leali califano maradona

DIEGO, MI MANCHI - FAUSTO LEALI RACCONTA L'AMICIZIA CON MARADONA E IL SUO MATRIMONIO DA FAVOLA: "IO E CALIFANO ERAVAMO GLI UNICI MUSICISTI INVITATI. TUTTA BUENOS AIRES ERA PER STRADA PER SALUTARE DIEGO, IN CHIESA CI TROVAMMO IMMERSI NEL LUSSO PIÙ SFRENATO. 200 MUSICISTI E 200 CORISTI A SUONARE LA NONA DI BEETHOVEN, CLAUDIA VESTITA DAI MIGLIORI STILISTI DEL MONDO. E IL PRANZO SUCCESSIVO… - MARADONA IMPAZZIVA PER ME. IN ARGENTINA GUARDAVA UNA TELENOVELA SOLO PERCHE’ LA SIGLA ERA MIA. POI VENNE IN ITALIA E…"

 

Luigi Bolognini per repubblica.it

 

 

LEALI CALIFANO MARADONA

Si sa che Diego Maradona era sempre disponibile alle richieste di fotografie di chi lo incontrava. Ma che fosse lui a chiedere una foto con qualcuno è molto meno immaginabile. Eppure è successo, nientemeno che con Fausto Leali, cantante pochissimo interessato al calcio («da 0 a 10, direi 2»), eppure legato al campione da una amicizia tanto forte quando poco nota. Fu lui a chiedere di conoscermi. E volle farsi una foto con me".

 

Cominciata come, Leali?

CLAUDIA VILLAFANE E DIEGO MARADONA

«Cominciata quando divenni celebre con A chi, 1967. Senza che neppure lo sapessi, la canzone diventò la sigla di una telenovela popolarissima in Argentina. E Diego, che era un bambino, la guardava solo per poter ascoltare la canzone. Quando diventò calciatore e venne in Italia, nel 1984, io ero in un periodo di bassa popolarità, mi rilanciai nel 1987 quando cantai Io amo a Sanremo. E Diego, che del festival era uno spettatore appassionato, impazzì a riscoprirmi. E volle conoscermi di persona».

 

Come andò?

«Qualche tempo dopo mi trovavo nei dintorni di Napoli per un concerto. A fine serata mi incontrarono due persone e mi chiesero se volevo incontrarlo. L'indomani mattina vennero a prendermi, mi portarono a casa sua a Napoli. Lui non c'era, era ad allenarsi. In una stanza c'era un palchetto con strumenti, a Diego piaceva la musica.

 

fausto leali 1

Quando rientrò e accese la luce, io mi misi a cantare. Impallidì dall'emozione e ci mettemmo a duettare. E poi mi chiese di fare una foto assieme. Capisce, lui a me. Morale, diventammo amici. Tra l'altro eravamo entrambi dello Scorpione, io nato il 29 ottobre, lui il 30».

 

Quanto vi frequentavate?

«Alla fine poco, perché io stavo a Nord e lui al Sud. Ma ogni volta che era possibile ci vedevamo. Eravamo così legati che mi invitò al suo matrimonio con Claudia Villafane a Buenos Aires, nel 1989. Una storia incredibile».

 

Ce la racconti.

maradona claudia

«Inizio a dirle che da Milano presi un aereo per Roma: a Fiumicino Diego aveva affittato un jumbo 747 per trasportare tutti gli invitati italiani. Un aereo da 300 posti tutto per noi. Aveva due piani: al superiore lui, Claudia e i famigliari, una dozzina di persone. Sotto la prima classe, la business e la economy. L'aereo partì mezzo pieno e si riempì definitivamente a Barcellona, dove fece tappa per accogliere gli altri ospiti».

 

 

 

Chi eravate di musicisti?

«Io e Franco Califano, nessun altro».

 

A Buenos Aires che successe?

«Di tutto. All'arrivo venimmo portati direttamente al ristorante dove ci aspettava un asado di 300 chili. Poi albergo di lusso per dormire e l'indomani le nozze alla chiesa del Santisimo Sagramento. Già arrivarci fu un'impresa: tutta Buenos Aires era per strada per salutare Diego, il corteo si fece strada a fatica tra due ali di folla.

 

fausto leali 2

In qualche modo arrivammo alla chiesa e ci trovammo immersi nel lusso più sfrenato, una cosa quasi sconvolgente: basti dire che c'erano 200 musicisti e 200 coristi a suonare la Nona di Beethoven, eravamo tutti in smoking, Claudia vestita dai migliori stilisti del mondo. E non le dico il pranzo successivo».

 

Ce lo dica invece.

«Un ristorante enorme, con quattro palchi per le orchestre che si alternavano: una sinfonica, una pop, una di folk argentino e un quartetto d'archi. Mangiammo e cantammo fino a notte fonda».

 

Poi la vostra amicizia come è proseguita?

maradona claudia e le figlie

«In un modo incredibile. Tre- quattro anni dopo ci incontrammo a Disney World, in Florida. Ma per puro caso, pensi lei quanta gente tiene quel posto. Eravamo in fila alla biglietteria. Vederci lì fu qualcosa di incredibile, una coincidenza clamorosa».

 

Ha altri aneddoti da regalare?

«Uno che spiega meglio di tutti che persona fosse Diego. Feci un concerto a Verona, arrivarono alla fine due suoi amici che abitavano lì. Andammo a cena in un ristorante che tenne aperto apposta per noi. Alla fine feci per pagare, ma loro tirarono fuori una carta di credito intestata a Maradona, che gliel'aveva regalata perché pagassero loro quando incontravano qualche amico comune. Ecco, questo dice tanto dell'uomo, direi».

 

Da quanto non lo sentiva?

«Oh, ormai tanto. Avevo un numero argentino, tempo fa lo chiamai e parlai a lui e Claudia, ma capii che il matrimonio stava finendo. Poi non mi aveva più risposto e penso che avesse anche cambiato numero, ma me lo sono sempre tenuto nel cuore».

fausto leali

 

Del calciatore, pur non essendo appassionato di questo sport, che dice?

«Posso dire poco, anche se non potevo non notare l'anima artistica di tanti suoi gol e tocchi di palloni. La cosa che mi colpì di più fu quel maledetto Italia-Argentina, semifinale del Mondiale del 1990, giocato a Napoli. Se c'era un posto dove non giocare era quello, per tutto ciò che ne seguì, la città divisa tra la Nazionale e Diego, le polemiche. E quando lui andò sul dischetto per il rigore decisivo, che ci avrebbe eliminato, pensai che non poteva fare altro che segnare».

diego armando maradona con la moglie claudia a una festa

 

fausto lealifausto lealidiego armando maradona con la moglie claudia a saint tropez nel 1998diego armando maradona e la moglie claudia in uruguay nel 1999diego armando maradona bacia la moglie claudia hotel las praderas 2000diego armando maradona e la moglie claudia il giorno del matrimonio al luna park stadiumfausto leali

Ultimi Dagoreport

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....