MASS-SOCIETY - LA CAMPAGNA ELETTORALE OMBRA DEI SETTIMANALI POP (19 MILIONI DI LETTORI) - MODERATI-"CONSERVATIVE" ("CHI", "DI PIU'", "DIVA E DONNA") - GRANDE CENTRO MAGAZINE ("OGGI", "GENTE", "NOVELLA") - LIBERAL RADICAL CHIC ("ANNA", "VANITY FAIR").

Klaus Davi per La Stampa

Scherzi a parte, per capire cosa interessa agli italiani, forse è più indicativo dare un'occhiata ai settimanali popolari che a certi telegiornali. Tra un servizio sui nuovi presunti amori di Simona Ventura e un montaggio «rubato» che immortala la pinguedine dei fianchi di Valeria Marini, infuria infatti una campagna elettorale ombra, che coinvolge circa 19 milioni di elettori (fonte Audipress). E i «tabloid» non si tirano indietro nella battaglia: si va dalle coppie gay (Anna) agli sprechi della politica (Gente), dall'ecologia e qualità della vita (Di Più) al caso Calderoli. Nel virtuale parlamentino dei settimanali popolari, il confronto tra i Poli è scattato da un mese.

MODERATI-"CONSERVATIVE"
Ma vediamo la mappa di questo arcipelago. Al partito dei moderati si inseriscono ammiraglie come il mondadoriano Chi, ma anche Di Più e Diva e Donna. Il primo, ad esempio, ha inaugurato una sezione dedicata alle interviste a vecchie e nuove first ladies, attraverso cui affrontare anche temi caldi e delicati. Così la signora Daniela Fini ribadisce il legame con il marito parlando di cucina (messaggio trasversale?), Flavia Prodi in una conversazione dell'11 maggio 2005 conferma la centralità della famiglia («Stavo male io, mi avevano operato al cuore, è dimagrito lui per lo spavento. Ma oggi è più bello che da giovane»), mentre Anna Serafini in Fassino indica le sue priorità politico personali, come la tutela dell'infanzia e il sostegno alle donne.

A far apparire il premier come un uomo sì vanitoso ma tutto sommato sensibile verso gli amici ci pensa invece Sandro Mayer con il suo arrembante Di Più, che in due articoletti post natalizi racconta i retroscena dei regalini del premier ad amici e parenti, rigorosamente griffati e personalizzati Marinella. Al contempo, la rivista di Mayer non rinuncia a presentare i politici del centro-sinistra in modo accattivante: su tutti il sindaco Veltroni ripreso mentre inforca una bicicletta. Uno show fotografico, questo, a cui non si sottrae neanche un Pier Ferdinando Casini in cerca di voti. Non disdegnando neppure, nell'ultimo numero in edicola, di segnalare in un bel box con foto il ritorno post operatorio alla politica di Umberto Bossi, oppure la querelle sullo spinello con tanto di articolone su Fini e Casini.

Tuttavia, la più combattiva sul fronte della politica sembra essere Silvana Giacobini, che ha scelto di dedicare un'intervista a settimana per politico. Nelle rete di Diva e Donna sono così già cadute Giovanna Melandri e Daniela Santanché e anche Rita Borsellino, candidata dell'Unione alle regionali siciliane. Non mancano le interviste che fanno incursioni forti in politica estera, con la conversazione a tutta pagina con Emma Bonino in Sri Lanka, e nel sociale, con un ritratto del ministro Prestigiacomo che parla di pedofilia. Oppure scoop nella vita più intima del premier grazie ad un'intervista esclusiva con la madre di Berlusconi.

GRANDE CENTRO MAGAZINE
Nel grande centro dell'editoria si collocano invece un bel po' di testate familiari. A cominciare dal settimanale rizzoliano Oggi, che pur non disdegnando strizzatine d'occhio a sinistra, non rinuncia a pubblicare un esauriente articolo sulle intercettazioni Unipol dal titolo «Piero, hai fatto anche tu il furbetto?». Tuttavia, se la rivista diretta da Pino Belleri non rinuncia a punzecchiare i Ds sulla finanza rossa, nello stesso numero «ricuce» poi con il Botteghino attraverso la penna di Claudio Martelli nella sua rubrica «Osservatorio politico»: «Non facciamo i moralisti. Berlinguer era peggio». Martelli che ce ne ha anche per Calderoli (numero del 1° marzo) e lo strip tease razzista anti Islam. Mentre in un'intervista di tre pagine, l'ex segretario Udc Follini si confessa: «Vorrei Casini premier, ma mi accontenterò di Berlusconi».



Il settimanale Gente evita accuratamente il teatrino e dedica servizi alla delicata questione dell'energia, con intervista al ministro Scajola, oppure affronta la scadenza del mandato di Ciampi al Quirinale, azzardando un dualismo Veltroni-Albertini sulle Olimpiadi. Oppure apre le sue pagine al mondo felpato di Gianni Letta e signora (numero del 21 febbraio), abbozzando la possibilità che possa essere il prossimo inquilino del Quirinale. Apre alla polemica del ministro Calderoli con la giornalista Rula Jebreal, definita «signora abbronzata». Celebrando poi Veltroni (numero del 2 marzo) con tanto di megaservizio e foto a firma Monica Setta: «Caro Walter, scappiamo insieme», firmato Lorella Cuccarini.

Per la laica Novella 2000, viceversa, la politica è show, guizzo frizzante, e lo dimostra dedicando paginate intere alla moglie divorzianda del ministro Calderoli, Sabina Negri, non proprio in linea coi diktat leghisti, o prendendo in giro, sempre sul numero del 9 gennaio, Rutelli che dice di non essersi mai fatto uno spinello (rubrica Pinocchio). Anche Donna Moderna non si tira indietro nell'umanizzare Prodi, filtrato attraverso il libro scritto con la moglie. Senza distanziarsi da una linea filo-governativa su temi come la sicurezza e gli extracomunitari. Fino a dedicare ampio spazio alla polemica sulle adozioni da parte di coppie gay, con interviste pro e contro con Anna Finocchiaro e Daniela Santanchè.

LIBERAL RADICAL CHIC
La corrente di sinistra molto liberal dei magazine pop è invece alimentata da tre testate rizzoliane: Anna (da poco diretta da Maria Latella) ospita pareri di Vendola e Grillini sui matrimoni gay lanciandosi poi nell'analisi della comunicazione paraverbale di D'Alema e Tremonti e nel numero del 21 febbraio, in un lungo servizio dedicato a Gianfranco Fini dal titolo inequivocabile «Cronaca di un leader che ama cambiare», con riferimento alle sue posizioni liberal su fecondazione, Israele e confessione sullo spinello. Io Donna confeziona ritratti periodici non proprio all'acqua di rose sui personaggi politici del momento, i cosiddetti «caduti nella rete». Scavando nei vizi e nelle contraddizioni della politica senza concedere nulla al servilismo. Tra i più bersagliati: Berlusconi e il suo (brutto) look.

Mentre delle guerre a sinistra si fa portabandiera il brillante Vanity Fair, già diretto da Carlo Verdelli, ora da Luca Dini. Il settimanale affronta temi spinosi come la maratona di Prodi, da alcuni giudicata finta, l'ipocrisia diessina su Unipol, brandendo come arma la penna sferzante di Gad Lerner. Non bastasse, ecco Giorgio Dell'Arti che critica la sovraesposizione tv del Cavaliere, la legge proporzionale e la legge Pecorella, oppure Enrico Mentana che, rispondendo alle lettere, dà spazio a un motto firmato caino molto sarcastico: «Secondo Berlusconi l'unico collante che tiene insieme la sinistra è l'odio per lui. E gli pare poco...?».


Dagospia 26 Febbraio 2006