spalletti sacchi sarri

LA VERSIONE DI SACCHI: "SPERAVO CHE SARRI ANDASSE AL MILAN. BERLUSCONI AVREBBE DIMOSTRATO DI NUOVO LA SUA COMPETENZA - SPALLETTI? NON È UN MAGO. ESISTE UN SOLO ALLENATORE STRAORDINARIO NEL SUBENTRARE E NEL LASCIARE TRACCE: ANCELOTTI"

SACCHISACCHI

Angelo Carotenuto per “la Repubblica”

 

Giochi bene, vinci e torna quella parola. Utopia. Come dire: un’aspirazione irrealizzabile. «Perché in Italia siamo fuori dal mondo. Giocar bene e vincere non è un’utopia in Brasile, in Inghilterra, in Spagna, in Olanda». Ventotto anni dopo il Milan di Arrigo Sacchi, forse ci risiamo, se a dirlo è proprio lui: c’è un nuovo calcio all’italiana.

 

«Questo è il campionato più interessante degli ultimi 50 anni, non solo per l’incertezza. L’Italia sta uscendo da una dittatura tattica, da un’era in cui il portiere se ne stava sotto la traversa cascasse il mondo, il 2 faceva il 2, il 6 faceva il 6, già era tanto se avevi una seconda punta accanto al 9.

 

Penso a Napoli, Fiorentina, Empoli e Sassuolo che al centro mettono il gioco. La Lazio ci prova, la Roma ci provava. Nonostante il pericolo del divismo e del business, c’è una democrazia calcistica in atto. L’avanzata del merito ».

 

Perché in Italia è così difficile?

SACCHI BERLUSCONI SACCHI BERLUSCONI

«Il calcio è lo specchio della vita di un Paese. Ogni popolo vi riproduce cultura, mentalità, abitudini. Non abbiamo mai definito cosa sia per noi il calcio. Non uno sport: lo sport ha delle regole e una morale, noi abbiamo scandali quotidiani. Non uno spettacolo: perché esiste una ricerca del risultato a ogni costo. In questo quadro confuso s’è fatto strada un pensiero che disconosce il merito, in un Paese in cui furbizia e conoscenze valgono di più».

 

Com’è nata la supremazia del risultato a ogni costo?

«Spesso all’estero i nostri emigranti ci chiedevano di vincere, per sentirsi almeno un giorno uguali agli altri. Perciò in tanti, non tutti, hanno cercato scorciatoie. Ora vedo segnali che mi fanno sperare. L’Empoli gioca contro avversarie che hanno un capitale giocatori da 300 milioni, un costo del lavoro di 120, eppure va in campo per essere protagonista ».

 

Sarri primo dopo tanta gavetta. Lei lo elogiava già un anno fa. Cosa vedeva in lui?

«Da responsabile delle nazionali giovanili guardavo spesso l’Empoli, così mandai ai suoi allenamenti i nostri tecnici: Mangia, Di Biagio, Evani, Zoratto. Era il periodo in cui ai ragazzi inculcavo il principio secondo cui una vittoria senza merito non è una vittoria. Mi dicevo: forse non usciranno dei campioni, magari faremo uomini migliori».

 

Cos’è riuscito a Sarri che a Benítez è sfuggito?

GUARDIOLA SACCHIGUARDIOLA SACCHI

«Benítez è un buon allenatore e una persona seria. Viene da una cultura in cui sono più bravi ad attaccare. Quando escono dal pressing, in Spagna trovano praterie. Sarri viene da una storia italiana, la sua evoluzione lo ha portato a costruire un gioco d’attacco con un equilibrio. Il Napoli difendeva per reparto, oggi difende di squadra. Cerca di meno l’uno contro uno, questo dà sicurezza ai giocatori.

 

Sarri muove gli undici, sempre tutti in posizione attiva, con o senza palla. Un atteggiamento che genera tranquillità e fantasia; altre squadre sono abituate ad avere la metà dei giocatori che non partecipa al gioco. Come si può crescere lasciando il pallone agli altri? Non parlo di possesso stucchevole, ma di possesso per far danni».

 

sarri 06sarri 06

Quando a Valdano chiedono se il bel gioco sia necessario, cita Borges: “A cosa serve l’alba?”.

«Una partita a biglie si vince solo giocando bene. Perché nel calcio non dovrebbe essere così? Bastano poche idee ma chiare, se le idee sono molte meglio ancora. Se a una frase in un testo manca il soggetto, il senso si perde. Ecco, il soggetto del calcio è lo spettacolo».

 

Il Milan aveva nella propria storia l’esperienza con lei. Perché non ha creduto in Sarri?

«Speravo che Sarri andasse al Milan. Berlusconi avrebbe dimostrato di nuovo la sua competenza. Prendere uno sconosciuto come me fu da matti o da geni. Ebbi al mio fianco una società forte.

 

Un giorno Mark Hughes mi chiese: come ha fatto il Milan a sbucare dall’Italia, dove se un campo di calcio fosse di due chilometri, comunque occupereste gli ultimi 20 metri? A Milano vedevo tutti camminare in fretta, pensai che sarebbe stato facile imporre il pressing. Non credo che De Laurentiis conoscesse a fondo il calcio di Sarri, ma prendendolo dopo Benítez si è messo un giorno avanti agli altri».

 

Garcia esonerato, Mihajlovic che non se la passa bene: esiste un disagio dei tecnici stranieri in Italia?

SARRISARRI

«Sì, anche in passato. Siamo una realtà particolare. Ci sono club diretti da persone di successo in altri ambiti, convinte di saperne pure di calcio. Nella tipologia classica, l’allenatore italiano non vive il calcio come sport di squadra; tende a fermare gli avversari. Ora invece abbiamo molte squadre non solo intonate, ma che saprebbero suonare più generi, con interpreti non straordinari, ma funzionali».

 

Di Francesco le piace?

«Viene dalla scuola delle idee. Il Sassuolo fa un ottimo possesso palla. Può ancora migliorare nella difesa preventiva, nel pressing, nello scalare. Ma lui è uno dei più bravi in assoluto».

 

Squadre italiane che divertivano in passato?

SPALLETTISPALLETTI

«Il Bologna di Bernardini, il Napoli di Vinicio, le squadre di Zeman, quelle di Fabbri, sia Edmondo sia Gibì, che aveva un’idea di football positivo, d’avventura».

 

Perché allora Zeman non ha mai vinto uno scudetto?

«Contano le idee, la capacità didattica, l’ambiente. Un’altra delle componenti è l’investimento. In Italia si è pensato a lungo che contasse più del resto, ma non è così, lo dimostra il Real Madrid. Ci sono rose più confuse della torre di Babele. Il calcio è come la musica. Muti è un gran direttore d’orchestra, ma se gli dai due rockettari, due chitarristi country, due esecutori di sinfonica e due suonatori di liscio, come farà a metterli insieme?».

squinzi di francesco 4squinzi di francesco 4

 

E Spalletti come farà a Roma?

«Non è un mago. Si deve cautelare. Avrà bisogno di calciatori adatti alla sua idea di gioco. Esiste un solo allenatore straordinario nel subentrare e nel lasciare tracce: Ancelotti. Gli dai 11 portieri e lui fa una squadra. Molte delle sue energie vanno disperse per sopravvivere. Quando inciderà nella scelta della rosa, il suo calcio entrerà nella storia».

 

Sacchi, in definitiva: lei sente di essere stato un modello o un’eccezione?

«Una volta nel vedere che la Danimarca ci metteva sotto a livello giovanile, Costacurta mi disse: ci hanno copiato in tutto il mondo, eccetto che in Italia».

SACCHI ANCELOTTISACCHI ANCELOTTIempoli interempoli inter

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”