maradona sorrentino

“FABIE’, IO SE MARADONA NON VIENE A NAPOLI, MI UCCIDO” – PAOLO SORRENTINO E L’IMPORTANZA DI DIEGO NEL SUO CINEMA (DA “YOUTH” A “E’ STATA LA MANO DI DIO” ) - IL REGISTA NON SI PERDE UNA PARTITA DEL NAPOLI. E' UN CREDENTE, PRATICANTE, FECE LA SUA PRIMA TESSERA AI TEMPI DI RUUD KROL, AMAVA SARRI - MARADONA? TIFO’ PER LUI NELLA SEMIFINALE CON L’ITALIA AI MONDIALI DEL ’90 – “UNA VOLTA LO SPIAI DI NOTTE MENTRE SI ALLENAVA E TIRAVA ININTERROTTAMENTE PALLONI IN PORTA METTENDOLI SEMPRE ALL’INCROCIO DEI PALI. PIU' SPETTACOLO DI QUESTO, NON MI VIENE IN MENTE NIENTE” – VIDEO

 

 

Malcom Pagani per www.rivistaundici.com

 

 

paolo sorrentino sul set di e' stata la mano di dio

Non tutti i minuti sono uguali. Ogni settimana Paolo Sorrentino ne immola cento a un rito arcaico e con suo figlio Carlo guarda il Napoli. I telefoni spenti. Il sigaro. La liturgia. «La domenica pomeriggio, il tempo si dilata, diventa un guerriero invincibile. Il tempo della domenica pomeriggio non batte alla stessa velocita del tuo tempo». E un modo per tornare al silenzio immobile delle citta, alle radioline affacciate sulla domenica, alle voci che trovano un loro miracoloso percorso tra altre voci e alle sirene che, quando ti catturano, ti catturano per sempre.

 

 

MARADONA

Paolo Sorrentino giocava da terzino. A destra della sua scrivania, in un lembo di parete mai toccato dal sole, c’e una vecchia istantanea. Il nostro e in piedi. Il campo e in terra. Le braccia conserte, somigliano a quelle dei calciatori veri, le stesse che Paolo, a nove anni, era abituato a vedere nell’album Panini. Il pacchetto costava cinquanta lire. Dentro potevi trovare pirati, soldati di frontiera o i baffi poco rassicuranti del portiere di riserva di Luciano Castellini, Pasquale Fiore.

 

La domenica si andava in pellegrinaggio allo stadio e poi a sera, in quel mucchio selvaggio che erano le televisioni private, i protagonisti si sistemavano sotto ai microfoni a giraffa poi evocati al cinema da Toni Pisapia per dare concretezza all’illusione, all’apparizione, all’evento soprannaturale. Se nei pressi del San Paolo, tra una zolla, un rimbalzo e una pozzanghera si fosse palesata davvero una divinita vestita in lanetta azzurra nelle vesti alate dell’uomo in piu, allora quella divinita aveva il dovere di manifestarsi anche in terra.

MARADONA 1

 

A casa Sorrentino, dove il padre di Paolo, Sasa, riemerso con suo figlio dagli spalti, osservava le immagini in bianco e nero della squadra guidata da Luis Vinicio, l’allenatore, era come un parente. Poi ‘O Lione, che da giocatore aveva spinto i tifosi del Napoli alla supplica laica indirizzata ad Achille Lauro: «Comanda, vendetevi l’anima ma non Vinicio», venne allontanato come gli era gia successo da ragazzo. Allora Sasa – racconto Sorrentino – «smise di andare» a vedere la squadra capitanata da Giuseppe Bruscolotti. e per fargli cambiare idea servi l’avvento di un altro dio e di un altro capitano, Diego Armando Maradona.

SORRENTINO MARADONA 19

 

«Era l’estate dei miei 14 anni e mi trovavo in vacanza da solo in Inghilterra. Chiamavo a casa ogni tre giorni e uno di questi giorni mio padre mi disse che il Napoli aveva comprato Maradona. Poi fece una pausa – era un uomo che manteneva sempre un certo distacco – e mi disse: “Ho gia fatto gli abbonamenti per l’anno prossimo”».

 

 

Sorrentino sostiene che il calcio abbia bisogno di un fideismo quasi nietzschiano. «Io non potrei credere se non in un dio che sapesse danzare» e un manifesto di sogno e poesia, appagamento e salvezza. Un muro di ricordi in cui per essere calciatori o tifosi c’e sempre una scala da salire, una prateria davanti agli occhi, una vibrazione interiore. Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi. Qualcosa vibro. Quella vibrazione, a Paolo Sorrentino, ha salvato la vita e abbiamo il sospetto che non si tratti di essere letterali. A Federico Fellini il calcio non interessava: «Non ho mai visto una partita in vita mia».

 

paolo sorrentino

Paolo Sorrentino non se ne perde una. Che sia un Napoli da Champions al Santiago Bernabéu o una gita a Reggio Emilia in una pizzeria di New York sulla dodicesima, conta professare. Sorrentino e un credente. Praticante. Fece la sua prima tessera ai tempi di Ruud Krol. Amava Sarri. Gli era simpatico Edy Reja. E adorava ovviamente i cavalieri che fecero l’impresa, gli eroi della sua adolescenza che a Napoli, all’anteprima del suo ultimo film, sono arrivati in massa. «Guarda invece che scienziati/che dottori/che avvocati/che folla di ministri e deputati». Sulle note di Bennato a Napoli, confusi tra i 400 presenti, c’erano anche loro, ma Paolo non aveva occhi che per Bagni. Salvatore, come suo padre. E non si sa chi fosse piu commosso. Del padre di Paolo, sua madre «diceva tutti i giorni: “Somiglia a Jean Paul Belmondo”, ma non era vero. E solo che l’amava in modo spropositato».

 

 

 

MARADONA QUEEN 11

Anche a Sorrentino e capitato. Amare. Gioire. Piangere. Imprecare. La sintesi di una partita. Piangeva anche Maradona, l’8 luglio del 1990, quando pochi mesi prima lasciare l’Italia, perse all’Olimpico la finale dei Mondiali. Qualche giorno prima, a Napoli, come quasi tutti, Sorrentino tifo per Diego. Da ragazzino, in quella terra di mezzo tra suggestione e illusione, ogni tanto gli pareva persino di scorgerlo tra i vicoli. Si diceva si muovesse in utilitaria, El Pibe, per non farsi notare e in una citta in cui i simboli avevano e hanno la loro importanza, scorgere Maradona equivaleva a un miracolo.

 

salvatore sorrentino, il padre di paolo sorrentino

«Poco prima dei Mondiali 1986 lo spiai per una notte mentre si allenava di nascosto su un campo da tennis e tirava ininterrottamente palloni in porta mettendoli sempre all’incrocio dei pali, nello stesso punto. Piu spettacolo di questo, non mi viene in mente niente». La scena, una messa in scena abbagliante, la visione di un Maradona trasfigurato, affannato, triste, solitario y final eppure ancora immenso per l’abilita non saper piu distinguere tra patetico e divino, fini in Youth.

ottavio bianchi maradona 3

 

«Forse il sole non passa attraverso il vetro senza romperlo?». Il quesito malapartiano valeva anche per chi, alla religione maradoniana, aveva deciso di credere: nella buona e nella cattiva sorte. Diego aveva cattive amicizie? Diego era brutto, sporco e cattivo? Meglio. «Le esistenze sono solo tentativi, per lo piu fatti a cazzo». E Diego, il suo tentativo, l’aveva fatto puntando al cielo. E se «tutti i sentimenti della vita hanno questo segreto: il ritmo delle cose» non si puo negare che, per dirla con Paolo Conte, Maradona avesse un ritmo suo. Per trovare il proprio, prima di ringraziarlo ricevendo l’Oscar come fonte di ispirazione e al telefono prima di decollare per una telefonata lampo, effimera come la felicita, a Sorrentino e servito coraggio.

ottavio bianchi maradona 2

 

Nel suo primo film, un capolavoro, L’uomo in piu, il calcio e molto piu di un filo teso tra il desiderio e il rimpianto. C’e il caso, l’imponderabile e il metafisico. C’e l’eterna lotta tra i due precariati (i giocatori con l’orizzonte limitato e l’allenatore con il contratto a termine per definizione). E poi ci sono i maneggioni, i cinici, gli utopisti attesi dietro la curva della maturita, la maturita impossibile per chi e destinato a rimanere bambino, dal burrone. «Le scarpe appese a qualche tipo di muro», la memoria che non basta piu a promettersi il futuro e il presente che va a fondo in uno specchio d’acqua.

 

e' stata la mano di dio

In apertura di film: lo spogliatoio. Con le sue dinamiche brutali, il tecnico plasmato sul Petisso Pesaola che “scuoia” i suoi ragazzi nell’intervallo della gara: «Ma porca puttana infame, cosa cazzo state combinando?» e ancora una volta, la finzione che da la destra alla realta. Sorrentino, rivelo uno degli attori principali, Andrea Renzi, aveva incontrato davvero Pesaola. Si era fatto raccontare quelle domeniche a sigarette e whisky e la psicologia dei calciatori. Poi era andata di invenzione. Il suo colpo migliore. La rabona che non gli e mai riuscita sul campo.

 

 

paolo sorrentino

Da allora sono trascorsi piu di vent’anni. Sorrentino si e raccontato, e stato raccontato, ha segnato di mano in un giorno in cui gli arbitri non si erano distratti e poi ha lasciato parlassero i suoi film. «Tutto documentato, tutto arbitrario», avrebbe detto Manganelli, uno che a detta di Sorrentino non la pensava poi tento diversamente da Maradona: «Diego diceva che il calcio e un gioco che si basa sulle finte: fingi di andare a sinistra e poi vai a destra. Vale anche per il cinema».

 

E vale per un regista che ha messo il calcio in tanti altri film, che ha spinto i tifosi allo striscione personalizzato e a quello ironico, che ama chi non lo prende troppo sul serio, ridere e spiazzare come da un ideale dischetto. «C’e un ometto di un metro e 60 sul campo da calcio, che vi ringrazia.

L'UOMO IN PIU' SORRENTINO

 

E che Maradona vi ringrazi e il premio piu grande che possiate ricevere», ha detto ricevendo il suo di premio, alla giuria veneziana. In Laguna, un’unica volta, sbarco anche Maradona. Era Febbraio. Un freddo febbraio del 1988. Ci arrivo da solo, per una partita benefica. Dimenticando la sciatica, quella «mignotta di seconda fascia», Maradona cammino fino all’Arsenale. Non lo fermo nessuno. Libero, come una bandiera al vento, Diego scivolo tra le linee. I turisti pensavano fosse una maschera e forse avevano capito tutto.

 

paolo sorrentino 2

A casa sua, dietro una porta, quasi nascoste, forse per pudore, il regista conserva alcune fotografie incorniciate. Ritagli di giornale. Prime pagine. Diego e sempre Diego. «I geni sono quelle persone che ci stai a fianco senza nessuno sforzo. Ecco chi sono i geni». Oggi Paolo Sorrentino a calcio non gioca piu. Preferisce il padel. «Solo una cosa non sopporto: la sfumatura». Ogni tanto lo vedi in una spiaggia o su un prato a tirare comunque calci a bassa intensita. Due contro due con le felpe al posto dei pali, come da bambini, e dove non arriva il fiato provvede il fallo tattico. «L’amore e l’insostituibilita». La scelta. L’elezione.

e' stata la mano di dio paolo sorrentino 16paolo sorrentino nello stadio del napoliE' STATA LA MANO DI DIOe' stata la mano di dio paolo sorrentino 6e' stata la mano di dio paolo sorrentino 5Paolo Sorrentino sul set de La Mano di Dioe' stata la mano di dio paolo sorrentino 8E? stata la mano di Dio 5la locandina del nuovo film di sorrentinoe' stata la mano di dio

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...