do ho suh

PER UN’ARTISTA, IL PERSONALE È PUBBLICO – NELLE SCULTURE DEL COREANO DO-HO SUH, LA MEMORIA PRIVATA DELL’INFANZIA E DELLA CASE DOVE È VISSUTO DA BAMBINO DIVENTANO “CORRISPONDENZA DEGLI AFFETTI” CONDIVISA – ANTONIO RIELLO: “UN PROCESSO CHE ACCADE DI RADO: SOLO QUANDO GLI ARTISTI SONO MOLTO-MOLTO BRAVI QUESTA TRASMUTAZIONE HA LUOGO. E DO-HO SUH È UNO STRATEGA RAFFINATISSIMO DEL RISIKO DEI RICORDI” – LA MOSTRA ALLA TATE MODERN DI LONDRA…

 

 

Antonio Riello per Dagospia

 

tate modern entrance

Chi entra alla Tate Modern di Londra in queste settimane si ritrova dominato da un aracnide gigante della Louise Bourgeois. Si ha l'impressione di essere (senza volerlo) dentro una qualche terrificante scena del film Alien.

 

Per fortuna devo svoltare a destra, verso l'ala Blavatnik della Tate, così mi lascio felicemente dietro le spalle il mostro a otto zampe.

 

Voglio visitare "Walk The House", la mostra di Do-Ho Suh.

 

L'artista è nato nel 1962 a Seul, si è poi trasferito a New York e da qualche anno vive stabilmente a Londra (dove lavora con la galleria Victoria Miro). Si potrebbe iniziare dicendo che è noto, in genere, come uno scultore. Ma sicuramente uno assai inventivo e molto sui generis.

 

art catcheriello

Non solo perché usa tecniche e materiali inusuali per la scultura. Ma, anche e soprattutto, perché lavora su coordinate spaziali eteree e immaginarie. Di fatto ri-produce fisicamente dettagli di oggetti e spazi architettonici con estrema precisione.

 

Il risultato assomiglia a delle immagini realizzate al computer, quelle che appaiono nelle prime fasi del disegno CAD: strutture immateriali fatte solo di linee e piani sovrapposti. Le sue sculture sono proprio così, come fossero senza corpo: si intra-vedono solo i contorni.

 

Appaiono congelate in una propria dimensione spazio-temporale. Il materiale plastico usato per costruirle è molto trasparente, assomiglia al tulle (in realtà è un poliestere rigenerato prodotto in Giappone, si chiama Mate Mono).

 

In poche parole il nostro artista ri-costruisce, con un linguaggio personalissimo, dei campi di memoria tridimensionali, dove gli spigoli e i contorni sono l'unica cosa che, in qualche modo, riesce a sopravvivere all'usura del tempo.

 

do ho suh alla tate modern 3

L'installazione "Perfect Home: London, Horsham, New York, Berlin, Providence, Seoul" (2024) esemplifica alla perfezione questo suo stile. Un grandissimo cubo bianco traslucido e rarefatto - da cui si può entrare ed uscire - presenta alle pareti una innumerevole serie di maniglie ed interruttori della corrente elettrica.

 

Sono la totalità di tutte le maniglie e gli interruttori (o meglio dei loro spettri) che hanno costellato le abitazioni di Do-Ho Suh e della sua famiglia. Per gustarsi tutti i particolari ci vuole minimo un bel quarto d'ora. Impressione memorabile.

 

do ho suh portrait 02

"Nest" (2024) invece si sviluppa come un corridoio praticabile che è una felice insalata russa (coloratissima e comunque evanescente) di interior design. Una lunga teoria di umili oggetti accoglie il visitatore: elettrodomestici, lavandini, estintori, comodini, appendiabiti, prese elettriche, porte, forni a microonde, armadietti, WC.

 

Una selezione dagli appartamenti della sua vita. Anche il più  modesto dettaglio sanitario assurge qui a madeleine proustiana di gran classe. Guarderemo all'interno delle nostre case in modo diverso (meno distratto) dopo questa visita alla Tate.

 

do ho suh alla tate modern 5

Ancora un altro souvenir abitativo: l'installazione di una scala virtuale, ovvero che nasce dal nulla e non-porta-da-nessuna-parte.

 

"Staircase" (2016) ricorda in qualche modo alcune vedute de Le Carceri di Giovanni Battista Piranesi (condite in salsa asiatica tardo moderna). Do-Ho Suh sa mantenere sempre - anche quando, come questo, i lavori sono di grande impatto visivo - un pudore ed un understatement esemplari.

 

"Rubbing/Loving: Seoul Home" (2013-22) ha un linguaggio differente: è la magnifica ricostruzione in carta (e in scala 1:1) di una delle case dove l'artista è vissuto da bambino a Seul. Un'edificio coreano tradizionale in legno che poteva, in caso di estrema necessità, essere smontato a pezzi e spostato.

 

rubbing loving seoul home a

Ogni dettaglio dell'opera è stato minuziosamente realizzato con il sistema del frottage (ricalcando su carta dal vero). Un equilibrio raro tra la profondità di sinceri momenti autobiografici e uno stilema potente, controllato e molto personale.

 

Alle pareti diverse decine di disegni (degli schizzi molto sintetici). Funzionano benissimo come complemento dei lavori più grandi.

 

In mostra anche due suoi video: "Robin Hood Gardens" (2018) e "Dong In Apartments" (2022). Qui le reminiscenze diventano fantasmi architettonici. Due enormi blocchi di case popolari - svuotati e in attesa della demolizione - raccontano silenziosamente le vite delle migliaia di persone che le hanno abitate. Uno si trova a Londra e l'altro a Seul ma la nostalgia è esattamente la stessa: il Pathos universale della ex-casa sgomberata. Molto intensi e poetici entrambi.

 

bridge 01

L'ultima parte dell'esposizione è sofisticata e forse fin troppo ambiziosa. Si chiama "Bridge Project". Vede la collaborazione dell'artista con biologi, antropologi e ingegneri. L'idea è creare una "casa perfetta", sintesi dei vari luoghi dove ha abitato. Il concetto è bello e intrigante.

 

Il risultato finale però è un video parecchio lungo (e forse un po' noioso) che viene accompagnato da una pubblicazione/giornale (molto elegante in verità). Le energie intime e profonde che animano le altre opere qui sembrano latitare, la faccenda suona vagamente cerebrale e intellettualistica.

 

Magari anche inutilmente modaiola: non manca la inevitabile tirata sulla sostenibilità (non necessaria in quanto già implicita nel suo lavoro).

 

perfect home 05

La mostra (molto ben curata da Nabila Abdel Nabi, e Dina Akhmadeeva) è comunque assolutamente da vedere. La memoria strettamente personale di Do-Ho Suh sa trasformarsi in una "corrispondenza degli affetti" decisamente condivisa. Un processo che accade di rado: solo quando gli artisti sono molto-molto bravi questa straordinaria trasmutazione ha luogo. E Do-Ho Suh è sul serio uno stratega raffinatissimo del Risiko dei ricordi.

 

Testo 100% NAI (Not Artificial Intelligence)

 

DO-HO SUH: WALK THE HOUSE

TATE MODERN

Bankside, Londra SE1 9TG

Fino al 19 Ottobre 2025

 

 

perfect home 02

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