IL “CALCIO TOTALE” DI SACCHI: “IN ITALIA TIFOSI E CLUB NON VOGLIONO LO SPETTACOLO. BERLUSCONI HA PORTATO IL CALCIO ITALIANO AVANTI DI 20 ANNI” – CONTE? DEVE AVERE UNA MENTALITA’ PIU’ OFFENSIVA"

Francesco Persili per “Dagospia”

 

arrigo sacchiarrigo sacchi

«Ho sempre pensato al calcio come a uno spettacolo sportivo in cui non c’è vittoria senza merito. Purtroppo nel nostro Paese a tifosi, calciatori e club interessa solo il risultato e non importa a nessuno del gioco». Dall’arretratezza culturale del nostro calcio “specchio di una società in crisi” al donnaiolo Gullit che a Berlusconi disse “con le palle piene non corro”, Arrigo Sacchi - l’uomo che il Times nel 2007 ha nominato migliore allenatore di tutti i tempi - squaderna storie, aneddoti e riflessioni nel libro “Calcio Totale” (Mondadori).

 

Arrigo SacchiArrigo Sacchi

Il titolo è un omaggio al “totaalvoetbal” dell’Ajax di Michels e Kovacs anche se il debito di gratitudine maggiore l’ex tecnico del Milan ammette di averlo verso il Cavaliere: «Gli sarò sempre riconoscente: venivo dalla seconda Categoria dei Dilettanti, avevo fatto solo un anno di B, non avevo mai allenato in serie A ma Berlusconi ebbe il coraggio di puntare su di me».

 

Arrivarono lo scudetto e poi la cavalcata in Coppa Campioni. Quel vento di cambiamento che fece rotolare il pallone nel futuro: Milan-Real Madrid cinqueazero. Possesso palla, pressing. Una sinfonia calcistica che trascinò 80mila milanisti a Barcellona per la finale contro lo Steaua e tenne incollati più di 21 milioni di italiani alla tv.

 

SACCHI BERLUSCONI SACCHI BERLUSCONI

«Dopo aver visto questo Milan, il calcio non sarà più lo stesso», il titolo dell’Equipe fotografava il cambio di paradigma rispetto al calcio all’italiana. Attacco degli spazi e ripartenze in luogo di “catenaccio e contropiede”. «Il mio Milan esprimeva bellezza e organizzazione», confessa Sacchi a Dagospia. Quando Giancarlo Beltrami, ds dell’Inter, vide giocare il Milan, disse: «Neanche le Kessler sono così sincronizzate». A tutto campo, a tutto tempo: calcio totale.

 

van bastenvan basten

Mark Hughes, ex attaccante gallese, oggi tecnico dello Stoke City, qualche anno fa gli domandò come avesse fatto una squadra a vocazione offensiva come quella a nascere in un Paese con una tradizione così difensivista come l’Italia. «L’avvento di Berlusconi – spiega Sacchi – cambiò tutto. Idee innovative, cultura manageriale: tutti hanno tratto benefici dal suo arrivo. Grazie a lui la serie A è diventata più competitiva, le nostre squadre dominavano in Europa. Il Cav ha portato il calcio italiano avanti di 20 anni». Ieri, oggi, e domani? «Berlusconi è uno che non molla e deve riprendere l’iniziativa». Le voci sulla vendita del Milan? «Non ne so nulla, le apprendo dai giornali...».

 

La perfezione è di questo mondo se uno ripensa a quella squadra campione di tutto «frutto di un club ambizioso e di giocatori funzionali a un progetto di dominio del gioco». Il profeta di Fusignano, concittadino del più grande compositore barocco Arcangelo Corelli, di quell’«orchestra perfetta» è stato direttore e autore della musica. Sempre in battere.

van basten golvan basten gol

 

«Van Basten mi chiedeva sempre: Perché agli altri basta vincere mentre noi dobbiamo anche divertire e convincere?». E lei cosa rispondeva? «Qualche anno fa mi rispose lui: “Ho capito solo ora che faccio l’allenatore quanti problemi le ho creato”. E io di rimando: “Se ti può consolare me ne hai risolti anche tanti.. ».

 

antonio conte col ciuffo malgioglioantonio conte col ciuffo malgioglio

Ma se deve scegliere un leader di quella che la rivista “World Soccer”, la Bibbia del calcio mondiale, definì la più bella squadra di club di tutti i tempi, Sacchi non ha dubbi: «Il Gioco. Abbiamo vinto un campionato con Van Basten che giocò tre partite, avevamo una difesa che l’anno precedente aveva subito 21 gol e l’anno successivo ne prese solo 10. Il gioco è un moltiplicatore della qualità dei singoli. Quando una squadra gioca male, sembrano meno bravi tutti: anche Messi…».

 

Anche quando si tratta di scegliere i ricordi più belli della sua carriera da allenatore Sacchi va controcorrente: «Non solo le vittorie in Coppa dei Campioni. Ripenso a quando i tifosi del Parma mi portarono in trionfo dopo la sconfitta a Cremona che ci costò la serie A e agli applausi degli 80mila di San Siro nel giorno dell’ultima partita sulla panchina del Milan: in un Paese che riconosce sempre e solo la vittoria avere questo tipo di gratificazioni mi fece capire che avevo fatto qualcosa di importante».

 

massimiliano allegrI massimiliano allegrI

Il calcio italiano non vince più in Europa. Dal 2010 ad oggi siamo riusciti a conquistare una Coppa dei Campioni con l’Inter: nessuna finalista in altre competizioni. L’Italia a livello europeo ha la percentuale più bassa di giocatori provenienti dal settore giovanile del proprio club mentre la presenza di stranieri nei nostri club è un dato in costante ascesa.  

 

Sacchi, che è stato coordinatore delle nazionali giovanili azzurre, dribbla le polemiche sugli oriundi e resta convinto che i talenti non manchino: «Purtroppo si considerano solo i risultati e non come questi si raggiungono. Ho sempre creduto di migliorare i giovani trasferendo loro prima di tutto l’educazione e il rispetto».

 

ancelottiancelotti

Una filosofia «semplice ma rivoluzionaria» che per molti aspetti non è entrata a far parte della cultura sportiva del nostro Paese. Il calcio di Sacchi ha spaccato, fin dagli inizi, il mondo del giornalismo sportivo. Il suo modo di pensare ha riscosso, forse, più successo all’estero che in Italia: «In Europa il calcio viene considerato un gioco offensivo e di squadra, in Italia, invece, lo abbiamo sempre interpretato in maniera più individualista e difensiva.

Guardiola Guardiola

 

Tra i tecnici che hanno lasciato un’impronta in termini di spettacolo e organizzazione Sacchi cita Guardiola e Ancelotti: «Oggi abbiamo pochi maestri e molti gestori. Ma in Italia - nonostante si insegua solo il risultato e non lo spettacolo - ci sono 7-8 allenatori ottimisti e propositivi le cui squadre cercano di essere padrone del gioco. «Conte? È un maestro, ha la sensibilità dei grandi direttori d’orchestra. Ma deve avere una mentalità più offensiva e non lasciarsi contagiare dalle paure di questo Paese». «Allegri? Mi sta convincendo sempre di più…».  

 

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....