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GOODBYE MONNA LISA - L’ULTIMO MISTERO DELLA GIOCONDA: DIETRO IL CELEBRE RITRATTO C’E’ IL VOLTO DI UN’ALTRA DONNA - C’È CHI PROPONE DI CAMBIARE IL TITOLO DEL DIPINTO - NO COMMENT DEL LOUVRE

Tomaso Montanari per “la Repubblica”

 

GIOCONDAGIOCONDA

Puntuale come il panettone e l’influenza, ecco lo scoop di stagione sulla Gioconda. Questa volta la fonte è la Bbc, che stasera alle 21 inglesi manderà in onda un documentario dall’originale titolo The Secrets of the Monna Lisa. Il presunto scopritore si chiama Pascal Cotte, un ingegnere ottico che ha fondato e guida Lumière Technology, una società parigina che ha sviluppato un nuovo sistema di analisi spettrografica dei dipinti.

 

In pratica, Lumière Technology sostiene che le sue macchine riescono a vedere attraverso lo spessore delle vernici meglio di tutte le molte altre oggi disponibili: e (non sorprendentemente) ha deciso di puntarle sul feticcio dei feticci, Monna Lisa. Il risultato, presentato come clamoroso, sarebbe questo: sotto il volto più celebre della storia dell’arte se ne nasconderebbe un altro, abbastanza diverso da far pensare che si tratti del ritratto di un’altra donna.

 

Cotte sostiene che questo risultato «cambierà per sempre il nostro modo di guardare al capolavoro di Leonardo». Da parte sua, il divulgatore inglese di storia dell’arte Andrew Graham-Dixon che conduce il documentario dice che il Louvre dovrà considerare di cambiare il titolo del dipinto: «Good bye Monna Lisa, si tratta di qualcun altro». Di più, per ora, non è dato sapere: e il Louvre, che è un museo serio, non commenta.

 

Francamente, qualunque cosa si veda sotto, sembra difficile che riesca a mettere in ombra ciò che si vede sopra. La Gioconda è straordinariamente importante per la qualità suprema di quello che tutti potrebbero vedere ad occhio nudo se il culto un po’ grottesco a cui è condannata non la recludesse dietro ad uno spesso cristallo, e a un invariabile muro di nuche.

 

GIOCONDAGIOCONDA

Il vero mistero è come sia possibile che mani umane abbiano dipinto quel volto che pare vivo al punto di vedere il sangue che pulsa nelle fontanelle della gola, come scrisse Vasari. Il primo a morirci sopra fu forse il giovane Raffaello, e dopo mezzo milennio non abbiamo smesso di piegare le ginocchia di fronte a quella creatura sublime.

 

Leonardo stesso guardò a questo quadro come a qualcosa di speciale, continuando a lavorarci per dieci anni (dal 1503 al 1513 circa) e portandoselo da Firenze a Milano, e quindi in Francia. Questa lunghissima gestazione non può che aver lasciato sulla tavola un complesso palinsesto: se le analisi di monsieur Cotte ci aiuteranno davvero a conoscere meglio questa affascinante preistoria, gli saremo gratissimi.

gioconda  017gioconda 017

 

Ma non c’è davvero alcuna ragione per cui dovremmo pensare di cambiare il titolo. Non c’è alcuna prova che il quadro più celebre del mondo ritragga davvero Lisa Gherardini, la moglie del mercante fiorentino di seta Francesco del Giocondo: semplicemente perché non abbiamo nessun documento di prima mano, né un altro suo ritratto con cui confrontarlo. Dunque, anche se sotto ci fosse un volto diverso, chi potrebbe stabilire quale delle due sarebbe la vera Lisa?

 

Negli ultimi anni ci è stata presentata una seconda Gioconda svizzera, e poi una spagnola; ci hanno detto che a Firenze si erano identificate senza fallo le ossa della vera Monna Lisa; l’allora sindaco di Firenze annunciò al mondo che aveva scoperto la Battaglia di Anghiari dietro gli affreschi di Vasari in Palazzo Vecchio; ci si è detto che si era scoperto il numero 72 iscritto sul ponte alle spalle della solita Monna Lisa;

la gioconda   dettaglio del visola gioconda dettaglio del viso

 

si è pubblicato il cosiddetto Autoritratto di Acerenza; si è portata in giro come una reliquia quella Bella Principessa (che anche le analisi della stessa Lumière Technology certificavano come autografo) che invece ora viene rivendicata dal falsario inglese Shaun Greenhalgh come un suo ritratto di Sally, cassiera ad un supermercato di Bolton.

 

Nemmeno uno di questi scoop era vero: e se si mettesse una tassa sulla venalissima industria delle bufale leonardesche il patrimonio artistico mondiale sarebbe finanziato per i prossimi mille anni.

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