissimo, spiegando come stanno le cose (produce le immagini, ma non le gestisce), sfottendo il Sig. Geom. Galliani «tornato alle sue antiche passioni: la televisione e la geometria» ma soprattutto evocando conflitti di interesse annidati nel ruolo di Infront, l’agenzia che gestisce la produzione dei match di diciassette delle venti squadre di serie A e che, secondo la Juve «si troverebbe nella singolare posizione di scrivere le regole, eseguirle e trarne anche i profitti». Un bel guazzabuglio, con una domanda che resta sospesa nell’aria: a chi giova, a chi conviene che Infront incameri qualche milioncino facendosi delegare dai club la produzione delle partite? Il gol di Tevez, oltretutto regolare, sembra solamente un pretesto.

 

2. IL SOFTWARE DELLA LINEA E 50 PERSONE PER UNA REGIA

Matteo Pinci per “la Repubblica”

emma winter andrea agnelliemma winter andrea agnelli

 

GALLIANI AGNELLI 2GALLIANI AGNELLI 2

Perché la Juventus produce in proprio le immagini delle gare allo Stadium? Al quesito nato dallo sfogo di Galliani basta rispondere che tutti i club sono proprietari del diritto di auto produrre le immagini delle gare che ospitano: la legge Melandri del 2008 infatti lascia ai club la possibilità di auto produrre le immagini distribuendo il segnale attraverso la Lega. Le linee guida della produzione sono specificate nelle 34 pagine del “Regolamento produzioni audiovisive” della Lega di serie A.

 

Ora, 17 club su 20 per non dover gestire il caos della produzione hanno restituito questo diritto alla Lega stessa: l’advisor Infront produce allora per loro conto incassandone i vantaggi economici. Napoli, Inter e Juventus invece hanno scelto di mantenere la produzione, soluzione che al netto di difficoltà organizzative consente di introitare un 15-20 % in più sul valore di ogni match. I bianconeri hanno il vantaggio dello Juve Stadium, un impianto moderno e costruito pensando anche alla produzione da parte del club delle partite.

 

ANDREA AGNELLI LUCIANO MOGGIANDREA AGNELLI LUCIANO MOGGI

Ma davvero producendo le proprie gare le società hanno la possibilità di “filtrare” le immagini scomode? Forse sulla carta potrebbero anche: ma i service utilizzati sono gli stessi scelti dalla Lega per produrre per le altre gare. Inoltre le immagini vengono messe in onda da una regia di 40-50 persone che non dipende dal produttore: in ogni turno 6 gare hanno registi Sky, 3 hanno registi Mediaset e una un regista della Lega, dunque di Infront.

 

Una suddivisione nata ai tempi del trio Sky, Mediaset e Dahlia. A seconda della configurazione di standard, il tipo A a 14 telecamere, il tipo B a 12 e il tipo C a 9, aumenta ovviamente il numero di inquadrature a disposizione, ma il loro posizionamento per ogni stadio è deciso all’inizio dell’anno e approvato dalla Lega. I broadcaster - Sky e Mediaset - possono poi aggiungere tecnologie che vanno dalle telecamere aggiuntive al guardalinee elettronico, quella riga bianca virtuale che indica il fuorigioco e su cui il Milan ha avanzato dubbi attraverso un tweet.

 

A disegnare quella linea in prospettiva però è un software controllato da un tecnico: non ha valore scientifico ma solo indicativo con un margine d’errore, sì, ma di pochissimi centimetri. A Torino la telecamera dei 16 metri è più bassa che in altri stadi, questo forse rende un po’ “estrema” quella prospettiva. Fino a sabato sera, però, non se n’era mai lamentato nessuno.

 

 

KELLY LE BROCK E GRAZIANO CESARI KELLY LE BROCK E GRAZIANO CESARI

3. IL POTERE DI UN SOLO FOTOGRAMMA

Antonio Dipollina per “la Repubblica”

 

Il momento top è l’intervallo di Juve-Milan. Galliani già imbufalito e magari sobillato, qualcuno gli ha anche detto sicuramente che twitter ribolle di tifosi rossoneri indignati per l’assenza di replay chiari sul gol di Tevez. E lì, su Mediaset Premium, tv di famiglia, l’ex arbitro e moviolista Graziano Cesari lo fa: prende, analizza, mostra e dice che il gol della Juve è regolarissimo. Cosa abbia poi dovuto subire Cesari a fine gara rimane nelle segrete stanze, ma la questione poteva benissimo chiudersi lì. Invece nasce il crash ad alta quota tra Milan e Juve e l’intero quadro è surreale oltre che del tutto inedito. Certo, c’è un disperato bisogno di trovare spunti pepati in un campionato così, ma è anche vero che un fermo immagine come quello che inizia a girare con le rette non parallele non si era mai visto.

 

Luciano Moggi in primo piano, con Andrea Agnelli alle sue spalle  Luciano Moggi in primo piano, con Andrea Agnelli alle sue spalle

Prospettiva fasulla, offside troppo vicino alla linea di metà campo, tra tutte le telecamere presenti allo stadio non ce n’è una in favore, varie ed eventuali. Galliani non si tiene ed esplode, e il resto è già storia. Con i social ovviamente protagonisti, con totale regolarità: i tifosi del Milan strepitano (e finisce nel mirino come “traditore” anche Cesari. Proprio così: traditore), quelli della Juve si mettono a esibire competenze somme in materia di prospettiva.

 

La vicenda in poche ore apre squarci impensabili: si scopre per esempio la complicatissima regolamentazione di telecamere negli stadi, registi che si alternano, proprietari delle immagini, una struttura forse più complicata di quella della Cia: sbuca perfino la figura, singola, uno su dieci, del “regista indipendente”, come se fossimo a uno sfigato Festival cinematografico di provincia.

ILARIA DAMICO TOPLESS ILARIA DAMICO TOPLESS

 

lapo andrea agnellilapo andrea agnelli

Sullo sfondo tutti hanno voglia di tirare in ballo Sky e Mediaset e la Lega in guerra, tutti contro tutti, Ilaria D’Amico esordisce con una tirata durissima rivendicando a Sky (a Torino il regista era Sky) autonomia di giudizio (sui social: “Con chi è fidanzata questa?”) e così via. Tutto per un fotogramma demenziale. Tutto per una partita a senso unico. Tutto per divertirsi un po’. Con un pensiero che fa accapponare la pelle: ci fosse stata la moviola in campo e quelle immagini – e quei fotogrammi – a disposizione, come sarebbe andata a finire? E dopo quante ore? E con quante vittime fisiche sul campo?

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?