vito liverani coppi bartali loi

CLIC! LO SPORT AL CENTRO DELLA FOTO - PARLA VITO LIVERANI: LO SCAMBIO DELLA BORRACCIA BARTALI-COPPI? QUELLA NON È UNA BORRACCIA MA UNA BOTTIGLIA D’ACQUA (E FU GINETTACCIO A PASSARLA A COPPI) - DUILIO LOI? PIÙ BELLO DI TORO SCATENATO

Emanuela Audisio per “la Repubblica

 

duilio loiduilio loi

Il pugno che strappa la faccia. A million dollar photo. Molto prima di Tarantino. Kill Bill, ma anche Ortiz. La boxe: una natura morta piena di carne viva. Vito Liverani è stato il fotografo dello sport italiano. Per settant’anni. Un pioniere dell’attimo. Tutto quello che si muoveva su strada, sul ring, su pista, sui campi. Coppi, Loi, Charles. Più il resto che è tanto. Sport poveri, per poveri. Sport da combattimento.

 

Mani, piedi, scatti in salita, fughe sotto la neve, rovesciate, mutande, spogliatoi, bocche spalancate, occhi spenti, orgoglio a terra. La gloria spogliata. Il montante che ti stende. La montagna che ti piega. Il dolore fisico che ti sgretola. Più i danni collaterali. E Vito che li mette al centro della foto. È una frazione di secondo. Clic. Inchiodata lì per sempre. Da lui, solo da lui. «Eppure eravamo lì in tanti». Ci tiene alla qualifica di fotografo. Gli altri, dice, fanno solo scatti: «Ai miei tempi dopo ogni clic bisognava ricaricare la macchina. Avevo una sola pallottola, non la potevo sprecare. La tecnica è la velocità del cervello».

bartali coppi borraccia o bottigliabartali coppi borraccia o bottiglia

 

Vito oggi ha ottantasei anni, un archivio sterminato, una memoria sentimentale strepitosa. La Milano-Sanremo, anzi il ritorno, seicento chilometri, in moto, sotto la neve, avvinghiato a Penazzo, pilota, detto “Testùn”. «Ci fermammo a mangiare, io ero morto dalla fatica, mi addormentai, seduto dietro, mi risvegliai al casello, Penazzo, un blocco di ghiaccio, chiese di salire a casa, si fece accendere il forno da mia moglie e ci mise mani e piedi ». Oggi si studia la fotografia, Vito non ebbe il piacere, cercava di campare.

 

bartali coppi  borraccia o bottigliabartali coppi borraccia o bottiglia

«Ero il terzo di otto figli, arrivammo a Milano nel ’37 dalla Romagna, papà aprì una trattoria, ma dovette andare soldato in Cirenaica, tornò, si mise a fare l’operaio, quando nel ’42 incontra un ex colonello che gli chiede: perché non viene a fare il cuoco in aeronautica a Venegono? Grazie a lui sotto la guerra abbiamo mangiato. Vivevamo in un ex asilo, senza riscaldamento, con le gelate sul vetro, il ghiaccio da dicembre si scioglieva ad aprile. A dodici anni in braghe corte ero apprendista da un droghiere, portavo i bottiglioni di vino, correvo ovunque come un disperato. C’era un fotografo che cercava un aiuto, aveva sessantanove anni, non ci vedeva più bene, ci sono andato, anche se mia madre non voleva. Faceva tessere. Allora si usavano le lastre d’argento. Lì ho imparato a sviluppare e stampare. Ero sveglio».

 

bartali coppi  bartali coppi

Ma lo studio chiude e Vito si trasferisce come fattorino nello stabilimento Dotti e Bernini, però continua a fotografare. Amici, gite alla domenica, gli abitanti delle case popolari. «Avevano bisogno dei documenti. E dei ritratti di famiglia con anche quelli scomparsi in guerra, per cui imparo i foto-montaggi e gli ingrandimenti, due teste sopra e tre figli sotto, lascio dieci centimetri tra una testa e l’altra. Quella tecnica mi viene utile quando per necessità dei giornali sportivi devo aggiustare e truccare un po’ certe situazioni: mettere due giocatori faccia a faccia, avvicinare il traguardo di una corsa ciclistica, creare un gol o spostare il pallone in un certo posto».

charles foto liveranicharles foto liverani

 

L’avanguardia del photoshop. Vito finisce in palestra a fare boxe. «Mi mettono uno davanti. Tiro fuori il destro, lo piglio, casca a terra, mi spavento. Non ne capivo niente, ma mi alleno, mi buttano sul ring, la prima ripresa non va bene, va che quello picchia, dico all’angolo, picchia pure tu, mi rispondono. Lo mando ko. Per tre anni faccio il pugile, trentasei incontri, anche perché alla fine c’è il premio del pubblico, ben cinquecento lire. Poi le busco e smetto».

andrea bartali e faustino coppi rifanno la scena dei padriandrea bartali e faustino coppi rifanno la scena dei padri

 

Ma intanto impara come si sta sul ring. E anche attorno. Davanti, sotto, in mezzo: lui è sempre lì. Vede prima, quasi anticipa il ko. La faccia sradicata di Carlos Ortiz è da paura. «Avevo occhio». E cuore per chi fa i guantoni. «Il pugilato ti forma e ti insegna il rispetto». È amico di tutti, soprattutto di Duilio Loi. «In foto mi veniva benissimo, più bello di Toro Scatenato. L’ho fatto in slip, mentre sua madre, grande tifosa, lo abbraccia nello spogliatoio. E anche quando al Palalido nel ’62 Billy Collins con un destro lo mette in ginocchio. L’unico ko della sua vita. Vinse lo stesso e mi disse: questa foto finché vivo non la fare mai vedere a nessuno.

duilio loi vito liveraniduilio loi vito liverani

 

klaus dibiasi foto liveraniklaus dibiasi foto liverani

Ero con lui nel ’58 a Basilea quando affrontò il tedesco Neuke. Duilio in treno stava male, per un’indigestione di gamberetti, non avrebbe dovuto salire sul ring. Strappò un pari, mi chiese un parere, gli risposi che era un miracolo, si offese, si arrabbiò, mi voleva picchiare. E io: provaci e ti rompo le gambe. Quando con l’Alzheimer è stato ricoverato in una casa di riposo ce l’ho portato io, e mi ha rincorso: non lasciarmi qui».

 

 

Liverani ammette: «Ho fatto i soldi con la gente. Il fotogiornalismo l’ho rubato a tutti. Ero sempre dietro a quelli bravi, non mi staccavo mai. Imparavo la posizione. Sono stato il primo a fare Coppi con la dama Bianca, forse per questo non le stavo simpatico. Il nome per la mia agenzia, Olympia, me l’ha dato Brera nel ’55, visto che ci sarebbero stati i Giochi a Roma. Anche se a mia moglie non piaceva perché la nostra portinaia si chiamava così.

 

gianni agnelli e marellla agnelligianni agnelli e marellla agnelli

La nostra foto più famosa è quella di Coppi e Bartali al Tour del ’52. E ci tengo a dire che non era una borraccia, ma una bottiglia d’acqua. La fece Carlo Martini sul Galibier mettendosi d’accordo con il direttore di corsa. Martini fermò la moto, tirò fuori la bottiglietta, doveva darla a Coppi, ma in quel momento Bartali scattò e gettarla a Fausto poteva essere rischioso, così la tirò a Gino, che tra l’altro in gara beveva poco. Mentre Coppi era sempre assetato. Bartali gliela passò. Quell’immagine l’hanno usata tutti, per diversi scopi».

 

Liverani ha più di un milione di foto, tutte in ordine, ma non digitalizzate. La storia d’Italia, non solo sportiva: anche Agnelli, Buzzati e la Milano che aveva una fontana in piazza Duomo. «Denise, la mia segretaria, ci ha messo tre anni e mezzo per catalogarle. Vorrei darle a qualcuno, metterle a disposizione. Io ci piango qui dentro. Ho lavorato settantacinque anni per chi, per cosa? ». Non fotografa più l’azione. «Ma tutte le piante che vedo in città. Rose, tulipani, gigli. Ho più di sessanta immagini, ma non le vendo». Petali delicati, non più facce strappate. Basta fiori del male.

pietrangeli foto liveranipietrangeli foto liveranivito liverani scatti sportvito liverani scatti sport

dino buzzati dino buzzati

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…