IL CHICCHIRICHI' DI CHICCO
EDITORIA POST-MENTANA: AAA CERCASI DIRETTORE PER CORRIERE DELLA SERA
COLAO NEL GUADO TAGLIA TATO' - BAZOLI NEI GUAI: "IL CLUB DEGLI SCONTENTI"
CONCILIAZIONE TRA CHIESA E CULO, COSI' ARBASINO EVIRA I TEO-GAY DEL FOGLIO
EDITORIA POST-MENTANA: AAA CERCASI DIRETTORE PER CORRIERE DELLA SERA
COLAO NEL GUADO TAGLIA TATO' - BAZOLI NEI GUAI: "IL CLUB DEGLI SCONTENTI"
CONCILIAZIONE TRA CHIESA E CULO, COSI' ARBASINO EVIRA I TEO-GAY DEL FOGLIO
Lunedì 8 novembre (S.Goffredo):
Giorno dopo giorno i potenti azionisti del "Corriere della sera" scoprono con rabbia che il loro concorrente, "la Repubblica", si è trasformato per idee, peso politico e copie vendute (in edicola) nel primo quotidiano italiano. Di tutto ciò non ha colpa né l'impertinente Roberto D'Agostino, da mesi costretto a correre dietro le bizze dei soci pattisti dell'Rcs Mg. Che sono divisi su tutto ma compatti, come un Club degli Scontenti (compreso Corradino Passera) nel voler ridimensionare lo strapotere del "tutore" Bazoli e del di lui longa manus, il bravo Massimo Mucchetti. Né si salva l'ammirevole e tenace Vittorio Colao, che deve mettere mano al progetto Full Color, ma non sa a chi santo affidarsi.
Tant'è che in via Solferino (il caro e simpatico Piergaetano Marchetti mi perdoni, ma dalle parti di piazza Indipendenza Ezio Mauro non è ancora in discussione) si torna a parlare di affiancare o sostituire il direttore Stefano Folli. Nei prossimi giorni sapremo se il tentativo andrà in porto con il beneplacito del Quirinale e di palazzo Chigi. Ma sto parlando del mitico Corrierone o della sbertucciata Rai? Anche la carta si è raizzata.
Ps. Chiedere a Cesare Romiti se risulta a verità che il nuovo amministratore delegato dell'Rcs Mg, Vittorio Colao, con una decisione imperdonabile vuole tagliare la consulenza (casa a Milano compresa) al dottor Franz Tatò. A Roma certe cose vengono chiamate "i risparmi di Maria calzetta".
Martedì 9 novembre (S.Oreste):
Come anticipato dal curatore di questo Journal, il nuovo direttore generale dell'Rcs Mg sarà il pimpante Andrea Favari. Un ritorno alla casa madre il suo dopo un frettoloso trasloco al "Giornale" posseduto dal fratello del Cavaliere, Paolo Berlusconi. Ma il Club degli Scontenti, per arginare i poteri di Colao e della connection bresciana, avrebbe in mente di porre Favari sulla poltrona di Amministratore Delegato dei quotidiani. Ci riusciranno?
Mercoledì 10 novembre (S.Leone Magno):
L'inarrivabile Alberto Arbasino ha dato alle stampe la sua ultima grande composizione letteraria, "Marescialle e libertini" (Adelphi) in tempo utile per debellare sul nascere la polemiche aizzate sulle colonne del "Foglio" di Giulianone Ferrara sul tema infido teo-gay (anche per alcuni suoi collaboratori "velettati") tra Chiesa e omosessualità. Rileva con civetteria l'Arbasino, flâneur delle arti impossibili: "A Roma negli anni Cinquanta o Sessanta, la conciliazione fra la Chiesa e c*** (leggi culo, nota del diarista) si poteva verificare a qualunque ora - anche senza le arabesques teo-ideologiche dei Maritain o Anthony Blunt e 'star' simili - nelle mitiche ultime file del Volturno, del Brancaccio, dell'Ambra-Jovinelli e di innumerevoli altri cinema-varietà per militari da ottanta lire...".
Giovedì 11 novembre (S.Martino di Tours):
Ieri sera all'ora dei peperini in brodo è stata mia moglie, Nuova Idea Socialista, ad annunciarmi che il suo pupillo Chicco Mentana si era dimesso in diretta dalla direzione del Tg5. La notizia non mi ha sorpreso. Da almeno tre anni si era rotto il rapporto di fiducia tra il dottor Mentana e il suo editore (di riferimento), l'onesto e paziente Fidel Confalonieri. Domani, immagino, saranno in tanti a glorificare il gesto estremo - il chicchirichì di Chicco -, e a dare dell'arrogante a Silvio Berlusconi, padrone altrettanto paziente di Mediaset. Ma non sono d'accordo. Negli anni bui (?) della tv democristiana a nessun direttore di tg lottizzato (secondo correnti) sarebbe mai passato per la testa di resistere al proprio padrino (politico). Molti di loro, anzi, per onestà avevano la lettera di rinuncia chiusa nel cassetto. Pronta ad essere usata. Quando viene meno la fiducia dell'editore (pubblico e privato che sia) le dimissioni sono una strada senza uscita. Altrimenti saltano le regole del gioco.
Ps. Da tempo sul Mentana-pensiero ho un'altra perplessità. Non ho compreso mai quel suo insistere sul fatto che lui, dopo essere stato nominato direttore del Tg5, non è andato più a votare. Quale insegnamento dobbiamo trarre da questa favoletta (morale) alla mentina? Che si va alle urne (magari scegliendo socialista) per arrivare alla mèta e poi, magari si sceglie un'astinenza (politica) di comodo per farsi belli? Bah, valli a capire certi interisti-assenteisti.
Venerdì 12 novembre (S.Renato):
La "Repubblica" di Ezio Mauro, come previsto, sparge incenso (e fumo) sull'abbandono (dimissioni? licenziamento?) da parte del mezzobusto Enrico Mentana dalla direzione del Tg5. "Era il più bravo di tutti", confessa sul "Corriere" l'Aldo Grasso. Ma, aggiunge il critico del tubo (catodico), finché Chicco andava in video non poteva scriverlo. Autocensura? Strano modo di esercitare la critica quello del Grasso che cola sulle colonne del "Corriere". Forse, i suoi colleghi che si occupano di cinema per adeguarsi al metodo Grasso dovevano attendere che un Ponti o De Laurentiis "licenziassero" dal set, che so?, Federico Fellini, prima di ammettere che il regista della "Dolce vita" era un genio?
Sabato 13 novembre (S.Diego):
Memorandum. Telefonare a Stefano Lucchini, pierre di Banca Intesa, per colazione di lavoro in foresteria tra Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli. Per menu consiglio: antipasto di volpino alla Della Valle; primo piatto, bucatini Folli alla Solferino. Dulcis in fundo, Tronchetti di gomma.
Domenica 14 novembre (Avvento Ambrosiano):
Oggi è il compleanno di Carlo De Benedetti. L'Ingegnere, che compie le sue prime settanta primavere, nel suo campo d'azione non è stato uno stinco di santo. A dispetto di quanto scrive sulla "Repubblica" di ieri il suo biografo di fiducia, il pur ottimo Federico Rampini. Del resto raccontare il proprio editore non è impresa comoda. Riesce soltanto a Bruno Vespa con il suo cliente-padrone, Silvio Berlusconi. Negli anni Settanta, la mia memoria non falla, Carlo il Temerario ha incrociato due personaggi a dir poco controversi: il finanziere siciliano Michele Sindona e il padrone del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi. Entrambi usciti di scena tragicamente ed emblematicamente, cioè togliendosi misteriosamente la vita. Due suicidi sospetti. Del resto aveva ragione Anatole France: "Tutti i libri storici che non contengono menzogne sono mortalmente noiosi". Aggiungono io: anche le interviste compiacenti.
Ps. Ricordarsi di fare i complimenti al giovane Massimo Mucchetti che sul "Corriere della Sera" si limita ad intervistare l'Ingegnere sul futuro del capitalismo. Senza indugiare sul passato (tempestoso) del Condottiero di Ivrea.
(a cura di Tina A.Commotrix)
Dagospia 15 Novembre 2004
Giorno dopo giorno i potenti azionisti del "Corriere della sera" scoprono con rabbia che il loro concorrente, "la Repubblica", si è trasformato per idee, peso politico e copie vendute (in edicola) nel primo quotidiano italiano. Di tutto ciò non ha colpa né l'impertinente Roberto D'Agostino, da mesi costretto a correre dietro le bizze dei soci pattisti dell'Rcs Mg. Che sono divisi su tutto ma compatti, come un Club degli Scontenti (compreso Corradino Passera) nel voler ridimensionare lo strapotere del "tutore" Bazoli e del di lui longa manus, il bravo Massimo Mucchetti. Né si salva l'ammirevole e tenace Vittorio Colao, che deve mettere mano al progetto Full Color, ma non sa a chi santo affidarsi.
Tant'è che in via Solferino (il caro e simpatico Piergaetano Marchetti mi perdoni, ma dalle parti di piazza Indipendenza Ezio Mauro non è ancora in discussione) si torna a parlare di affiancare o sostituire il direttore Stefano Folli. Nei prossimi giorni sapremo se il tentativo andrà in porto con il beneplacito del Quirinale e di palazzo Chigi. Ma sto parlando del mitico Corrierone o della sbertucciata Rai? Anche la carta si è raizzata.
Ps. Chiedere a Cesare Romiti se risulta a verità che il nuovo amministratore delegato dell'Rcs Mg, Vittorio Colao, con una decisione imperdonabile vuole tagliare la consulenza (casa a Milano compresa) al dottor Franz Tatò. A Roma certe cose vengono chiamate "i risparmi di Maria calzetta".
Martedì 9 novembre (S.Oreste):
Come anticipato dal curatore di questo Journal, il nuovo direttore generale dell'Rcs Mg sarà il pimpante Andrea Favari. Un ritorno alla casa madre il suo dopo un frettoloso trasloco al "Giornale" posseduto dal fratello del Cavaliere, Paolo Berlusconi. Ma il Club degli Scontenti, per arginare i poteri di Colao e della connection bresciana, avrebbe in mente di porre Favari sulla poltrona di Amministratore Delegato dei quotidiani. Ci riusciranno?
Mercoledì 10 novembre (S.Leone Magno):
L'inarrivabile Alberto Arbasino ha dato alle stampe la sua ultima grande composizione letteraria, "Marescialle e libertini" (Adelphi) in tempo utile per debellare sul nascere la polemiche aizzate sulle colonne del "Foglio" di Giulianone Ferrara sul tema infido teo-gay (anche per alcuni suoi collaboratori "velettati") tra Chiesa e omosessualità. Rileva con civetteria l'Arbasino, flâneur delle arti impossibili: "A Roma negli anni Cinquanta o Sessanta, la conciliazione fra la Chiesa e c*** (leggi culo, nota del diarista) si poteva verificare a qualunque ora - anche senza le arabesques teo-ideologiche dei Maritain o Anthony Blunt e 'star' simili - nelle mitiche ultime file del Volturno, del Brancaccio, dell'Ambra-Jovinelli e di innumerevoli altri cinema-varietà per militari da ottanta lire...".
Giovedì 11 novembre (S.Martino di Tours):
Ieri sera all'ora dei peperini in brodo è stata mia moglie, Nuova Idea Socialista, ad annunciarmi che il suo pupillo Chicco Mentana si era dimesso in diretta dalla direzione del Tg5. La notizia non mi ha sorpreso. Da almeno tre anni si era rotto il rapporto di fiducia tra il dottor Mentana e il suo editore (di riferimento), l'onesto e paziente Fidel Confalonieri. Domani, immagino, saranno in tanti a glorificare il gesto estremo - il chicchirichì di Chicco -, e a dare dell'arrogante a Silvio Berlusconi, padrone altrettanto paziente di Mediaset. Ma non sono d'accordo. Negli anni bui (?) della tv democristiana a nessun direttore di tg lottizzato (secondo correnti) sarebbe mai passato per la testa di resistere al proprio padrino (politico). Molti di loro, anzi, per onestà avevano la lettera di rinuncia chiusa nel cassetto. Pronta ad essere usata. Quando viene meno la fiducia dell'editore (pubblico e privato che sia) le dimissioni sono una strada senza uscita. Altrimenti saltano le regole del gioco.
Ps. Da tempo sul Mentana-pensiero ho un'altra perplessità. Non ho compreso mai quel suo insistere sul fatto che lui, dopo essere stato nominato direttore del Tg5, non è andato più a votare. Quale insegnamento dobbiamo trarre da questa favoletta (morale) alla mentina? Che si va alle urne (magari scegliendo socialista) per arrivare alla mèta e poi, magari si sceglie un'astinenza (politica) di comodo per farsi belli? Bah, valli a capire certi interisti-assenteisti.
Venerdì 12 novembre (S.Renato):
La "Repubblica" di Ezio Mauro, come previsto, sparge incenso (e fumo) sull'abbandono (dimissioni? licenziamento?) da parte del mezzobusto Enrico Mentana dalla direzione del Tg5. "Era il più bravo di tutti", confessa sul "Corriere" l'Aldo Grasso. Ma, aggiunge il critico del tubo (catodico), finché Chicco andava in video non poteva scriverlo. Autocensura? Strano modo di esercitare la critica quello del Grasso che cola sulle colonne del "Corriere". Forse, i suoi colleghi che si occupano di cinema per adeguarsi al metodo Grasso dovevano attendere che un Ponti o De Laurentiis "licenziassero" dal set, che so?, Federico Fellini, prima di ammettere che il regista della "Dolce vita" era un genio?
Sabato 13 novembre (S.Diego):
Memorandum. Telefonare a Stefano Lucchini, pierre di Banca Intesa, per colazione di lavoro in foresteria tra Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli. Per menu consiglio: antipasto di volpino alla Della Valle; primo piatto, bucatini Folli alla Solferino. Dulcis in fundo, Tronchetti di gomma.
Domenica 14 novembre (Avvento Ambrosiano):
Oggi è il compleanno di Carlo De Benedetti. L'Ingegnere, che compie le sue prime settanta primavere, nel suo campo d'azione non è stato uno stinco di santo. A dispetto di quanto scrive sulla "Repubblica" di ieri il suo biografo di fiducia, il pur ottimo Federico Rampini. Del resto raccontare il proprio editore non è impresa comoda. Riesce soltanto a Bruno Vespa con il suo cliente-padrone, Silvio Berlusconi. Negli anni Settanta, la mia memoria non falla, Carlo il Temerario ha incrociato due personaggi a dir poco controversi: il finanziere siciliano Michele Sindona e il padrone del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi. Entrambi usciti di scena tragicamente ed emblematicamente, cioè togliendosi misteriosamente la vita. Due suicidi sospetti. Del resto aveva ragione Anatole France: "Tutti i libri storici che non contengono menzogne sono mortalmente noiosi". Aggiungono io: anche le interviste compiacenti.
Ps. Ricordarsi di fare i complimenti al giovane Massimo Mucchetti che sul "Corriere della Sera" si limita ad intervistare l'Ingegnere sul futuro del capitalismo. Senza indugiare sul passato (tempestoso) del Condottiero di Ivrea.
(a cura di Tina A.Commotrix)
Dagospia 15 Novembre 2004