greg louganis klaus dibiasi

L’ANGELO AZZURRO DELLE PISCINE – VITA, PIROETTE E RIMPIANTI DI KLAUS DIBIASI, TRE VOLTE ORO OLIMPICO – “IL TUFFO VA INTERPRETATO E L'ATLETA, AL DI LÀ DELLE REGOLE DELLA FISICA, CI METTE DEL SUO, COME UN BALLERINO CLASSICO" - "LA RIVALITÀ CON CAGNOTTO, LE SFIDE CON LOUGANIS: "CI SORPRESE DICENDO CHE ERA GAY E SIEROPOSITIVO. AI TEMPI L'OMOSESSUALITÀ NON ERA DICHIARATA FACILMENTE” - "MI VOLEVANO OFFRIRE IL RUOLO DI TARZAN IN UN FILM: DISSI NO" – LA PAURA DI TUFFARSI DAI 10 METRI SUPERATA CON CENTO STRUDEL, LA RAGGI E IL PADRE CHE… - VIDEO

 

Flavio Vanetti per il “Corriere della Sera”

 

klaus dibiasi41

L' Angelo Biondo, Tarzan mancato al cinema, oggi è un signore di 73 anni che dispensa la sua esperienza al mondo dei tuffi, il pianeta del quale fu sovrano. Parlare con Klaus Dibiasi lascia un brivido a chi ricorda le sue piroette per tre volte baciate dall' oro olimpico, simbolo di un' Italia a cavallo tra anni 60 e 70 nella quale «Klaus aus Bozen», poi diventato uomo della capitale, fu sinonimo di vittoria. L' Angelo Biondo è stato anche un Angelo Azzurro, custode dei successi con la maglia più bella.

 

Nel nome del padre: è proprio vero, nel suo caso.

«Papà Carlo è stato l' inizio di tutto. Si era sposato nel 1939 e nel 1940 si era trasferito a Bressanone. Ma al lago di Monticolo, distante 60 km, aveva costruito con gli amici un castello in legno di 10 metri per tuffarsi: così tornava spesso e l' andirivieni lo faceva in bici».

 

Poi trovò lavoro in Tirolo...

klaus dibiasi

«Sì, io sono nato a Solbad Hall. Papà lavorava e dirigeva una piscina all' aperto: immaginate che freddo, in certi mesi. Nel 1953 la famiglia tornò a Bolzano, dove mio padre aveva creato una scuola di tuffi ben frequentata anche dagli austriaci».

 

Carlo Dibiasi non ha vinto ai Giochi come il figlio, ma era un campione.

«Papà è stato un autodidatta: dalla ginnastica era passato ai tuffi. Mi ha regalato soprattutto sicurezza e serenità, nei grandi eventi non sono mai stato tradito dall' emozione».

 

I Dibiasi hanno «rischiato» di gareggiare per l' Austria?

klaus dibiasi 9

«Io no, ma papà visse un pasticcio che lo fregò. Ai Giochi 1936 era andato come azzurro, primo altoatesino olimpico. Però a Londra 1948 avrebbe dovuto partecipare come austriaco, vivendo in Tirolo. Vienna non gli diede il permesso perché aveva già gareggiato con l' Italia, che non lo volle più in quanto aveva residenza e passaporto austriaci. Totale: niente Giochi. Peccato, nel 1948 era in forma».

 

I Giochi del 1936, Hitler e la propaganda: suo padre gliene ha mai parlato?

«Non mi ha raccontato il clima dell' evento, ma mi ha descritto gli avversari: così ho conosciuto i vari Marshall Wayne, Elber Root, Hermann Stork, Erhardt Weiss, Tsuneo Shibahara.

Papà chiuse decimo dalla piattaforma, a Londra avrebbe fatto meglio».

 

Berlino fu l' Olimpiade di Leni Riefenstahl, la regista di Hitler, anche se lei disse che quel committente le creò più danni che vantaggi.

«Penso che la Riefenstahl abbia avuto il merito di raccontare lo sport dall' interno, frequentandolo con passione».

klaus dibiasi 8

 

Il Klaus Dibiasi alto e biondo sarebbe piaciuto a Leni?

(risata). «Anche mio padre era prestante, se è per quello. Però, chissà: se fossi capitato nella sua era magari mi avrebbe dedicato delle immagini».

 

Preferisce la definizione di altoatesino o di sudtirolese?

«È la stessa cosa».

 

Un altoatesino a Roma: dove sta l' errore?

«Chi come me ha viaggiato tanto, si adatta ovunque. A Roma sto bene: ci vivo non solo perché mia moglie è romana, ma anche perché ero diventato allenatore federale».

 

Vota per Virginia Raggi?

klaus dibiasi 53

«Roma è difficile, la Raggi a mio giudizio ha fatto il meglio possibile. Però ha anche scoperto che chi governa non sempre riesce a fare ciò che desidera».

 

L' Alto Adige e certe rivendicazioni rispetto all' Italia: erano giuste o sbagliate?

«Alcune erano giuste. La popolazione era di madrelingua tedesca e quando è arrivata l' Italia ha dovuto imparare cose nuove dall' oggi al domani: mia madre stessa non conosceva l' italiano. Ma a volte sono stati usati metodi esagerati: sì, penso alle bombe».

 

Lei era l' Angelo Biondo. E non solo dei tuffi.

«Il fisico alto e atletico mi ha aiutato nell' essere identificato in un certo modo. Però sono stato agevolato anche dai risultati: a 17 anni ho vinto l' argento a Tokyo. Era la seconda medaglia di un altoatesino ai Giochi estivi dopo l' oro di Albert Winkler nel "4 con" di canottaggio a Melbourne. Per me valeva quanto un titolo».

 

Dibiasi, una delle certezze dello sport italiano dell' epoca.

klaus dibiasi 3

«Ringrazio ancora Mario Saini, segretario del Coni: lanciò me e Cagnotto. Ci notò a Napoli ai Giochi del Mediterraneo 1963 e l' anno dopo ci spedì ai Giochi di Tokyo. L' allenatore era un tedesco dell' Est scappato nel 1958. Ci ha guidato per un decennio, conosceva la biomeccanica: da lui imparammo tanto».

 

Dibiasi e Cagnotto, amici o nemici?

«Sul trampolino eravamo agonisti in un confronto di abilità e destrezza. Ma la rivalità finiva lì, andavamo in vacanza assieme. Grazie a Giorgio ho avuto una "misura", un riferimento. E lui può dire la stessa cosa di me: uno tirava l' altro, come accadeva tra Thoeni e Gros».

 

Poi apparve Greg Louganis...

TANIA CAGNOTTO GIORGIO CAGNOTTO

«Ricambio generazionale: noi eravamo a fine carriera, anche se Giorgio è arrivato ai Giochi di Mosca e ha pure vinto un bronzo. Greg nel 1976 era un debuttante poco esperto. Si sarebbe rifatto: l' unico argento che ha è quello di Montreal, il resto è oro. È stato il migliore di sempre. Non era solo "meccanico", era pure elegante. Studiava arte drammatica e balletto: aveva movimenti morbidi e riconoscibili».

 

Vi sorprese quando disse di essere gay e sieropositivo?

«Sì, nessuno ci pensava. E ai tempi l' omosessualità non era dichiarata facilmente».

greg louganis

 

Tornando ai Cagnotto, Tania è stata meglio del papà?

«Certi confronti sono impossibili, anche perché quando noi saltavamo esistevano solo due specialità. Tania, comunque, è stata una campionessa: è cresciuta, l' argento e il bronzo di Rio 2016 sono stati straordinari. Lei era eccezionale fisicamente e nell' eleganza, bella di gambe. E fredda in gara, a differenza di altre».

 

Tre ori in tre edizioni contigue dei Giochi: in Italia ce l' hanno fatta solo Vezzali, Compagnoni e lei. Che effetto fa essere una «divinità» dello sport?

«Amo restare con i piedi per terra, la mia cifra è la modestia. Certo, è molto bello anche perché è difficile ripetersi».

 

klaus dibiasi 19

Tuffarsi equivale a creare un' opera d' arte?

«Sì: il tuffo va interpretato e l' atleta, al di là delle regole della fisica, ci mette del suo, come un ballerino classico».

 

A bordo piattaforma: pensieri ed emozioni.

«Le emozioni vanno accantonate. Per fare un bel tuffo devi ricordarti, senza alternative, quanto sperimentato in allenamento. A Montreal, a causa del guaio al tendine, ho dovuto superarmi: vedevo gli altri, poi pensavo a me. E dovevo battere Louganis...».

 

Non facile.

greg louganis 3

«L' ultimo tuffo avrebbe potuto essere rovinato dall' emozione. Invece mi sono detto: devi fare così, così, così. Ed è andata in quel modo: tuffo perfetto, da 9,5».

 

La paura è contemplata?

«Passa in secondo piano. Più che paura è timore di sbagliare. Ma se sai tuffarti, hai dei riferimenti».

 

Qualche «spanciata» sarà pur capitata anche a lei...

«Certo che sì... E non è piacevole entrare male in acqua: sono solenni botte. I tuffi si imparano dal basso, poi si sale sempre più in alto. Avevo timore, quando dovevo spostare il triplo avvitamento dai 3 ai 10 metri. Il presidente mi disse: "Se fai questo tuffo da lassù ti pago cento strudel al bar"».

 

Ha mai pensato di cimentarsi da La Quebrada, la scogliera di Acapulco?

klaus dibiasi 12

«I messicani mi hanno invitato. Però, a differenza di Cagnotto, non sono mai andato: quel tipo di tuffo non mi ha mai attirato».

 

Si vince più con la tecnica o con la testa?

«Con entrambe. La potenza spiega la differenza tra ieri e oggi: ieri l' obiettivo era essere rapidi, oggi è fare un salto mortale in più».

 

Le giurie agevolano i più famosi?

«Qualche aiuto l' ho avuto: se sei conosciuto, è umano che un giudice dia una mano. Nei corsi per giudici dico agli allievi di valutare l' esercizio, non l' atleta. Sui voti c' è una barzelletta: uno si tuffa e prende tutti 6. Ma il giudice capo ricorda che è il campione in carica: allora le palette vengono girate e i 6 diventano dei 9».

 

Le ragazze volevano fidanzarsi con Dibiasi?

«Me ne ronzavano attorno un po', però non sono mai stato un don Giovanni».

 

In quale Italia si è stati meglio?

klaus dibiasi in volo durante una gara

«Negli anni '70 e '80 c' era spensieratezza, ora si è fin troppo rigorosi».

 

Ha mai ricevuto proposte curiose?

«Mi hanno offerto di interpretare Tarzan e di ripercorrere, al cinema, le orme di Johnny Weissmuller. Ma è stato solo un pour parler».

C' è chi ha scritto che lei era popolare quanto Mike Bongiorno.

greg louganis 1

«Ma no, dai. Tra l' altro gli sportivi all' epoca non potevano avere l' esposizione di oggi, pena la squalifica. Ero stato contattato dalla Marzotto, sarei finito sui cartelloni pubblicitari. Ma ho dovuto rinunciare».

 

Perché non troviamo più un Klaus Dibiasi?

«Perché per arrivare alle medaglie serve un balzo in avanti rispetto al buon livello. A noi italiani manca l' ultimo gradino: Tania Cagnotto e Francesca Dallapé sono state l' eccezione».

 

È stato giusto mettere in discussione i Giochi di Tokyo?

«No, andavano fatte: gli atleti hanno tenuto duro e abbiamo imparato a gareggiare nelle "bolle". L' Olimpiade s' è fermata solo per le guerre».

greg louganis klaus dibiasi

 

In che cosa deve tuffarsi l' Italia?

«In una ripartenza seria. Da uomo d' acqua aggiungo: nel cloro il virus si perde, perché le piscine sono state tenute chiuse?».

Louganis images Louganis aa ff c df a louganis i Louganis mages AP Louganis Il tuffatore Greg Louganis

klaus dibiasi foto liverani

Ultimi Dagoreport

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…