
“DOPO TRE FINALI ANDATE MALE È UNA GRANDE GIOIA, IL MIO BOLOGNA È STATO STRAORDINARIO” - VINCENZO ITALIANO SFATA LA MALEDIZIONE DELLE FINALI E REGALA AL CLUB ROSSOBLU’ UN TROFEO CHE MANCAVA DA 51 ANNI: "QUESTA COPPA LA DEDICO ANCHE ALLA FAMIGLIA DI JOE BARONE" - LA FESTA FINALE CON IL DIRETTORE DEL "CORRIERE DELLO SPORT" IVAN ZAZZARONI, CESARE CREMONINI E GIANNI MORANDI SCATENATI - VIDEO
Last night, Bologna beat AC Milan to secure their first domestic trophy in 51 years.
It was also their manager Vincenzo Italiano’s first trophy as a boss after finishing as a runner-up in 3 separate finals at Fiorentina.
Look at how much it means. ?
— HLTCO (@HLTCO) May 15, 2025
Claudio Beneforti e Dario Cervellati per il Corriere dello Sport
Alzala alta Italiano. Questa Coppa Italia è anche tua, soprattutto tua. Vincenzo IV ce l’ha fatta e ha portato un trofeo al Bologna. Mancava da 51 anni.
E così i rossoblù sono di nuovo in Europa. Ci rimarranno, di sicuro, anche la prossima stagione. Italiano ha compiuto un’impresa storica. «Dopo alcune delusioni - ha detto il tecnico dei rossoblù - è meritata, abbiamo fatto una grande partita, è stata una prestazione incredibile.
Credo che il nostro percorso sia coronato da questa Coppa che si merita anche questa gente. Una dedica speciale a tutta la famiglia di Joe Barone. E anche ai miei ragazzi».
La sua notte è finita in tripudio lanciato in aria dai suoi ragazzi e osannato dai cori dei tifosi, sotto la Nord dell’Olimpico. Gesticolava in continuazione, durante la partita, correva da una parte all’altra.
Stavolta abbia preferito fare anche pretattica, perché alla luce di quelle che erano state le sue parole sembrava dovessero giocare Odgaard e Dallinga, e non Fabbian e Castro. Ma sull’argentino era convinto, al di là delle non perfette condizioni fisiche, che il suo ardore potesse creare più affanni e guai al Milan.
Sì, via via è stato sufficiente guardare Italiano per capire come si stesse muovendo il suo Bologna, se fosse contento di quello che costruiva o non soddisfatto per quello che avrebbe voluto e che la sua squadra non faceva o non riusciva a fare. Soprattutto per quanto riguarda la marcatura su Leao, che fin da subito ha evidenziato come e quanto ne volesse. Italiano l’avrebbe fermato in prima persona, carico com’era.
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Quando passava vicino alla sua area tecnica quasi ringhiava per motivare i suoi a non concedere nemmeno un centimetro e al 35' del primo tempo si è infuriato con Orsolini che aveva lasciato partire un lancio proprio per Leao.
Un urlo secco, deciso. Poi l’allenatore del Bologna si è rimesso con le mani sui fianchi a guardare la sua squadra, a dare suggerimenti. Certo, con lui c’era tutto il gruppo, i leader. Al rientro dagli spogliatoi dopo l’intervallo è stato De Silvestri ad andare a parlare con Fabbian e Castro e a incitare tutti gli altri. Una strategia anche questa. La sfida si giocava anche sui nervi, sulle emozioni.
Ne ha regalate di fortissime il gol di Ndoye. E mentre tutta la panchina correva ad abbracciare il proprio speedy gonzalez, Italiano saltellava e stringeva forte a sè gli uomini del suo staff. La foto della gioia.
La foto della sofferenza quando nel finale si è inginocchiato dopo il passaggio sbagliato da Miranda per un taglio di Dallinga. Poi i cambi a tutelare il vantaggio. «Nel secondo tempo abbiamo risposto alle mosse del Milan, il percorso di quest'anno viene coronato con la coppa: questa gente meritava un premio» È la notte dei miracoli, ma un miracolo non lo è stato, il Bologna è stato più forte del Milan.
Castro se la gode e pensa ancora più in grande. «In pochi pensavano che potevamo arrivare fin qui ma in questa stagione abbiamo dimostrato di poter battere tanti record, adesso ci manca solo di andare in Champions».
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