gas russia ucraina putin zelensky gasdotto

ZELENSKY VA ALLA GUERRA DEL GAS. E A PAGARE SAREMO ANCHE NOI – DA IERI IL METANO RUSSO DIRETTO IN EUROPA NON PASSA PIÙ DAI GASDOTTI UCRAINI – IL PRESIDENTE UCRAINO VUOLE COLPIRE PUTIN: “NON PERMETTEREMO A MOSCA DI GUADAGNARE ULTERIORI MILIARDI SUL NOSTRO SANGUE” – LA RUSSIA INCASSA 5 MILIARDI DI EURO L'ANNO DAL GAS CHE FINISCE AL VECCHIO CONTINENTE. MA ANCHE KIEV PERDERÀ IL MILIARDO DI EURO CHE RICEVEVA PER I DIRITTI DI TRANSITO – DALLO SCOPPIO DELLA GUERRA, L'UE HA RIDOTTO LE IMPORTAZIONI DI GAS DALLA RUSSIA E HA AUMENTATO LE SCORTE. MA GLI EFFETTI SULLE NOSTRE BOLLETTE SI SENTIRANNO PRESTO. IN DUE GIORNI LE QUOTAZIONI SONO GIÀ SALITE DEL 29%...

1 - LA GUERRA DEL GAS

Estratto dell’articolo di Giuseppe Agliastro per “la Stampa”

 

fornitura gas russo

Il gas russo diretto in Europa non passerà più dai metanodotti ucraini: una svolta che è una diretta conseguenza dell'aggressione militare russa contro l'Ucraina […]

 

L'ultimo contratto quinquennale per il transito del gas russo attraverso l'Ucraina è infatti scaduto il 31 dicembre. E Kiev si è rifiutata categoricamente di siglare una nuova intesa col Cremlino dopo l'invasione ordinata da Putin. «Non permetteremo loro di guadagnare ulteriori miliardi sul nostro sangue», aveva detto nelle scorse settimane Volodymyr Zelensky, che ieri ha definito «una delle più grandi sconfitte» della Russia la chiusura dei rubinetti […]

 

VOLODYMYR ZELENSKY E VLADIMIR PUTIN COME PUGILI SUL RING - FOTO CREATA CON GROK

Il presidente ucraino vuole ridurre le entrate che alimentano la macchina da guerra russa, e così ha deciso di chiudere un passaggio che per decenni ha condotto in Europa prima il gas sovietico e poi quello russo. Si stima che la Russia guadagni 5 miliardi di euro l'anno da questo gas e, con i gasdotti NordStream chiusi e danneggiati da misteriose esplosioni, per lei l'unica rotta ancora aperta verso l'Europa è ormai il TurkStream. Ma anche l'Ucraina avrà delle perdite: il miliardo di euro che riceveva per i diritti di transito.

 

La mossa di Kiev va però letta nel giusto contesto. Dopo l'invasione dell'Ucraina, l'Ue ha ridotto le importazioni di gas dalla Russia, comprando più metano dalla Norvegia e più gas liquido da Usa e Qatar. Mosca ha invece cercato in India e Cina mercati alternativi per i suoi idrocarburi. Dalla Russia nel 2021 arrivava il 40% delle importazioni Ue di gas, ma nel 2023 meno del 10%. Parte di questo metano passava dall'Ucraina: ma se nel 2020 Mosca esportava dai gasdotti di Kiev 65 miliardi di metri cubi di oro blu, nel 2023 questa quantità si era ridotta a 15 miliardi di metri cubi, cioè meno del 5% del fabbisogno totale europeo.

 

GAS N ROSES - MEME BY CARLI

Eppure, ci sono ancora Paesi Ue che dipendono fortemente dal gas russo, come la Slovacchia, che si è subito scagliata contro la mossa di Kiev. Mentre c'è chi teme una «crisi energetica» in Moldova, repubblica ex sovietica candidata all'ingresso nell'Ue.

 

[…]  Bloomberg afferma che, «sebbene non vi sia alcun rischio di un deficit immediato» di gas in Europa, «l'interruzione potrebbe rendere più difficile l'accumulo di scorte in vista della prossima stagione di riscaldamento», e sottolinea che queste scorte «si sono ridotte rapidamente e ora sono al di sotto del 75% della loro capacità».

 

In Europa i prezzi del gas hanno sorpassato i 50 euro al megawattora. Ma Reuters sostiene che «lo stop, ampiamente atteso, non avrà alcun impatto sui prezzi per i consumatori nell'Unione europea, a differenza del 2022, quando il calo delle forniture dalla Russia ha fatto salire i prezzi a livelli record». Secondo gli analisti di Energy Aspects, citati da Bloomberg, un aumento dei prezzi globali non sarebbe invece da escludere.

 

gasdotto gazprom

«L'Ue è preparata», afferma da parte sua la Commissione europea. Di tutt'altro parere il premier slovacco Robert Fico, impegnato da settimane in un duello politico con Kiev. La Slovacchia fa transitare il gas russo verso Austria, Italia e Ungheria, ed è uno dei pochi Paesi Ue il cui governo è in buoni rapporti col regime di Putin. Fico – che di recente è volato a Mosca – ha minacciato di rispondere interrompendo le forniture elettriche di cui ha bisogno l'Ucraina, dove in tre anni di guerra i raid russi hanno lasciato al gelo milioni di persone.

 

La situazione preoccupa anche la Moldova, il cui governo filo-Ue ha rapporti tesissimi col Cremlino. Chisinau sostiene che, una volta chiusi i metanodotti ucraini, Mosca possa fornirle gas attraverso il TurkStream. Ma pochi giorni fa Gazprom ha annunciato che intende sospendere il flusso di gas per un presunto debito da 700 milioni di dollari. […]

 

2 - MOSCA E LA UE ALLA SECONDA GUERRA DEL GAS

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

volodymyr zelensky intervistato da sky news

Per mezzo secolo l’Ucraina ha assicurato il passaggio del gas siberiano verso i territori che oggi formano l’Unione europea. Da ieri, non più. Alle sei del mattino alla stazione di Sudzha, al confine ucraino con l’oblast russo di Kursk, si sono interrotti gli ultimi flussi e l’Europa è entrata nella sua seconda guerra del gas. Anche l’Italia ne è già coinvolta. La prima guerra si era consumata nei mesi seguenti all’aggressione totale dell’Ucraina, nel 2022.

 

[…]

 

Ora la nuova guerra del gas potrebbe essere meno dura, eppure le conseguenze sono già tangibili. Anche in Italia. Ieri i flussi da Tarvisio, un terminale dei gasdotti che dalla Russia e l’Ucraina attraversano Slovacchia e Austria fino all’Italia, per la prima volta erano a zero.

 

DA DOVE IMPORTIAMO GAS E PETROLIO

Secondo i dati di Snam, la società per l’infrastruttura energetica, nelle stesse ore sono iniziati semmai i flussi opposti: dall’Italia all’Austria. È un segno che il ritorno di tensioni non pone un problema di disponibilità all’Italia, anche se un impatto c’è: in base ai dati del ministero dell’Ambiente, l’import di gas da Tarvisio — in gran parte russo — nei primi dieci mesi del 2024 era quasi raddoppiato rispetto a un anno prima e rappresentava il 10% dell’import di gas in Italia: molto meno del 40% di prima della guerra, eppure un’incidenza doppia rispetto alla media Ue e quasi pari agli acquisti dalla Norvegia.Ma è soprattutto sui costi che le nuove tensioni pesano.

 

Il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam (il mercato di riferimento) negli ultimi due giorni è risalito verso i 50 euro a megawattora: più 66% in un anno e più 29% solo nelle ultime due settimane. Presto l’impatto arriverà alle bollette, anche elettriche, di famiglie e imprese in Italia.

 

Volodymyr Zelensky viktor orban – vertice Comunità politica europea a Budapest

[…] Tutto nasce stavolta da una posizione di Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino si è rifiutato di rinnovare un accordo quinquennale per il transito di gas russo, perché non intende facilitare nuovi introiti del bilancio di Mosca, che poi vanno a finanziare la distruzione dell’Ucraina. Secondo il centro studi Crea di Helsinki, grazie ai flussi verso la Slovacchia, Gazprom continuava a fatturare in Europa 350 milioni di euro alla settimana.

 

Questi poi venivano in buona parte retrocessi al governo, che spende quattro rubli ogni dieci nella guerra. Contro Zelensky si erano mossi i premier nazionalisti e filo-russi di Slovacchia e Ungheria, Robert Fico e Viktor Orbán, entrambi di recente in visita da Putin. Orbán voleva un accordo in base al quale il gas sarebbe stato acquistato dagli importatori slovacchi prima di uscire dai confini russi, in modo che formalmente non fosse più di Gazprom all’ingresso in Ucraina.

 

sede gazprom

Fico ha minacciato l’interruzione delle forniture elettriche dalla Slovacchia a Kiev, proprio ora che le reti ucraine sono devastate dai russi. Zelensky non si è piegato.

 

Certo l’Ucraina rischia ora che Putin faccia distruggere i gasdotti e le centrali del Paese usate fino al mese scorso da Gazprom, in modo da lasciare al freddo la popolazione ancora di più.

 

Ma nella fermezza di Kiev c’è un messaggio all’Europa. Zelensky ha accettato finora di non attaccare Novorossijsk, sul Mar Nero, da cui parte un quarto dell’export russo di petrolio: è bastata un po’ di pressione su Kiev dalla Casa Bianca, preoccupata di qualunque azione che faccia salire i prezzi del greggio.

 

Ma gli ucraini non si dimostrano altrettanto sensibili alle richieste degli europei, non solo se si chiamano Fico o Orbán: segno di frustrazione per un sostegno Ue mai del tutto convinto. Secondo dati riservati della Commissione di Bruxelles, in quasi tre anni di guerra i fondi Usa a Kiev superano quelli degli europei di circa il 50%. Ora, con la seconda guerra del gas, l’Europa raccoglie i frutti.

PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI

Volodymyr Zelensky – vertice Comunità politica europea a Budapest

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO