NEW YORK GRAN CASINÒ (SALUTAME ATLANTIC CITY!) - LA GRANDE MELA HA FAME DI TANTI QUATTRINI E PUNTA SUL GIOCO D’AZZARDO

Glauco Maggi per "Libero"

I votanti dello Stato di New York martedì non hanno soltanto eletto un nuovo sindaco per la Grande Mela. Hanno anche lanciato la sfida a Las Vegas quale polo del gioco d'azzardo, approvando la proposta del governatore Andrew Cuomo di creare sette casinò nello Stato. La prima vittima designata di questo piano è Atlantic City, nel vicino New Jersey, che è l'attuale meta preferita per gli appassionati della roulette e delle slot machines nell'America orientale.

La discesa in campo di New York farà di Manhattan, e del territorio che ruota attorno all'isola e su su fino alle cascate del Niagara in Upstate, la futura capitale della East Coast per il turismo interno e internazionale mosso dal vizio del gioco, così come il Nevada lo è nel West. I primi permessi non saranno accordati per New York City ma per la zona attorno alla capitale dello Stato, Albany, la regione dei monti dove ci sono i campi da sci, e l'alta Hudson Valley.

Secondo la norma approvata, nella Fase Uno viene permessa la costruzione e la gestione di quattro casinò in Upstate: due nei Catskills, uno nel Southern Tier e uno vicino ad Albany. Fra sette anni, con la Fase Due, nasceranno tre casinò a New York City. Finora, solo le tribù di nativi americani avevano il permesso federale di gestire case da gioco nelle loro riserve. Il beneficio economico iniziale in tasse sulle attività legate ai "resorts" che ospiteranno i croupier è stato calcolato in 430 milioni, di cui 94 andranno alla Big Apple, e il resto alle altre comunità locali.

L'apertura dei primi casinò è prevista entro due anni e farà da volano per l'intera struttura industriale alberghiera, aeroportuale e commerciale dello Stato, e specialmente per il suo centro di maggiore attrazione, New York City. I primi a suonare l'allarme sul declino di Atlantic City sono gli analisti finanziari che monitorano gli affari delle società del comparto dell'intrattenimento. «Gli abitanti di New York sono i maggiori clienti dei casinò di Atlantic City. Questa città dovrebbe essere molto preoccupata» ha detto alla NBC Chad Mollman, esperto per Morningstar delle azioni delle società alberghiere e dei casinò.

«C'è un problema di tenuta di Atlantic City nel lungo termine ». «Il tempo per Atlantic City è venuto ed è andato», ha commentato Harold Vogel, amministratore delegato di Vogel Capital Mangement e autore del libro "L'economia dell'indu - stria del divertimento: Guida per una analisi finanziaria". Per anni, dopo il suo decollo negli Anni 80, la città costiera a meno di due ore da Manhattan, per Vogel, «è stata seconda dopo il Nevada, un posto molto speciale in una piccola località. E ha avuto dieci ottimi anni finché è stata praticamente unica. Poi sono sorti i casinò dei pellerossa e i primi casinò in Pennsylvania».

Ora, a decretare la caduta definitiva dalla posizione di leader, arriverà la concorrenza di New York. Richard "Skip" Bronson, presidente di U.S. Digital Gaming e autore di "The War at the Shore" (La guerra sul lungomare) in cui ha raccontato i suoi sforzi nel costruire il lussuoso Mirage Resorts ad Atlantic City, ha ammesso che i casinò di New York peggioreranno una situazione già cattiva: «C'è un unico bacino di dollari destinati all'azzardo ai quali attingere e c'è in corso una proliferazione di casinò nel Paese».

Cuomo era stato molto chiaro nello spingere la sua iniziativa legislativa, passata con il 57% dei voti a favore, motivandola proprio con l'obiettivo del sorpasso. «New Jersey ha i suoi casinò, così il Connecticut, e così la Pennsylvania. Letteralmente, noi subiamo una emorragia di persone che escono dai nostri confini per andare in questi casinò. Penso che ora potremo tenere i soldi nel nostro Stato e che questi casinò saranno un veicolo per un maggiore sviluppo economico per New York, soprattutto per la vallata lungo l'Hudson e la parte settentrionale dello Stato».

L'azzardo non è l'unico campo in cui New York cerca di diversificare la propria economia. E il risultato, grazie al peso potenziale economico e manageriale che può vantare quando decide di entrare in una competizione, è di far saltare le vecchie graduatorie.

Dall'anno scorso, senza suonare la grancassa, la Grande Mela ha superato Boston ed è diventata la prima sulla East Coast nella creazione di sturt-up di alta tecnologia e nella capacità di attirare talenti imprenditoriali e capitali di ventura in queste imprese. La Silicon Valley californiana resta molto avanti e non appare ancora raggiungibile, così come Las Vegas e Reno nel Nevada per il business dei casinò. Ma New York non dorme sugli allori di Wall Street e non ha paura delle sfide impossibili.

 

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