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PEDOFILI NEL PALLONE - 526 MINORENNI ABUSATI, ECCO IL PIU' GRANDE SCANDALO DEL CALCIO INGLESE - MOLTI CLUB RAGGIUNGONO UN ACCORDO CON LE VITTIME PER EVITARE DENUNCE - “IN ITALIA TANTA OMERTÀ. PIÙ CONTROLLI PER CHI ALLENA I NOSTRI FIGLI” - LA STORIA DI IAN ACKLEY: “CREDEVO NEL COACH, MI HA VIOLENTATO PER OLTRE 3 ANNI”

CALCIO E PEDOFILIACALCIO E PEDOFILIA

Emanuele Giulianelli e Arianna Rivelli per il Corriere della Sera

 

I numeri prima di tutto: 248 squadre coinvolte (dalla Premier League agli amatori), 184 potenziali pedofili identificati, 1.016 chiamate di denuncia alle autorità, 526 vittime dai 4 ai 20 anni (il 97% maschi).

 

Ecco di cosa parliamo quando parliamo del «più grande scandalo che ha investito il calcio nel Regno Unito», per dirla con Greg Clarke, presidente della Federazione inglese.

 

Un fenomeno incredibilmente esteso, anche grazie a una serie di sottovalutazioni sulle quali l' Inghilterra oggi si interroga. Non esistendo obbligo di denuncia (così come in Italia), nella maggior parte dei casi i club hanno raggiunto accordi privati con le vittime senza dare pubblicità allo scandalo.

 

Un po' quello che è accaduto nei casi di pedofilia nella Chiesa Usa. L' ex calciatore Gary Johnson ha rivelato che il Chelsea lo ha pagato 50 mila sterline per chiudere la sua vicenda. Il dibattito è aperto. Il gruppo Mandate Now ha raccolto 200 mila firme, consegnate a Downing Street perché venga introdotto l' obbligo di denuncia in certe attività che riguardano i bambini. La materia è delicata, il rischio delazioni alto.

GARY JOHNSONGARY JOHNSON

 

Dino Nocivelli è un avvocato trentenne, associato presso il Bolt Burdon Kemp di Londra che ha seguito la maggior parte dei casi di abusi sessuali sui minori. Il vaso di Pandora è stato rotto da Andy Woodward, ex calciatore professionista che, in dieci anni di carriera, ha indossato le maglie di Crewe Alexandra, Bury e Sheffield United: il 16 novembre 2016 ha raccontato al Guardian di aver subito abusi sessuali da parte dell' allenatore Barry Bennell al Crewe Alexandra. Ha rotto l' omertà, è partita la valanga.

 

«Molti altri sono stati spinti a parlare - spiega Nocivelli -. Il mio cliente Ian Ackley ha iniziato a scrivere alla FA e alla Fifa per raccontare quello che aveva subito dallo stesso Bennell».

 

Non con grandi risultati: la Federazione inglese gli ha risposto con due righe sbrigative: «Finora non è stato legalmente possibile effettuare una nostra analisi interna». «Ora la FA farà la propria indagine, pagherà una campagna di protezione dei minori, ma è un po' tardi. La maggior parte degli allenatori che hanno commesso abusi sono stati ritenuti idonei, seguivano i ragazzi per grandi club, come City e Chelsea».

GARY JOHNSON 1GARY JOHNSON 1

 

E in Italia? «Perché dovrebbe essere diversa dagli altri Paesi? Manca qualcuno che trovi la forza di denunciare», la conclusione di Nocivelli. I dati sono scarsi, inadeguati a descrivere un fenomeno che resta per lo più sommerso. I casi più recenti parlano di un allenatore di una squadra del Tortonese, Tonino Marci, arrestato con l' accusa di aver abusato di minori per trent' anni, suicida in carcere, e di un presidente di un club dilettantistico di calcio arrestato a Cremona.

 

Secondo l' Istat in Italia nel 2014 ci sono state 494 denunce per atti sessuali con minorenne. Da gennaio a dicembre 2015, i casi di pedofilia gestiti da Telefono Azzurro sono stati 241 (in crescita). «Le segnalazioni che riceviamo - spiega il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile - sono la punta del fenomeno: i bambini vittime non parlano, hanno paura dello stigma. A una certa età poi l' allenatore conta più dei genitori, decide se giochi o no, regala o toglie la felicità».

 

Continua Nocivelli: «L' ambiente maschilista del calcio non aiuta. E secondo i nostri dati ci vogliono almeno vent' anni perché un bambino abusato parli». Non solo: «Le società anche in Italia vogliono tutelare il loro "buon nome" e spesso non denunciano - conferma Massimiliano Frassi, presidente dell' associazione Prometeo -, non accade solo nel calcio: io, per esempio, ho gestito casi nel karate, non sempre con grande collaborazione».

 

GREG CLARKEGREG CLARKE

Cosa fanno le società per prevenire? La chiave è migliorare la qualità di chi è a contatto con i bambini. Il presidente Carlo Tavecchio vuole imporre alle oltre 60 mila squadre iscritte alla Figc di avere un allenatore dotato di patentino, il che dovrebbe garantire una certa selezione.

 

«Per ottenerlo si studiano varie materie, la psicologia, la comunicazione con i giovani - spiega Renzo Ulivieri, presidente Associazione allenatori -. Noi per evitare guai diciamo all' allenatore di non restare mai da solo con i ragazzi». Ma non basta per Caffo e Frassi: «Oggi non c' è una valutazione psicologica sul tecnico, possono persino essere assunte persone con precedenti o già condannate in primo grado».

 

2. CREDEVO NEL COACH, MI HA VIOLENTATO PER OLTRE TRE ANNI

IAN ACKLEYIAN ACKLEY

 

Dal Corriere della Sera

 

Ian Ackley oggi ha 48 anni, è sposato, ha quattro figli e una vita normale. È uno degli ex calciatori che ha deciso di raccontare la sua storia fatta di tre anni e mezzo di abusi subiti in silenzio, per paura di non essere creduto e buttare al vento il sogno di diventare un professionista.

 

«Tutto comincia all' inizio degli anni Ottanta - racconta Ian al telefono -, quando gioco per una squadra locale nell' Inghilterra del Nordovest. Barry Bennell assiste alle partite e m' invita a sostenere il provino con i White Knowl che lui allena. Lo supero ed entro a far parte della squadra». Bennell chiede subito ai genitori di Ackley, che ha 11 anni, di lasciarlo dormire a casa sua il venerdì sera. Si sarebbe riposato meglio in vista della partita, è la scusa che usa.

 

CALCIO GIOVANILECALCIO GIOVANILE

«Da lì si passa ai weekend - racconta Ian - e molto rapidamente mi trovo a dormire da lui anche i giorni di scuola e a trascorrere insieme alcune vacanze. Mi porta anche a dei campus estivi di allenamento in Galles e in Spagna. Durante tutto quel periodo, per tre anni e mezzo, Bennell abusa di me continuamente, per più di 500 volte».

 

Il tecnico sembra in grado di aprire le porte giuste ad Ackley: il sabato mattina lo porta ad allenarsi con il Manchester City. «Ma non vengo ammesso». Provini e abusi, il programma continua fino a quando Ian compie 14 anni. «Bennell allenava solo ragazzi fino a quell' età. A quel punto smetto finalmente di giocare per lui».

 

Calcio 
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Calcio giovanile

L' incubo sembra finito. Ian è in una squadra dei dintorni di Manchester, quando arriva la chiamata dello United. La vita può svoltare. «Sto per firmare un contratto da professionista con i Red Devils, quando, in un incidente stradale, muore mio fratello. Sono un giovane uomo arrabbiato, che ha subito in silenzio indicibili abusi e che ha appena perso suo fratello: un giorno insulto pesantemente l' arbitro e prendo una squalifica di 6 mesi. Sono disperato: non posso nemmeno allenarmi. Chiedo ai miei genitori un consiglio e loro, ignari, mi suggeriscono di rivolgermi a Bennell».

 

Ian per avere un' altra chance si rivolge ancora al suo aguzzino che lo indirizza verso il Rochdale Football Club. «Tutto ciò che volevo era diventare un calciatore professionista: Bennell mi fa ottenere un contratto di un anno senza aspettare la fine della squalifica. Ma a Rochdale c' è un ragazzo che aveva giocato insieme a me nei White Knowl per Bennell, senza essere vittima di abusi; racconta a tutti i suoi sospetti su di me.

Gli altri compagni e l' allenatore iniziano a deridermi e umiliarmi. L' allenatore sotto la doccia si insapona e simula di masturbarsi sopra la mia testa. Una volta, in inverno, lanciano i miei scarpini fuori, così si congelano. Dico basta. Vado dal manager, Vic Hallam, per dirgli che non voglio più rimanere. Carriera finita».

 

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Calcio giovanile

Ma si chiude col calcio, non con il proprio dolore: Ackley entra in un tunnel fatto di depressione, di problemi a rapportarsi con il proprio corpo e con gli altri. Riesce a vincere la tentazione di farla finita grazie alla donna che è diventata sua moglie. Alla denuncia pubblica degli abusi subiti, arriva solo nel 1998: «Un ragazzo di 13 anni viene violentato da Bennell durante un tour calcistico negli Usa: torna a casa e racconta l' accaduto al padre, ufficiale di polizia. Iniziano a indagare ma non trovano testimoni. Qualcuno fa il mio nome alla polizia che mi contatta: a quel punto, parlo e racconto quanto mi è accaduto. Bennell viene arrestato».

 

Solo allora Ackley racconta tutto ai genitori: il padre da quel momento inizia a scrivere centinaia di lettere alla FA e alle squadre per chiedere giustizia per suo figlio.

«Non ho ancora avuto modo di parlare con alcuna di quelle squadre; ogni volta che io o mio padre abbiamo scritto, non hanno risposto. Solo dopo che il mio avvocato li ha contattati, il Manchester City ha deciso che mi incontrerà.

 

Ma so già come andrà: esalteranno il loro comportamento per tutelare i ragazzi. A me non interessa. So che la proprietà è cambiata, ma quando compri una squadra di calcio, compri anche la sua storia: i trofei e il marcio. Non essendoci per legge l' obbligo di denuncia, non posso fare causa ai rappresentanti del board dell' epoca.

 

L' unica cosa che posso fare è agire contro il club stesso. Faranno le loro indagini interne, ma se anche trovassero delle colpe non le perseguiranno». Berry Bennell è sotto processo per la quinta volta per abusi su minori, ma ha subito sempre pene irrisorie. «Siamo solo all' inizio dello scandalo, bisogna fare di più per tutelare i nostri figli».

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