vladimir putin donald trump missili a lungo raggio tomahawk

IL METODO TRUMP CON PUTIN: BLANDISCI E MINACCIA – NELLA TELEFONATA DI IERI, DIETRO I TONI CONCILIANTI, IL TYCOON HA AVVERTITO “MAD VLAD”: O TI SIEDI AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE O TI FARAI MOLTO MALE – L’AMBASCIATORE ETTORE SEQUI: “AL CENTRO DEL VERTICE TRA I DUE A BUDAPEST CI SARÀ LA CONCESSIONE A KIEV DEI MISSILI A LUNGO RAGGIO TOMAHAWK, CHE POSSONO DISTRUGGERE RAFFINERIE E INFRASTRUTTURE ENERGETICHE RUSSE, COLPENDO IL PUNTO IN CUI ECONOMIA E POTENZA MILITARE COINCIDONO. TRUMP LI USA PER FARE PRESSIONE SUL CREMLINO. È UN MESSAGGIO DIRETTO: O SI APRE UNA VIA DIPLOMATICA O I COSTI AUMENTERANNO”

Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “la Stampa”

 

vladimir putin donald trump anchorage alaska 2 foto lapresse

Un leggendario ambasciatore italiano mi disse che spesso nelle relazioni internazionali occorre ricorrere alla manipolazione. È accaduto anche nella telefonata di ieri sera fra Putin e Trump, alla vigilia del vertice di oggi con Zelensky.

 

Per Trump si trattava di fare pressioni su Putin, usando la leva di questo incontro. Per Putin contava evitare che dal colloquio fra Trump e Zelensky emergano risultati pericolosi per Mosca.

 

In questo senso, la decisione di Trump e Putin di incontrarsi a Budapest, scelta come sede "europea" d'equilibrio fra Mosca e Washington, risponde a questa logica. […]

 

ettore sequi foto di bacco

Dopo aver incassato il successo di una "pace" in Medio Oriente – più tregua che pacificazione – Trump sposta dunque l'attenzione sull'Ucraina. È la nuova tappa della sua strategia: chiudere un conflitto complesso con un atto politico da esibire come trofeo personale. La sua impazienza strategica nasce dal bisogno di mostrare che solo lui può ottenere ciò che nessun altro ha garantito.

 

In questo quadro si colloca la visita di Zelensky a Washington. La guerra è in stallo dinamico: Mosca avanza lentamente e a caro prezzo, mentre Kiev punta a trasformare il conflitto in una guerra dove contano i danni economici inferti al nemico oltre ai chilometri. Per entrambi, il costo politico del negoziato resta più alto di quello della guerra. L'obiettivo è innalzare tali costi finché sedersi al tavolo diventi inevitabile.

 

la stretta di mano tra putin e trump ad anchorage, alaska. foto lapresse

Gli attacchi ucraini contro raffinerie e infrastrutture energetiche hanno spostato la guerra nel cuore della Russia, colpendo il punto in cui economia e potenza militare coincidono. Per questo il tema centrale del vertice con Trump è la concessione dei missili Tomahawk: non solo un'arma a lungo raggio ma una leva politica.

 

Trump li usa per fare pressione sul Cremlino, lasciando intendere che li fornirà con regole d'impiego chiare. È un messaggio diretto: o si apre una via diplomatica o i costi aumenteranno.

 

La logica è evidente: la guerra è ormai una questione di costi marginali. Mosca continua a combattere, ma l'economia si militarizza, i consumi si contraggono, la spesa pubblica assorbe tutto. Quello che appariva un modello di resistenza mostra ora i suoi limiti: un sistema rigido che si logora nella propria guerra.

 

DOVE POSSONO COLPIRE I MISSILI Tomahawk

[…]  L'ipotesi di fornire i Tomahawk all'Ucraina formalizza la deterrenza condizionata: diplomazia e rischio per spingere Putin a negoziare, prima che la crisi degeneri. Trump non promette escalation, ma un conto più caro per chi rifiuta il dialogo, unendo offerta e minaccia in un'unica mossa.

 

Il Cremlino da parte sua intende tenere aperto il canale con gli Stati Uniti e, al tempo stesso, accusare l'Europa e l'Ucraina di ostacolare la pace. Per Mosca, il negoziato è possibile solo con Washington. È la solita strategia: dividere l'Occidente e offrire a Trump margini di intesa bilaterale e finte concessioni per riprendere il dialogo.

 

Del resto, per Washington l'Ucraina è solo un segmento di un rapporto globale con Mosca che si intreccia con la stabilità del Medio Oriente, il programma nucleare iraniano, la competizione nell'Artico, la sicurezza energetica e soprattutto il rapporto con la Cina. Inoltre, a febbraio 2026 scade il New Start, ultimo trattato bilaterale sulle testate nucleari.

 

[…]

 

missili Tomahawk

La vittoria non sarà una resa né una parata, ma il momento in cui la Russia capirà che la guerra costa più della pace. La soluzione passa dalle garanzie di sicurezza per Kiev, che potrebbero rendere più accettabili concessioni territoriali. Ma è illusorio aspettarsi garanzie dirette da Washington. E molto probabilmente neanche garanzie di secondo livello, e cioè un ombrello americano sull'Europa, a sua volta garante della sicurezza ucraina.

 

Il nuovo tentativo di mettere fine alla guerra avviene mentre Putin cerca di guadagnare tempo prima della sospensione delle operazioni militari per la stagione invernale e Kiev tenta di legare la propria sicurezza agli americani.

 

volodymyr zelensky e donald trump a new york

Gli americani mirano a chiudere la Guerra per potersi dedicare alla sfida sistemica (geopolitica, economica, militare e tecnologica) con la Cina nell'indo Pacifico. L'Europa prende atto che la propria sicurezza e quella degli Stati Uniti si sta progressivamente separando. La fine di questo conflitto arriverà con un'equazione: quando la convenienza di fermarsi supererà la convenienza di restare in guerra.

donald trump vladimir putin anchorage, alaska. foto lapresse

missili Tomahawk

Ultimi Dagoreport

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…