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TRUMP SI PRENDE LA GLORIA DELLA TREGUA E L'EUROPA RACCOGLIE LE MACERIE - STEFANO STEFANINI: “AI LEADER AFFLUITI AL CAIRO, TRUMP CHIEDE DI CONTRIBUIRE A TRE COSE ASSENTI NELLA STRISCIA: RICOSTRUZIONE, GOVERNO, SICUREZZA. QUI ENTRA IN CAMPO LA FORZA DI STABILIZZAZIONE DI PREVISTA COMPOSIZIONE INTERNAZIONALE E ARABA”- “NELLA STRISCIA, ANCHE DOPO IL DISARMO DI HAMAS, RIMARRANNO ASPIRANTI TERRORISTI E SCORTE DI ESPLOSIVI. L'ISF DOVRÀ IMPORRE LA PACE A CHI NON LA VUOLE. SERVE UN COMANDO UNIFICATO PER EVITARE CHE…”

Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “la Stampa”

 

STEFANO STEFANINI

Duecentomila gazewani marciano verso le loro case a Gaza City. Troveranno macerie. Una dozzina di leader vola al Cairo. Troveranno la luce riflessa della gloria di Donald Trump, affiancato dal presidente egiziano, Abdel el-Sisi, suo "dittatore preferito". Vogliono essere a bordo dell'accordo di pace. […]

 

Il presidente americano vuole coinvolgere i partecipanti europei ed arabi nell'attuazione del piano di pace. Comincia subito, non appena completato lo scambio ostaggi-detenuti. Se si ferma nei prossimi giorni, nel disarmo e scioglimento militare di Hamas, allontanamento dei leader, smantellamento delle strutture, il piano è perduto.

VIGNETTA DI ELLEKAPPA - GIORGIA MELONI DONALD TRUMP AL VERTICE DI SHARM SU GAZA

 

Finora il Movimento non ha accettato le condizioni di disarmo né la supervisione internazionale su Gaza, in particolare il ruolo di Tony Blair. La prima è conditio sine qua non: se Hamas non consegna le armi, tranne qualche simbolico AK-47 a tracolla di chi va in esilio, Israele riprende la guerra. La seconda pure, di fatto: senza un transitorio ombrello arabo-internazionale, Gaza e aiuti umanitari ricadrebbero nelle grinfie di Hamas. Come successo dopo il completo ritiro israeliano dalla Striscia nel 2005. […]

 

Ai leader affluiti al Cairo, Trump chiede di contribuire a tre cose assenti nella Striscia: ricostruzione, governo, sicurezza. Tutti compiti immani – per ricostruire bisogna smaltire quattrocentomila tonnellate di macerie da un litorale senza porto – ma la terza è una precondizione per le altre due. Senza sicurezza non si ricostruisce né si governa.

JARED KUSHNER E STEVE WITKOFF AL CAIRO DA AL SISI

 

Qui entra in campo la forza di stabilizzazione (Isf) di prevista composizione internazionale e araba «lavorando insieme agli Stati Uniti». Che significa fornita dai Paesi invitati al Cairo. Arabi e Turchia, già coinvolti da Trump nei preliminari del piano per comunicare con, e far pressione su, Hamas, hanno interessi, e competizione, regionali. L'interesse degli europei è piuttosto a recuperare un ruolo in una crisi vicina da cui sono stati tagliati fuori e a compiacere il presidente americano, anche in contropartita per mantenerne l'impegno alla sicurezza europea e il sostegno all'Ucraina. Tutto benissimo e comprensibile. La politica estera si fa così, brava Giorgia Meloni ad afferrarlo al volo.

 

La buona volontà politica si misura con le incognite che la forza di stabilizzazione incontrerà a Gaza.

Nascondersele sarebbe un espediente di breve durata. […] Nella Striscia, anche dopo il disarmo di Hamas, rimarranno aspiranti terroristi e scorte di esplosivi.

 

miliziani di hamas a gaza

Alla forza di stabilizzazione servono: direzione politica univoca; unica catena di comando militare; regole d'ingaggio robuste – "stabilizzazione" non è semplice "mantenimento della pace". L'Isf dovrà imporre la pace a chi non la vuole. Questo esclude i caschi blu dell'Onu, vedi precedenti Unprofor in Bosnia e Unifil in Libano.

 

Richiede un comando unificato per evitare il disastro politico della forza multinazionale a Beirut nel 1983 dove un attentato fece più di 300 vittime fra americani e francesi – l'Italia ne uscì incolume anche grazie alle capacità di intelligence e comunicazione dei nostri militari descritte da Oriana Fallaci in Inshallah. Altre volte, a Nassiriya e in Afghanistan, abbiamo pagato anche noi un costo elevato. Richiede presenza americana sul terreno di Gaza, per ora non prevista, altrimenti l'attuazione del piano Trump diventa un "armiamoci e partite".

 

miliziani di hamas a gaza

Possiamo limitarci a contribuire con l'addestramento in cui i Carabinieri sono indiscussi maestri?

Forse, ma dove e chi sono le "forze locali palestinesi" da addestrare? Gli ex-miliziani di Hamas? E, nelle prossime settimane e mesi, chi stabilizza la Striscia mentre si fa l'addestramento? Forze solo arabe? Tutto questo deve essere messo in chiaro prima dello spiegamento dell'Isf. Dopo è troppo tardi. Giorgia Meloni e Guido Crosetto hanno ragione a rispondere con entusiasmo politico all'appello di Trump, ma il buon senso militare raccomanda cautela nel prendere impegni. […]

gaza citygaza cityfesteggiamenti a gaza per l accordo tra israele e hamas 3I PIANI DI TRUMP PER GAZA

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