jordan obama

"MICHAEL JORDAN ALLA CASA BIANCA COME VICE DI BIDEN" – L’EX COACH DI OLIMPIA MILANO DAN PETERSON SI IMPROVVISA PARA-GURU DEMOCRAT E LANCIA LA SUGGESTIONE IN VISTA DELLE PRESIDENZIALI DI NOVEMBRE - L’IDEA PIACE AI COMMENTATORI: “SAREBBE UN’EVOLUZIONE DI OBAMA, PIÙ CARISMATICO” – LA CONTROVERSA FRASE DI Mj: "ANCHE I REPUBBLICANI COMPRANO SCARPE" E QUEL NO NEL '91 A GEORGE BUSH...

Flavio Vanetti per corriere.it

 

jordan obama

Dan Peterson in una riflessione sulla Gazzetta dello Sport ha elaborato un’ipotesi interessante e, forse, non così lontana dalla possibilità che si avveri: «Non mi definisco un veggente – sono le parole dell’ex coach dell’Olimpia –, ma credo che presto Michael Jordan potrebbe trovare una collocazione all’interno del governo in un ruolo importante. Ma dipende da lui». E subito dopo il corollario di questa affermazione: «Se fossi Joe Biden, per le elezioni del 2020 lo sceglierei come vicepresidente: se l’idea è quella di vincere, in questo campo Jordan è maestro assoluto».

 

Ora, c’è un piccolo problema: il candidato democratico in recenti dichiarazioni ha più volte annunciato che sceglierà una donna da proporre nel ruolo di vicepresidente. Questo peraltro vuol dire tutto e nulla: magari Biden non se la sentirà di rinunciare a una mossa che avrebbe svariati vantaggi, ma per l’ex cestista potrebbe benissimo studiare una posizione ad hoc che gli consenta di agire con autorevolezza, mettendo in campo il suo nome, la sua immagine e il suo prestigio.

 

jordan obamadino meneghin e dan peterson

Intanto sul fronte dell’impegno pubblico, MJ ha dato una svolta rispetto a quanto eravamo abituati a vedere da lui: tramite la Jordan Brand, la sua azienda, ha messo a disposizione 100 milioni nei prossimi 10 anni per sostenere la lotta al razzismo. Nel recente passato era stato più schivo, tanto da rimediare non poche critiche. Ma era solo una questione di visibilità e di volontà di non apparire, perché nella sostanza Air la mano al portafoglio l’ha già messa eccome quando si è trattato di intervenire in cause a favore della gente di colore. Forse i più non rammentano che nel luglio 2016, quando degli afro-americani furono uccisi e per reazione la stessa sorte toccò ai dei poliziotti, Michael elargì 1 milione di dollari sia a un’organizzazione delle forze dell’ordine che si occupa di creare le condizioni per un servizio migliore e più credibile (parliamo dell’Institute for Community-Police Relations) sia alla NAACP Legal Defense Fund, la più antica associazione americana che si occupa di diritti civili. Fu in quell’occasione che disse la famosa frase: «So che questo Paese è molto migliore e che non posso più rimanere in silenzio. Dobbiamo trovare una soluzione che garantisca alla gente di colore di ricevere un trattamento equo e ai poliziotti, che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita per proteggerci, di essere rispettati».

dan peterson 17dennis rodman michael jordan

Per vedere un Michael Jordan impegnato in politica bisogna anche rimuovere un pregiudizio che lo accompagna, frutto di un malinteso. Ci riferiamo alla frase del 1995, riportata pure in «The Last Dance» (la serie Tv di Espn/Netflix che ha avuto un successo straordinario pur non senza ricevere critiche), «Anche i repubblicani comperano le scarpe». È stato un modo – sostiene la critica – per non prendere posizione e per tutelare il business della Nike e delle sue scarpe.

Un dio umano

In realtà non è così. Jordan in quel periodo era stato avvicinato dal senatore afro-americano Harvey Gantt per aiutarlo nella corsa allo stato del North Carolina contro il repubblicano Jesse Helms. Ma declinò l’invito: non si sentiva pronto e la Nba gli aveva anche chiesto di non farsi coinvolgere. Sam Smith del Chicago Tribune e autore del libro «The Jordan Rules» nel quale la battuta è riportata, ci ha tenuto a precisare che bisogna rivedere l’intero episodio: «Un po’ è colpa mia perché ho scritto quella frase che si è prestata ad essere equivocata. Tutto è molto più semplice: come in campo voleva e sapeva essere protagonista, così Jordan voleva vincere pure nei dialoghi. E avere l’ultima parola. Quell’uscita era un modo per farlo in quel dibattito: ma era una battuta assolutamente scherzosa».

 

MICHAEL JORDAN A TRIESTE

Insomma, non era facile vivere da Jordan, fuoriclasse al centro dell’attenzione: ogni suo gesto era sezionato e valutato. Quando nel 1991 dopo il titolo dei Chicago Bulls si rifiutò di andare al ricevimento alla Casa Bianca del presidente George H.W. Bush, fu attaccato da molti compagni con l’accusa di voler spaccare la squadra e di fare in modo che si parlasse solo di lui. Replicò astioso: «Semmai è il contrario, mi sono forse stancato di essere sotto i riflettori dei media. Quanto alla mia assenza, non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno, men che meno al presidente Bush, che peraltro avevo già conosciuto e incontrato. Semplicemente, avevo spiegato che avevo degli impegni presi in precedenza e che non potevo cancellarli: tutto sarebbe stato risolto cercando un’altra data».

Dan Peterson jordan pippen

 

joe biden

A dirla tutta, in questa spiegazione c’è una bella punta di narcisismo. Ma quello era un MJ differente da quello di oggi che ha lasciato la ribalta. E l’idea di un Jordan in politica piace a parecchia gente. In un editoriale di fine maggio, Pete Souza del Chicagoreader ha modificato la frase (»Be like Magic») che Air usò per beffeggiare Magic Johnson nella famosa partitella di allenamento del Dream Team a Montecarlo. Nella sua versione è diventata «Be like Mike». Il suo assunto: «Sarebbe un’evoluzione di Obama, con più carisma e coraggio». Vedremo, come pensa Dan Peterson, se Michael si sentirà di compiere questo grande passo.

rodman jordanjordan grantjordan rodman pippen phil jacksonjoe biden michael jordanMICHAEL JORDAN A TRIESTEjordan pippen 2michael jordanmichael jordanmichael jordanjordan 6

 

valerio bianchini dan petersonjordan

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?