moschea chiesa venezia biennale

PREGARE UGUALE PROVOCARE - LA MOSCHEA NELLA CHIESA VENEZIANA FA INFURIARE IL PATRIARCATO, CHE PERÒ NON SA NEANCHE SE SIA SCONSACRATA (E IN PASSATO È STATA USATA COME CAMPO DA BASKET) - UN VISITATORE RIFIUTA DI TOGLIERSI LE SCARPE E CHIAMA IL 113: "È UN PADIGLIONE D'ARTE, NON UN LUOGO DI CULTO"

 

1. L’ARTISTA TRASFORMA LA CHIESA IN MOSCHEA: BUFERA A VENEZIA

Francesco Furlan per “la Repubblica

 

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 9imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 9image

Inginocchiati a pregare Allah, dentro una chiesa. È diventato un caso che sta interrogando la città il padiglione islandese della 56esima Biennale d’arte di Venezia. Nel sestiere di Cannaregio l’artista svizzero-islandese Christoph Büchel, noto per le sue provocazioni politiche, ha affittato la chiesa di Santa Maria della Misericordia — di proprietà privata dal 1973, inutilizzata dal 1969 — trasformandola in una vera e propria moschea.

 

Per entrare bisogna togliersi le scarpe e riporle nell’armadietto, le donne sono invitate a coprire il capo: all’interno c’è il mihrab, l’abside che indica la direzione della Mecca, ci sono i tappeti per la preghiera, e drappi a coprire i mosaici della croce sostituiti dai versetti del Corano.

 

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 6imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 6image

L’allestimento è frutto della collaborazione con la comunità islamica della città, cui è affidata la gestione del padiglione-moschea per i prossimi sette mesi. Tra Venezia e Mestre ci sono ventimila musulmani privi di un luogo di preghiera degno di questo nome, nonostante le tante richieste di questi anni, e i soldi a disposizione. L’imam Hamad Mahamed che fino all’altro giorno era costretto e recitare i suoi sermoni in un vecchio capannone industriale di Marghera da due giorni è nella chiesa-moschea di Santa Maria della Misericordia. Con lui, molti fedeli.

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 5imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 5image

 

«Non vogliamo provocare nessuno », spiega il presidente della comunità islamica veneziana Mohamed Amin Al Ahdab, siriano da 30 anni in laguna, «ma questo è anche un modo per mettere alla prova e sensibilizzare la città. Un gesto d’arte, all’insegna del dialogo, di cui anche le preghiere fanno parte. Una moschea provvisoria, che chiuderà come una tenda con la fine della Biennale, ma sarà servita al confronto. Venerdì prossimo ad esempio, giorno di preghiera, sarà un imam islandese a tenere il sermone. E lo farà in inglese».

 

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 3imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 3image

La reazione del patriarcato, in una città simbolo del confronto religioso, è stata però netta. «Per ogni utilizzo diverso dal culto cristiano cattolico va richiesta autorizzazione all’autorità ecclesiastica indipendentemente da chi, al momento, ne sia proprietario», ha spiegato in una nota «e tale autorizzazione, per questo specifico sito, non è mai stata richiesta né concessa ». Accuse di scarso coinvolgimento e poca sensibilità per un intervento che «meritava maggiore attenzione».

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 15imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 15image

 

Anche perché quel che ancora nessuno riesce ad accertare è se la chiesa sia o meno sconsacrata. «Dovrebbe essere la proprietà ad accertare che c’è un decreto di riduzione allo stato profano non indecoroso della chiesa», spiega don Dino Pistolato, dell’ufficio immigrazione della Diocesi, «ma questo documento non c’è. E sia chiaro, non è in discussione il diritto dei musulmani ad avere una chiesa in città, ma l’opportunità di questa iniziativa in questo luogo».

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 13imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 13image

 

E se già la prefettura aveva fortemente sconsigliato l’allestimento della moschea a Cannaregio per questioni di sicurezza ai tempi del terrorismo internazionale, il Comune ha poi imposto «il divieto di utilizzo del padiglione quale luogo di culto» e ha paventato la chiusura se, entro il 20 maggio, non saranno presentate le autorizzazioni amministrative e religiose sul cambio d’uso.

 

In una città in cui gli alberghi hanno da poco cambiato menu e stanze per accogliere facoltosi turisti arabi, il dibattito sulla moschea tocca corde molto tese. Due giorni fa un uomo si è rifiutato di togliersi le scarpe — «perché dovrei? Questo è un padiglione» — riprendendo la scena con il telefonino e avvisando la polizia. Un gruppo di cittadini, guidati da Fratelli d’Italia, si è presentato ai curatori del padiglione per protestare.

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 11imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 11image

 

Dopo la reggenza del Comune da parte del commissario prefettizio, in seguito alla scandalo Mose, era inevitabile che la moschea diventasse terreno di campagna elettorale. Per il senatore Felice Casson, candidato del centrosinistra «è un padiglione artistico autorizzato, chi vuole pregare può pregare dappertutto. Venezia ha sempre rispettato tutti e deve essere rispettata da tutti». Il suo principale avversario, l’imprenditore Luigi Brugnaro, parla invece di «iniziativa sbagliata perché fatta senza sentire la città, Venezia non è in vendita».

 

 

2. NON SI TOGLIE LE SCARPE PER ENTRARE NELLA CHIESA-MOSCHEA E CHIAMA IL 113

Da www.ilmessaggero.it

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale aimageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale aimage

 

 - Si è rifiutato di togliersi le scarpe per visitare il padiglione islandese La Moschea - "The Mosque". E visto che per questo motivo non lo facevano entrare nello stand della Biennale ha chiamato la polizia.

 

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 7imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 7image

Il professor Alessandro Tamborini, residente a San Marco, cattedratico e docente di Scienze religiose, storia e simbolismo dell’arte antica e medievale sabato pomeriggio è stato al centro di un parapiglia. Amici stranieri lo informavano che era stato loro impedito di entrare nel padiglione poiché si erano rifiutati di togliersi le scarpe. Raggiunti in loco il professore provava ad accedere filmando e documentando quanto accadeva.

 

«Mi veniva impedito di entrare, senza togliere le scarpe, da più addetti alla sala. Rivolgevo loro le seguenti domande: è un luogo di culto? E impedivano l’accesso imponendo il rispetto. Chiedevo dunque di quale rispetto e per cosa: per il tappeto costato magari troppo? O per il luogo di culto islamico? All’interno infatti vi erano persone musulmane che pregavano. Il togliere le scarpe è un atto di culto: gravissimo imporlo per chi religioso non è, e financo neppure islamico. Se uno visita un padiglione d’arte intende conoscere le forme artistiche e non subire un’imposizione religiosa. Allorchè chi scrive visita una moschea in un paese musulmano o nella stessa Italia, si adegua alle regole di fede. Non però in un contesto artistico e volutamente provocatorio, come del resto l’autore Buchel è peraltro conosciuto».

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 4imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 4image

 

Secondo il docente è «deplorevole e denunciabile che i diritti fondamentali come la libera circolazione di un cittadino italiano nel proprio paese sia impedita da islamici e da pseudo artisti che non favoriscono certo né rispetto né il dialogo tra le religioni ma anzi causano divisioni e tensioni inutili. Vedasi i titoli dei giornali di questi giorni, e il duro intervento dell’autorità Patriarcale, insorta perché la chiesa è stata trasformata in moschea senza alcuna autorizzazione, né si conosce quale autorizzazione abbiano gli islandesi per vietare l’ingresso a cittadini italiani e stranieri in uno spazio pubblico. E’ a tutti gli effetti un luogo di culto islamico tanto che la comunità islamica ha già programmato il ramadan nel padiglione, che è di fatto una moschea. Il luogo di culto è autorizzato dalla prefettura? Il Questore ne è al corrente? Il Comune?».

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 2imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 2image

 

Tamborini ha telefonato al 113 per denunciare quanto accorso.

«Solo dopo il mio duro intervento, e non poche discussioni, la direttrice islandese del padiglione mi acconsentiva, accompagnandomi, di entrare con le scarpe. Rifiutavo, perché i diritti erano già stati lesi anche per altre numerose persone e soprattutto perché non rispondeva alla domanda: è un luogo di culto? Rispetto per cosa e per chi? Situazione gravissima e deprecabile che disunisce e non favorisce alcun dialogo. Il rispetto sia dato anzitutto dagli islamici e dagli islandesi ospiti nel nostro paese.

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 17imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 17image

 

Concordo con l’intervento del Patriarcato, e si rimane dispiaciuti che proprio una città come Venezia, da sempre crocevia di differenti culture e di tradizioni anche religiose assai diverse tra loro, sia mancato il rispetto dell'altrui identità, che impone di bussare ad una porta prima di aprirla. Islamico e Islandese, trasformi una chiesa senza rispetto alcuno e senza chiedere nulla? È molto difficile promuovere dialogo interreligioso su queste basi. Ma l’Islam, è noto non chiede, impone. Gli pseudo artisti islandesi anche. Auspico che il Prefetto e qualsivoglia autorità dello Stato intervenga a tutelare i diritti dei cittadini italiani e le regole costituzionali».

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 14imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 14imageuna moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 12vimageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 12vimage

 

Il professore si rivolgerà a un legale per denunciare il proprietario dei locali e gli organizzatori.

 

 

3. LA CHIESA DIVENTA MOSCHEA: L'ARTISTA LASCIA I CALZINI SPORCHI NELLA VASCA DELL'ACQUA SANTA

Giovanni Masini per www.ilgiornale.it

 

Un pugno allo stomaco. L'acquasantiera della chiesa di Santa Maria della Misericordia - la chiesa veneziana trasformata in moschea per la Biennale - trasformata in lavabo, con tanto di calzini (sporchi?) che penzolano dal marmo.

Dopo le polemiche esplose per la trasformazione della chiesa in moschea, la sezione cittadina di Fratelli d'Italia ha organizzato un presidio di protesta davanti a Santa Maria della Misercordia, ottenendo di entrare in visita nel tempio degli islamici.

Ieri pomeriggio, la scoperta che ha lasciato tutti basiti.

 

A fianco della bussola d'ingresso, due calzini che penzolavano dall'acquasantiera, dove i cristiani conservano l'acqua benedetta per segnarsi con il segno della Croce all'atto di entrare in chiesa. Una provocazione bella e buona, spiega il capogruppo di Fdi in consiglio comunale, Sebastiano Costalonga: "Sembra che a lasciare lì i calzini non siano stati gli islamici ma l'artista che ha realizzato l'installazione".

una moschea in una chiesa  succede a venezia per la biennale 10imageuna moschea in una chiesa succede a venezia per la biennale 10image

 

Sul luogo ha effettuato un sopralluogo il questore Angelo Sanna, che ha voluto verificare di persona la situazione. Inoltre il comune lagunare ha concesso dieci giorni di tempo per provare che la chiesa non sia più un luogo di culto, pena la sospensione di tutta l'iniziativa.

 

Al telefono con ilGiornale.it, il presidente della comunità islamica di Venezia e provincia, Muhamed Amin Al Adhab, spiega che si tratta di una provocazione e ipotizza anche che la foto possa essere stata scattata da una persona che ha lasciato i calzini nell'acquasantiera solo per poter poi gridare allo scandalo.

CALZINI NELL ACQUASANTIERA NELLA CHIESA TRASFORMATA IN MOSCHEA A VENEZIACALZINI NELL ACQUASANTIERA NELLA CHIESA TRASFORMATA IN MOSCHEA A VENEZIA

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....