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BENTORNATA SPORTELLATA! CON VETTEL E HAMILTON TORNA LA F1 DEI GRANDI DUELLI FRA CAMPIONI COL BRIVIDO IN CORPO – DALLA SFIDA DA FILM SENNA-PROST  AL RODEO WESTERN SCHUMACHER-VILLENEUVE: L'UNICA LEGGE DEI GUERRIERI D' ACCIAIO È QUELLA DELLA GIUNGLA - VIDEO

 

 

Giorgio Gandola per La Verità

hamilton vettelhamilton vettel

 

 

Mai ricevuta una carezza da una gomma di Formula 1? Le chiamano supersoft, ma se ti toccano la fiancata ti spostano la milza. Accade a Baku, dove un Gran premio in apparenza soporifero come troppi diventa un torneo da cavalieri antichi.

 

Giù la visiera del casco e via con le lance a 300 all' ora. E finalmente dopo anni di sbadigli i due più forti piloti del circo decidono di sancire un' antipatia finora solo sussurrata in qualcosa di muscolare.

 

Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, la Ferrari e la Mercedes: bentornata adrenalina, bentornata umanità da camionisti a far saltare quei patti da signorine che avevano trasformato le corse in convegni di Assolombarda e il campionato più ruggente del pianeta nel dominio dell' elettronica e dei sorpassi ai pit stop.

HAMILTON VETTEL 1HAMILTON VETTEL 1

 

Tutto accade in Azerbaijan nella luce bassa da eterno tramonto. Durante un giro controllato dalla safety car, Hamilton frena e Vettel lo tampona.

 

Roba da Signor Rossi all' ora di punta. Il ferrarista si inalbera perché è convinto che l' inglese l' abbia fatto apposta. Lo affianca, lo insulta e lo colpisce con la gomma guadagnandosi dieci secondi di penalità per fallo di reazione. Alla fine lui è quarto e Hamilton quinto. La gara più pazza dell' anno è vinta da Daniel Ricciardo sulla Red Bull davanti a Vallteri Bottas (Mercedes) e a Lance Stroll (Williams). Vettel rimane in testa al mondiale ma protesta: «Hamilton è stato pericoloso, perché hanno punito solo me?».

 

Risposta del campione del mondo: «Un quattro volte iridato non fa così. Evidentemente quando ho frenato non stava guardando». Il team manager della Ferrari, Maurizio Arrivabene, chiosa irritato: «Se siamo al Colosseo ditelo».

 

HAMILTON VETTELHAMILTON VETTEL

Bentornata cara vecchia sportellata. Grazie a Vettel e Hamilton torniamo giovani, quando la Formula 1 era una guerra di nervi fra campioni col brivido in corpo. «Roba da uomini e non da ingegneri», come sintetizzò un giorno Jackie Stewart, lo scozzese volante che adesso si limita a consigliare i ragazzi di non bere prima di guidare. Corse e rincorse, una vita a perdifiato. Gilles Villeneuve diventò immortale morendo giovane, come Wolfgang Amadeus Mozart. Ma entra nel cuore di tutti quel giorno a Digione.

 

È il primo luglio 1979, Gran premio di Francia, ultimi cinque giri. Il canadese ferrarista e l' idolo di casa Réné Arnoux danno vita a un duello pazzesco: quattro sorpassi, con Villeneuve praticamente senza freni che utilizza le staccate per mettere il muso davanti e la possente Renault del francese, con problemi di pescaggio carburante, nettamente più veloce in rettilineo. Cavalieri del mito, auto che sembrano corazze lucenti con le ruote: i due si toccano, ringhiano, si risorpassano.

 

SENNA PROSTSENNA PROST

Arriva davanti Villeneuve per 24 millesimi. Lui secondo, l' altro terzo. Poiché il mito ha bisogno di Omero per essere raccontato, è commovente ancora oggi andare su Youtube e rivedersi quell' impresa ascoltando la voce dei nostri Gran premi da tinello, Mario Poltronieri.

 

La Formula 1 non è una partita di burraco, se non rischi qualcosa per imporre la tua idea di velocità o non vale niente quell' idea o non vali niente tu. Lo sapevano due fra i più grandi: Ayrton Senna, sua maestà, il pilota che oggi guida in cielo la supercar di Dio, e Alain Prost, il computer con due gambe e un cuore (forse) che per anni ha provato a mettere la sua macchina davanti a quella del brasiliano. E quando non c' è riuscito non ha mai avuto pudore nell' accusare i motoristi. Famosa la frase: «Questa Ferrari è più lenta di un camion».

 

SENNA PROST 1SENNA PROST 1

Per due anni consecutivi il circuito di Suzuka è il teatro della sfida che presto sarà un film: 1989, Prost arriva in Giappone con 16 punti di vantaggio e sorprende il rivale al via. Ma Senna è in rimonta e a sei giri dalla fine tenta il sorpasso decisivo: Prost lo stringe, le macchine si toccano. Gara finita? Con Ayrton non è mai finita. Risale sulla McLaren, è furibondo, si fa spingere da un commissario, spara giri da record e va a vincere. Ma per quell' aiutino viene squalificato. E per le polemiche avrà la licenza sospesa per sei mesi.

 

L' anno successivo chi di sportellata ferisce di sportellata perisce. Senna è in vantaggio nel mondiale ed è in pole. Parte meglio Prost, ma alla prima curva i due si centrano. Fine della corsa, fine del mondiale, odio palese e duraturo. Commento finale di Senna: «A volte le gare finiscono alla prima curva, a volte a sei giri dalla fine».

Villeneuve-Schumacher-Jerez-1997Villeneuve-Schumacher-Jerez-1997

 

Ma la sportellata suprema, quella del secolo, avviene a Jerez de la Frontera, in Spagna, proprio 20 anni fa. In un ottobre che sa ancora d' estate Michael Schumacher e Jacques Villeneuve (il figlio di Gilles, capelli decolorati e musica dei Sex Pistols per caricarsi) si trovano davanti all' ultima gara. Il ferrarista ha solo un punto in più. È la corsa senza ritorno, è la sfida del diavolo. Schumacher parte meglio, la Ferrari sembra volare, ma Villeneuve con meno benzina nei serbatoi della Williams diventa velocissimo. Dai box Ferrari dicono a Schumi che l' altro sta arrivando, e lui lo soffre.

 

Nell' uno contro uno il figlio di Gilles somiglia a suo padre, stesso sangue, stessa follia.

Al giro 47, curva Dry Sac, tutto si compie. Ed è Schumacher a raccontarlo: «Ho guardato nello specchietto e l' ho visto lontano. Quando ho riguardato ce l' avevo a fianco».

 

Sterzata istintiva per buttarlo fuori, ma Villeneuve se ne va e a finire nella sabbia è il tedesco. Sconfitto, frustrato, ma mai così umano. E consapevole come tutti i grandi del comandamento numero uno, dimenticato fino al rodeo western di ieri nel tramonto di Baku: l' unica legge dei guerrieri d' acciaio è quella della giungla.

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