giornalisti parlamentari in transatlantico

SI AVVICINA L’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO E RIAPRE IL TRANSATLANTICO. RONCONE: "NON C’E’ NESSUNO. OGGI LA POLITICA SI DECIDE FUORI. DI MAIO E GIORGETTI RAGIONANO DI QUIRINALE E DI RAI IN UNA PIZZERIA, UN PEZZO DI CENTROSINISTRA SI PRECIPITA AL COMPLEANNO DI BETTINI. E IN TRANSATLANTICO DISCORSI DA VAGONE: CHISSÀ SE RIESCO AD ANDARE IN PENSIONE, CHISSÀ QUANTO PRENDERÒ. CENTINAIA DI DEPUTATI CHE I CAPI DEI PARTITI TENGONO ALL'OSCURO DI TUTTO" (MA CHE SARANNO DECISIVI NELLA PARTITA DEL COLLE)

Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

 

transatlantico

Tick tick tick : se i tuoi passi rimbombano, vuol dire che sei solo. Proprio solo. Non è un effetto ottico. Il Transatlantico di Montecitorio riaperto dopo 17 mesi di Covid e di morte: eccolo magnifico ai limiti del magico, dentro una luce bianca che filtra dai finestroni, enorme, e deserto.

 

Da dietro una colonna del grande atrio liberty floreale, progettato alla fine dell'Ottocento dall'architetto palermitano Ernesto Basile, spunta fuori un addetto alle pulizie; spinge una grossa lucidatrice: «Guardi questo pavimento come luccica» (il conturbante pensiero di un istante: prendere la rincorsa e provare una scivolata come quella che Paolo Sorrentino fece fare nel film «Il Divo» a Cirino Pomicino/Carlo Buccirosso; mai avvenuta nella realtà, ma perfetta per spiegare un desiderio onirico di potere assoluto).

transatlantico9

 

Cronaca: va bene che è lunedì, e sappiamo che i deputati e le deputate qui di solito vengono dal mercoledì mattina al primo pomeriggio del giovedì, tranne che in quelle giornate in cui pensano di rischiare la poltrona. Però, davvero, vuoto pneumatico: che stupida ingenuità pensare di trovare qualcuno spinto non dico da emozione martellante, ma almeno da misera curiosità. L'uomo della lucidatrice: «Dottò, lo sa che hanno riaperto anche la buvette?».

 

GIORNALISTI PARLAMENTARI IN TRANSATLANTICO

Attraversare allora questo Salone dei passi perduti (soprannome ricco di suggestioni). Tick tick tick . Con lo sguardo che scorre sui dispenser di gel disinfettante e sui divanetti di legno pregiato giustamente sfregiati dai cartelli No-Covid. Con il ricordo - tramandato da cronista a cronista - di memorabili e altissime battaglie politiche, di intrighi sublimi e volgari intrallazzi, di accordi bizantini e risate oscene, di sospetti crudeli e divertenti perfidie, solenni scenate, urla e sospiri. Fantasmi in dissolvenza. (Ecco Ciriaco De Mita parlare fitto con Bettino Craxi, burbero, imponente, spesso una cravatta rossa, talvolta un garofano all'occhiello della giacca. Gian Carlo Pajetta per conto suo, facile all'ira, ma di battuta veloce. Enrico Berlinguer, meraviglioso.

GOFFREDO BETTINI

 

Claudio Martelli giovane, bello, rampante, brillante. Antonio Gava incedeva con l'aria di sentirsi davvero il viceré di Napoli. Arnaldo Forlani, lo sguardo mite e una mente lucida e feroce, che a Giampaolo Pansa ispirò il soprannome di Coniglio Mannaro. Pinuccio Tatarella, visionario e affascinante, che immaginava una destra moderna. Onorevoli anche piuttosto colti, nel tempo: Giuseppe Saragat, leader dei socialdemocratici, poi presidente della Repubblica, arrivava sempre con il Times e il Figaro sotto il braccio; Leonardo Sciascia, qui per il Partito radicale, sobrio, asciutto.

 

CARLO FUORTES SALVO NASTASI GIUSEPPE CONTE MICHELA DE BIASE ROBERTO GUALTIERI

L'autorevole frezza bianca di Aldo Moro, la sua grisaglia grigia, una voce di velluto e come distante. I discorsi torrenziali del socialista Riccardo Lombardi. Però anche Pietro Nenni: con un eloquio che descrivono impetuoso. L'austera Nilde Iotti, con i suoi colletti in pizzo, e Palmiro Togliatti, il capo del Pci: aveva davvero uno sguardo severo - dicono - ma anche un'oratoria elegante. Un certo parlare forbito è stato, a lungo, diffuso: «qualsivoglia», «altresì», «pertanto».

 

Poi un pomeriggio il comandante della Lega Nord, Umberto Bossi - sempre in camicia verde, maniere ruvide e, soprattutto, un lessico assai sgangherato - fu ripreso dal presidente di turno, Alfredo Biondi: «Onorevole, largheggi pure quanto vuole con gli aggettivi ma, per cortesia, sui congiuntivi, si controlli!». Marco Pannella, sicuro, spavaldo, geniale, entrò tenendo per mano Ilona Staller, in arte Cicciolina: stretta in un abito di paillettes che fece venire il torcicollo a molti.

tutti intorno a goffredone bettini

 

giuseppe conte al compleanno di bettini

 E segnò un cambio dei costumi. Il padovano Pietro Folena si esibì con pantaloni color vinaccia e con un paio di scarpe da tennis. Emma Bonino osò gli zoccoli. Silvio Berlusconi - potenza pura in qualsiasi gesto, la certezza di rovesciare ogni liturgia politica - osò invece raccontare barzellette spinte assai: e allora subito tutti a ridere, certe deputate barcollanti su tacco 16 che fingevano di arrossire, i deputati forzisti terrorizzati invece da Denis Verdini che, in occasione dei voti più delicati, non li mandava neppure a fare la pipì. Massimo D'Alema usciva dall'emiciclo con passo lento e teatrale).

 

transatlantico

Dentro la buvette, le notizie sono due: il caffè è misteriosamente buono; le postazioni in plexiglass dentro cui accucciarsi per berlo sono 21. Non che nell'affollamento di qualche tempo fa accadessero fatti decisivi. Ben prima dell'arrivo del coronavirus, questo leggendario bar sembrava essersi trasformato in una fermata della metropolitana. Gente come capitata per caso. Discorsi da vagone: chissà se riesco ad andare in pensione, chissà quando, chissà quanto prenderò. Centinaia di deputati che i capi dei partiti tengono all'oscuro di tutto. La politica si faceva già fuori di qui. I lockdown hanno ratificato la regola.

 

di maio giorgetti

Tick tick tick. C'è ormai qualcosa di strutturale in questo Transatlantico deserto (ad un certo punto compare la deputata di FI Lorena Milanato: ma dev' essere un'allucinazione). Le notizie delle ultime settimane spiegano molto: Enrico Letta e Giuseppe Conte vanno a pranzo in un ristorante del centro; Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti ragionano di Quirinale e di Rai in una pizzeria su via Flaminia; Matteo Salvini e Giorgia Meloni accettano l'invito del Cavaliere, nella sua villa sull'Appia Antica; un pezzo di centrosinistra si precipita al compleanno di Goffredo Bettini: strepitosa dimostrazione di autorevolezza, glamour assoluto, la bicchierata organizzata in periferia nel villino del suo storico autista, polpette al sugo anche per Gianni Letta e Carlo Fuortes. Così succede che il Transatlantico riapra: e che tu senta il rumore dei tuoi tacchi. Tick tick tick . Telefonare al giornale. Ed essere sinceri: no, ragazzi, oggi qui a Montecitorio non c'è pezzo.

peones transatlantico

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....