
I SEGRETI DI QUEL DIVINO MARANZA DI LAMINE YAMAL: I MOVIMENTI DA SERPENTE, L’INTELLIGENZA “VISIONARIA”, LA TECNICA DA ACCADEMIA - DOPO AVER STUPITO IL MONDO ALL'EUROPEO, IL17ENNE DEL BARCELLONA È TORNATO A INCANTARE CON UNA PRESTAZIONE PAZZESCA CONTRO L'INTER, IN CHAMPIONS LEAGUE – LE DIFFERENZE CON MESSI: LA "PULCE" E' PIÙ GOLEADOR, MENTRE YAMAL E’ PIÙ ASSISTMAN – L’INCAZZATURA ALLA FINE DELLA PARTITA PERCHE’, NONOSTANTE LE SUE GIOCATE, IL BARCELLONA RISCHIA DI NON ARRIVARE IN FINALE… - VIDEO DA LECCARSI GLI OCCHI
A special Champions League moment, delivered by Lamine Yamal ?#UCL pic.twitter.com/fIOjE5gH8L
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) May 1, 2025
Sandro Modeo per il Corriere della Sera - Estratti
Una delle sequenze che più colpiscono - nella notte iconica di Lamine Yamal - è quella del post-partita, espressa dal volto e dal «linguaggio del corpo»: inibito, per una volta, il suo sorriso radioso, il wild boy per eccellenza di questo Barça «irriverente» (Laporta dixit) si aggira per il prato e i bordi del Montjuic rigido, quadi livido, sia nel ricevere l’abbraccio grato di coach Flick che nell’avvicinarsi all’uscita, tra i flash e le urla (se non i microboati) dei fan. È una reazione - una modulazione comportamentale - relativamente sorprendente: il non ancora maggiorenne Lamine Yamal - a dispetto dell’apparecchio dentale e della passione per manga comici come Gintana - ha tra i suoi tratti un’acuta precocità di consapevolezza critica, in primis tecnico-agonistica.
In quel momento, Lamine tradisce il suo mix di stizza e apprensione: stizza per come il sistema «strutturato e aperto» del team abbia prodotto contro l’Inter più scompensi di quanti ne permetta l’intrinseco, fisiologico rapporto rischi/benefici; apprensione perché sa quanto quella prestazione troppo scompensata renderà il ritorno a San Siro, se non una scalata da Everest, un 7000 comunque durissimo. Anche perché il «punto debole da migliorare» - il deficit di coperture e letture difensive denunciato da Flick - non si sutura in cinque giorni.
Quella precocità è tangibile in diversi altri tratti del ragazzo: su tutti, l’assunzione di responsabilità, che si traduce ad esempio nell’interpretare alla grande lo «schema-Munchausen», con riferimento all’episodio delle Avventure in cui il Barone - ormai inghiottito nella fanghiglia di una palude - ne esce tirandosi da sé i capelli e gli stivali, secondo un movimento chiamato appunto «bootstrap», un paradossale scarto antigravitazionale con cui sfugge a una situazione chiusa. Mercoledì, il momento-Munchausen- per Lamine Yamal e per il team- coincide col minuto 25; quel gol-monstre (in una prova-monstre) inverte, letteralmente, l’inerzia di un match che sta diventando per il Barça (sotto 0-2) un inabissamento.
Ma qualcosa di simile era già successo a Euro2024, la sera della semifinale Spagna-Francia: con la roja sotto 0-1 (gol di Kolo Muani) e la Francia a vampirizzare il match, Lamine Yamal, al minuto 21, si prende la scena: con la squadra in attacco e in pressione alta, controlla una palla respinta poco fuori area, e dopo avere mosso l’intero blocco difensivo Bleus con un doppio cambio direzionale, stocca dal limite all’incrocio, accarezzando il palo interno (proprio come contro Sommer mercoledì sera) e avviando un break che si concluderà cinque minuti dopo col 2-1 di Dani Olmo.
Il punto, ovviamente, è che per esercitare quei break è necessario disporre di un set adeguato di mezzi atletici, tecnici e cognitivi, specie in quanto a «visionarietà» dei colpi da concepire prima ancora che da eseguire. E qui entriamo nelle specificità di Lamine Yamal, da avvicinare evitando accuratamente paragoni troppo stringenti e/o insensati, a partire da quello con Leo Messi, che pure lo ha tenuto letteralmente a battesimo: alludiamo alla foto fiabesca e toccante (iniziativa UNICEF, 2007) della Pulce ventenne lungochiomata che tiene in braccio il neonato Lamine.
La tentazione del paragone, del resto, verrebbe anche dai dati, che tuttavia evidenziano, insieme alla continuità e alle analogie, le differenze: Yamal ha giocato mercoledì la 100esima nel Barça, per un aggregato di 22 gol e 31 assist (15 gol e 24 assist solo in questa stagione); alla sua età, Messi ne aveva giocate appena 7, e alla sua 100esima- a quasi 21 anni- aveva un aggregato di 41 gol e 14 assist, a conferma di una diffrazione intuitiva: la Pulce più goleador, Yamal più assistman.
L’unicità di Yamal, già ora marcata, parte dal suo assetto anatomo-morfologico, una complessione (180 cm per 66kg) che lo assimila a tanti longilinei polivalenti della sua generazione (coincide, per esempio, con quella di Joao Felix), ma con una distribuzione molto particolare, quasi «allampanata», a configurare una lievità da mezzofondista alto, solo di recente irrobustita dal lavoro in palestra sull’apparato muscolare (un’acquisizione per certi versi simile a quella di Sinner).
Con quella complessione, il suo modo di saltare l’avversario o di «attraversare i muri» - cioè assetti difensivi schierati- è opposto a quello della Pulce: al «mulinello» di gambe del brevilineo, Yamal sostituisce una falcata unica per ampiezza e fluidità, in cui il continuum è più importante dello «strappo» (comunque necessario). A dirla tutta, specie nelle conduzioni-penetrazioni prolungate, Yamal ricorda la sinuosità di certe specie di serpenti, il cui organismo (un «lungo tubo» di connessioni di costole, vertebre e legamenti) procede per contrazioni e decontrazioni, controllate dal sistema nervoso, in grado di variare in 4 tipi di movimenti (ondulazione laterale, locomozione a fisarmonica, avvolgimento e locomozione rettilinea).
Una simile «intelligenza del corpo» si completa da un lato con le specificità tecniche di Lamine, dall’altro con un’«intelligenza mentale» (ovvero «neurale») che forma con quella cinestetica un'unità indissolubile.
Un tocco da accademia
Con le specificità tecniche siamo nell’accademia. Ennesimo mancino, spesso impiegato «a piede invertito», tra i top player offensivi di sempre (oltre a Maradona e Messi, ricordiamo Recoba, Robben, oggi Momo Salah), Yamal è dotato di una sensibilità molecolare del touch che può graduarsi in soluzioni molto varie: vedi, nel recente Clásico di Coppa del Re (3-2 per il Barça) assist tra loro molto diversi come il cutback felpato rasoterra per l’1-0 di Pedri e il lancio alto (in un altro momento-Munchausen) per il 2-2 di Ferran Torres.
L'intelligenza neurale
Con l’intelligenza neurale il discorso si fa un po’ più sofisticato: dotato, come molti fuoriclasse, di una coordinazione e prensilità sulla palla dovute a una superiorità performativa della corteccia motoria e del cervelletto, Lamine possiede in più la facoltà di pochissimi - in questo caso proprio di Messi - nel poter ante-leggere i movimenti dell’avversario o lo sviluppo di una dinamica di gioco, processando l’informazione circostante (sui giocatori stessi, lo spazio, le distanze, il timing) con diversi millisecondi in anticipo su atleti «normodotati».
Lo vediamo, al dettaglio, quando Yamal «punta» l’avversario (o più avversari), intessendo con cervello e piedi un gioco di feedback e controfeedback in cui «adegua» il proprio movimento a quello di un marcatore, a volte leggendolo in anticipo, a volte addirittura inducendolo, magari con una finta.
A somma di tutto, le specificità complessive di Yamal consistono così proprio nell’armonizzare le diverse opzioni cinetiche della sua complessione «rettilea» col surplus tecnico e l’intelligenza neurale: un repertorio stratificato in cui si alternano o confluiscono i cambi direzionali, le stesse finte, l’alternanza di accelerazioni-decelerazioni, le giocate rapide o quelle con la palla in standby, secondo esigenza contestuale.
Un buon compendio è proprio la sequenza del gol-break di mercoledì al 25’: ricezione di una palla diagonale di De Jonk; contro-movimento e poi difesa «posturale» (in stile-Barça) a evitare un arretratissimo Thuram; incuneamento in conduzione-penetrazione, contrastato frontalmente da Mkitharyan, con finta-cambio direzionale a eluderlo; ingresso in area con 5 (cinque) interisti che gli si aggregano intorno; stoccata sinistrorsa - nella stretta luce disponibile - a evitarne la pressione e l’impatto, con Sommer pietrificato.
Eseguire quella giocata, in quel momento della squadra; e uscire poi dal campo indispettito, presago del fatto che, in prospettiva, potrebbe non bastare.
lamine yamal foto lapresse
lamine yamal alex padilla
Lamine Yamal col padre Mounir Nasraoui
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