
SINNER IS BACK! A RIAD CONTRO ALCARAZ, SUL VELOCE INDOOR, IL SUO HABITAT NATURALE, JANNIK È TORNATO UN MARTELLO DA FONDO, INAVVICINABILE AL SERVIZIO (81% DI PUNTI VINTI CON LA PRIMA, 82% CON LA SECONDA), ZERO PALLE BREAK CONCESSE - I MIGLIORAMENTI DELL'AZZURRO, ATTESO ORA DAL PRIMO TURNO A VIENNA, RACCONTATI DALL'EX RIVALE ED AMICO ROBERTO MARCORA, CHE SI È ALLENATO CON LUI DURANTE LA SOSPENSIONE PER DOPING: “È OSSESSIONATO DAI PROGRESSI” - VIDEO
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Gaia Piccardi per corriere.it - Estratti
Riad, pur senza punti in palio, getta nel mare magnum un messaggio in bottiglia: sul veloce indoor, il suo habitat naturale, Jannik Sinner è tornato ingiocabile. Un martello da fondo, inavvicinabile al servizio (81% di punti vinti con la prima, 82% con la seconda: il vero, grande step up), zero palle break concesse; Alcaraz annichilito in finale, in uno show mai cominciato.
Ex avversario e poi amico di Jannik, Roberto Marcora è l’osservatore speciale dei progressi del barone rosso riapparso in Arabia dopo il kappaò con la sua nemesi all’Open Usa e lo swing cinese tra alti (Pechino) e bassi (il crampo di Shanghai: colpevole il caldo umido, la condizione meno gradita all’azzurro).
«Ho visto un Sinner rinnovato: la preparazione del servizio, il lancio di palla, la tecnica ma anche la tattica: è venuto a rete, ha smorzato, si è reso imprevedibile come si era rimproverato di non essere stato a New York» conferma Marcora, ex n.150, avversario il 24 febbraio 2019 nella celebre finale del Challenger di Bergamo che lanciò il predestinato.
Roberto aveva 29 anni, era un professionista navigato; Jannik ne aveva 17, da n.546 si era iscritto con una wild card federale. «Eppure aveva una tenuta mentale e una velocità di crociera da adulto: l’impressione era che potesse alzare il livello in ogni momento, a suo piacimento, lasciandoti impiccato al palleggio. Mi diede la stessa identica sensazione di Djokovic, con la differenza che Jannik scambia in sicurezza a velocità superiore. Non ti lascia il tempo di pensare».
Anche dopo Bergamo (Sinner b. Marcora 6-3, 6-1), i due antichi avversari sono rimasti in contatto: si sono incrociati nel Challenger di Ortisei alla fine della stagione che rivelò il talento dell’altoatesino, hanno trascorso insieme l’off season 2022 ad Alicante, prima che il bambino d’oro prendesse la strada degli Emirati.
Non a caso, è a Marcora che coach Vagnozzi ha telefonato ai primi di marzo, quando era il momento di trovare uno sparring speciale (non in attività, non tesserato) per un giocatore sospeso per le conseguenze del caso Clostebol.
Palleggi blandi e clima rilassato in una villa privata a Cap d’Ail. «Gli ho dato una mano a riprendere in mano la racchetta, mentre la sua potenza di fuoco cresceva progressivamente — racconta —. Nonostante gli eventi, era il solito Sinner. Gli serviva qualcuno di cui potersi fidare».
In poche settimane, come abbiamo visto, Jannik terremotato dagli eventi è tornato Sinner. Finali a Roma, Parigi e New York, il trionfo a Wimbledon e Pechino, la masterclass di tennis a Riad.
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Così come era corso ai ripari dopo la disfatta a Wimbledon, reduce dalla lezione araba Alcaraz non starà a guardare. Ma il tennis è entrato nella zona di sicurezza di Sinner, l’humus su cui erano fioriti il salto di qualità del 2023 e il consolidamento della leadership (65 settimane da n.1).
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Chi vincerà di più, nel prossimo decennio? «Io dico che Alcaraz ha maggior potenziale, nel complesso, ma non riuscirà a sfruttarlo appieno perché mentalmente non sarà mai forte come Sinner, che vincerà di più. Molto dipende da Carlos: se si sintonizza stabilmente, sono guai per tutti».
Gli opposti che si attraggono, e che si ritroveranno dal 27 ottobre a Parigi per l’ultimo Masters 1000 della stagione, innescano la miccia: «Alcaraz è capace di produrre 4/5 tipi di gioco diversi, Sinner è più pragmatico e roccioso. In un circuito sempre più fitto, e in un tennis sempre più isterico, dovranno fare delle scelte per non rompersi. Ma questi non sono i cento metri: sulla maratona, io scommetto sempre su Jan».