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CALL ME MAGIC (JOHNSON) - L'EX STELLA DELLA NBA PARLA DELLA NUOVA DOCUSERIE CHE RACCOGLIE IMMAGINI E FILMATI INEDITI DELLA SUA CARRIERA - DAI LAKERS ALL'AIDS: "IL MIO OBIETTIVO ERA RIUSCIRE A DARE QUALCOSA AL MONDO, AVERE UN IMPATTO SU DI ESSO E SOPRATTUTTO PROVARE A DARE UNA MANO ALLE COMUNITÀ IN DIFFICOLTÀ" - LA RIVALITÀ CON LARRY BIRD, L'ANNUNCIO DI POSITIVITÀ ALL'HIV E LE DIFFERENZE CON "THE LAST DANCE"…

Simone Zizzari per www.corrieredellosport.it

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 “La passione del vostro tifo è un aspetto unico che vi contraddistingue, un qualcosa che mi ha sempre affascinato”. Parole e musica di Earvin Johnson, per tutti Magic. Un uomo che ha segnato un’era nella storia del basket e dello sport mondiale. Una living legend che ha deciso di mettere tutta la propria vita, le proprie emozioni, il suo incredibile vissuto in un racconto unico diviso in quattro episodi disponibili su Apple TV+.

magic johnson annuncia di essere sieropositivo nel 1991 2

 

DAI LAKERS ALLA MALATTIA, IL RACCONTO DI MAGIC JOHNSON

La storia di Mr Johnson raccontata su “They Call Me Magic” va oltre la narrativa classica, è una raccolta di immagini inedite e filmati pazzeschi che fanno riaffiorare emozioni dimenticate in chi quegli anni li ha vissuti da adolescente. Ma sono anche un manifesto per chi, ancora giovane, si affaccia con entusiasmo allo spettacolo straordinario dell’Nba.

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Magic Johnson, leggenda dei Lakers con i quali ha giocato più di 900 partite e vinto 5 titoli Nba, è stato più forte di tutto, anche della malattia. Nella serie c’è spazio anche per questo con gli interventi della sua numerosa famiglia e di tanti personaggi noti del mondo dello sport e dello spettacolo, Michael Jordan e il suo grande rivale Larry Bird inclusi.

 

Se la serie “The Last Dance” ha tracciato una linea nella narrazione sportiva in tv, “They Call Me Magic” non è da meno. Mentre la prima però era un ritratto personale di MJ camuffato da racconto di squadra, stavolta i riflettori sono tutti rivolti verso di lui, verso l’uomo che ha lasciato un segno fondamentale nella storia dell’Nba.

 

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MAGIC JOHNSON AL CORRIERE DELLO SPORT.IT: "CON LARRY BIRD RIVALITÀ COSTRUTTIVA"

C'è un momento chiave nella vita pubblica di Mr. Johnson. Siamo nel 1991 e il campionissimo appare nel talk show di Arsenio Hall. E' la prima volta che appare in pubblico dopo l'annuncio di aver contratto l'HIV. Di quel momento Earvin non ricorda ciò che ha detto ma quello che ha sentito: gli applausi scroscianti del pubblico in sala.

 

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 "Avevo bisgono di ascoltare ancora una volta quel boato. E' stato un attimo perfetto", ci ha raccontato nel corso di un incontro video esclusivo per l'Italia su Zoom per presentare le quattro puntate della serie. Questo momento chiave nella serie c'è e si vede il volto in primo piano di Magic Johnson visibilmente soddisfatto. E' lì che si capisce il rapporto simbiotico che esiste tra l'atleta e il suo pubblico: ognuno ha bisogno dell'altro.

 

MAGIC JOHNSON IN They Call Me Magic

Earvin è sempre stato un grande intrattenitore, un businessman di successo che ha mostrato alle telecamere il suo sorriso contagioso. Le scelte che ha fatto nella sua carriera straordinaria e nella sua vita sono state accompagnate da un'attenzione mediatica spasmodica. C'è una differenza sostanziale rispetto a Michael Jordan e al suo "The Last Dance". MJ dialogava come sul lettino di uno psicologo confessando tutto. Qui Magic a volte tira un po' il freno a mano.

 

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I due non si somigliano come carattere: Jordan è più espansivo, Johnson lo è di meno soprattutto quando si vira sul personale. Ci sono aspetti legati alla sua malattia e alla omosessualità del figlio che non vengono approfonditi. L'unico neo della serie è che a volte questa decisione possa portare lo spettatore a credere che ciò che si vede sia frutto della scelta del protagonista, a scapito della spontaneità. Non è così. O forse lo è solo in parte.

 

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Questo non sposta però l'interesse del lungo documentario nei confrontio di una stella che ha dato e ricevuto tanto dal basket. "La passione dei tifosi è cruciale per ogni atleta. La forza e la carica che ti danno i fan ti permettono di raggiungere obiettivi inimmaginabili", ha proseguito Earvin. Sì ma come fa un campione di un simile livello a guardarsi indietro e a restare lucido e sereno?

 

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E' più forte la malinconia per ciò che si è fatto e non si può più fare o la soddisfazione per le vette che si sono raggiunte? (E meno male che Magic Johnson non conosce Marzullo...). "Se mi volto indietro provo solo grande soddisfazione per ciò che sono riuscito a dare in campo e fuori. Il mio obiettivo era riuscire a dare qualcosa al mondo, avere un impatto su di esso e soprattutto provare a dare una mano alle comunità in difficoltà e questa cosa mi fa sentire meglio e sono orgoglioso di esserci riuscito.

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Sul campo da gioco ricordo con piacere ogni momento che ho vissuto come l’essere stato un Laker, aver vinto 5 titoli su nove Finals in 12 anni. Oggi la forza più grande che ho è la mia famiglia, i miei tre figli, mia moglie e poi i miei fratelli e sorelle. Se metti insieme tutte queste persone, puoi capire quanto la mia vita sia stata un successo e ringrazio Dio per tutto questo".

 

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Con Larry Bird è stato un duello lungo a tratti anche duro e spigoloso. In campo non si risparmiavano ma oggi tutta l'acredine che c'era è sparita: "Ci teniamo in contatto, l'ho sentito proprio l'altro giorno. Oggi siamo grandi amici e ricordiamo con piacere i duelli di campo che infiammavano anche il pubblico, come le tre finali Nba. Quella tra me e Larry è stata una rivalità molto costruttiva che ci ha permesso di crescere come uomini e come atleti.

 

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 Ti racconto questo aneddoto, giusto per farti capire quanto la gente adorava le nostre sfide: ancora oggi qui in America la partita NCAA del ’79 tra Indiana State e Michigan State (e quindi tra me e Larry) è stata la gara più vista in assoluto nella storia del basket. E’ meraviglioso, non trovi?". La risposta non può che essere sì.

 

 

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